E’ inutile. Il mare e non la notte porta consiglio. Quel suo osservare senza emettere nessun rumore o quell’urlare con la consapevolezza di essere temuto. Quel suo affondare dentro gli occhi, quel suo disegnare l’orizzonte e renderlo più denso, più lontano. Il mare è la trasposizione degli eventi. E’ il nostro limite, il nostro essere piccoli e grandi nello stesso modo. E’ una barca da costruire, sabbia da toccare, scoglio da accarezzare. E’ rabbia accumulata nei giorni, negli anni, nei millenni. Con il mare si fugge ma dal mare non si fugge. Chi è salito su una nave per il continente quel viaggio se lo porta dentro. Tutta la vita. Ecco perché ci si trova sempre davanti al mare a fare i conti con la storia ma anche con l’essenza delle piccole cose. Ci si ritrova a cercare le onde in una serata piatta, senza sussulti. E se per caso, solo per caso ti avvicini, se raccogli il rumore del mare, ti rendi subito conto degli altri strani frastuoni così diversi, così lontani, così senza azzurro, senza blu, senza verde. Così senza amore.
Dovrebbero obbligare a fare la campagna elettorale sulla battigia. Ad osservare i movimenti fluidi di un acqua che non tradisce e si indispone quando le parole si appiattiscono e diventano nenia, cantilena inutile. Di tutti e per tutti. Un’overdose di cose dette e ripetute. Siamo sardi, la zona franca, la lingua, la formazione, la scuola, la chimica, il lavoro, i minatori. Bravi scolari con l’ansia da prestazione. Poi ci sono i sorrisi e le stoccate e le toccate di mano e i pensieri che non camminano sopra zattere alla deriva. Dovrebbero conoscere il rumore del mare. E il suo silenzio avvolgente. Dovrebbero passarci, accarezzare quell’acqua che non è buona perché è salata, ma è altrettanto vera perché non è dolce. Questo noi siamo. Corpi avvolti dal sale forte di un mare immenso. Non ci avvolge dolcezza. Il mare porta consiglio e ritaglia orizzonti più lontani e probabilmente più veri. Questo m’illumina assaggiando il mio forte mare. Musica senza pentagramma. Musica che sa andare solitaria e forte. Il mare è un rumore lento, vigoroso, energia che ti assale. Il mare per i sardi è il limite dei propri desideri. Ed è il desiderio di cavalcare quel limite che ci sovrasta. E ci stringe da troppo tempo. Bisognerebbe partire dal mare, ma non per toccare altra terra. Semplicemente per comprendere quanto è bello rimanere in viaggio sull’acqua. Il mare non è mai definitivo e non è mai una cosa già vista. E’ vita sdrucciola che sciacqua l’anima e dipinge l’esistenza. Questo noi siamo: mare e tempesta, acqua e silenzio, sale e ricordo, ginepro e mirto, onda che non fugge ma, come tutto, lentamente ritorna.
La fotografia è stata scattata stasera, a Cagliari dalla nuova passeggiata che, dal Molo Ichnusa arriva sino a Sant’Elia. Un grande rumore di mare.
Dovrebbero obbligare a fare la campagna elettorale sulla battigia. Ad osservare i movimenti fluidi di un acqua che non tradisce e si indispone quando le parole si appiattiscono e diventano nenia, cantilena inutile. Di tutti e per tutti. Un’overdose di cose dette e ripetute. Siamo sardi, la zona franca, la lingua, la formazione, la scuola, la chimica, il lavoro, i minatori. Bravi scolari con l’ansia da prestazione. Poi ci sono i sorrisi e le stoccate e le toccate di mano e i pensieri che non camminano sopra zattere alla deriva. Dovrebbero conoscere il rumore del mare. E il suo silenzio avvolgente. Dovrebbero passarci, accarezzare quell’acqua che non è buona perché è salata, ma è altrettanto vera perché non è dolce. Questo noi siamo. Corpi avvolti dal sale forte di un mare immenso. Non ci avvolge dolcezza. Il mare porta consiglio e ritaglia orizzonti più lontani e probabilmente più veri. Questo m’illumina assaggiando il mio forte mare. Musica senza pentagramma. Musica che sa andare solitaria e forte. Il mare è un rumore lento, vigoroso, energia che ti assale. Il mare per i sardi è il limite dei propri desideri. Ed è il desiderio di cavalcare quel limite che ci sovrasta. E ci stringe da troppo tempo. Bisognerebbe partire dal mare, ma non per toccare altra terra. Semplicemente per comprendere quanto è bello rimanere in viaggio sull’acqua. Il mare non è mai definitivo e non è mai una cosa già vista. E’ vita sdrucciola che sciacqua l’anima e dipinge l’esistenza. Questo noi siamo: mare e tempesta, acqua e silenzio, sale e ricordo, ginepro e mirto, onda che non fugge ma, come tutto, lentamente ritorna.
La fotografia è stata scattata stasera, a Cagliari dalla nuova passeggiata che, dal Molo Ichnusa arriva sino a Sant’Elia. Un grande rumore di mare.