C’è il giorno dello sgomento e quello dell’attesa. Ci sarà spazio anche per la pietà. Ma quello è un altro giorno. Il respiro corto delle ultime ore ci ha portato a scovare strane verità. Un triplice omicidio compiuto da una sola persona con un movente ancora tutto da spiegare e da comprendere. Non erano malvagi venuti dal mondo dei cattivi e non erano neri o verdi e neppure cinesi. Erano occhi abituati alle nostre montagne, alle nostre strade, occhi che si abbeveravano delle stesse nostre storie. A quanto pare. Già, perché di questo si tratta: comporre e ricomporre attimi di follia e di terrore, comporre e ricomporre pensieri spacchettati, stritolati dal furore del momento, incapaci di bloccarsi, di fermarsi, di provare ad entrare in qualche binario arrugginito della memoria e fermarsi. Non lo ha fatto. Oppure non lo hanno fatto. Ho imparato, per mestiere, che la verità è terribilmente diversa dalla verità processuale e, a volte, ci fa comodo quella stereotipata, quella semplice: vittima-assassino. Ci crea una sorta di tranquillità apparente, ci consente di continuare a camminare quasi con leggerezza. Certo, avremmo preferito il cinese, l’extracomunitario, il continentale, uno che venisse da altrove e non qualcuno che raccoglieva quotidianamente i sorrisi del paese. Uno dei nostri. Siamo solo all’inizio di un percorso terribile. Siamo solo davanti piccoli e frammentari fatti e qualcuno si è già preso la briga di spiegare, analizzare, provare a comprendere. Fosse così facile da spiegare questa enormità. Fosse così semplice parlare a sangue ancora caldo, a sangue della nostra stirpe. Ecco, personalmente attendo di provare a comprendere. C’è qualcosa che non torna in questa storia nera come la notte di novembre. Non torna quell’ apparente normalità, non torna quella terribile cattiveria, non torna la solitudine di un ragazzo giovane schiacciato da un peso enorme. Non tornano molte cose e vorrei tornassero. Ma comprendo che anche oggi è il giorno dello sgomento. Arriverà quello dell’attesa e della pietà. E proveremo a dipanare quella nebbia scura che ha macinato i nostri sorrisi. Arriverà quel momento per comprendere tutte le urla della Guernica che ci ha devastato l’anima, quella guerra fatta in casa, nella nostra casa. Quel fuoco probabilmente una volta amico.