L'immagine del portarsi le sedie da casa evoca tempi lontani, in bianco e nero. I tempi delle sagre, di quando si andava ad ascoltare i poeti duettare sui temi definiti dalla pro loco di turno. Ricorda anche quell'accovacciarsi dei vecchi, la sera, sull'uscio di casa, dopo una giornata intensa e solare nei paesi, ma anche nei centri storici delle città non occupate dalle auto, seduti infermi a scrutare un mondo lento e docile.
Quando ho letto dell'arresto di un altro politico in sardegna (notizia non apparsa sul quotidiano La Repubblica e la dice lunga sull'interesse delle cose nostre oltre tirreno) e quando, soprattutto, ho letto dei convegni sul l'obesità finiti a "porcetti" (i politici sono sublimi costruttori di ossimori) in una palestra di proprietà della moglie, con i partecipanti impegnati a portarsi le sedie da casa ho pensato, davvero, di chiedere al giudice (solo intellettualmente, è chiaro) di soprassedere all'eventuale confronto con il signor Sisinnio. la giustizia niente può davanti all'inverosimile se non arrendersi e domandarne l'infermità totale. Poi, però ho riflettuto e mi sono chiesto: ma perché questi signori hanno preso migliaia di voti, perché sono lì, perché, probabilmente, si ripresenteranno ancora davanti alle nostre cabine a chiederci un voto? Perché hanno ragione. Avevo confuso e travisato le scene. Sono coloro i quali hanno votato questi signori ad avere necessità della pietà giuridica, ad essere incapaci di intendere e di volere. I vari Sisinnio, Diana, Belsito, Bossi, Cota, qualora le accuse fossero poi tradotte in condanne, rappresenterebbero la bassezza di questo paese. Dove tutti sanno, tutti hanno la certezza delle cose che accadono ma stanno lì, con la sedia pieghevole in mano, in attesa di sedersi ad un nuovo convegno, un nuovo spuntino, spostando velocemente l'asse del proprio interesse tra un porcetto, un melone, vino buono, mutande verdi, mont blanc e sperando, un giorno, di poter cambiare quella sedia pieghevole in una poltrona soffice dove ripetere le stesse terribili cose fatte dagli altri. Siamo un paese in movimento. Siamo un paese di uomini pieghevoli. E non è una bellissima immagine.
Quando ho letto dell'arresto di un altro politico in sardegna (notizia non apparsa sul quotidiano La Repubblica e la dice lunga sull'interesse delle cose nostre oltre tirreno) e quando, soprattutto, ho letto dei convegni sul l'obesità finiti a "porcetti" (i politici sono sublimi costruttori di ossimori) in una palestra di proprietà della moglie, con i partecipanti impegnati a portarsi le sedie da casa ho pensato, davvero, di chiedere al giudice (solo intellettualmente, è chiaro) di soprassedere all'eventuale confronto con il signor Sisinnio. la giustizia niente può davanti all'inverosimile se non arrendersi e domandarne l'infermità totale. Poi, però ho riflettuto e mi sono chiesto: ma perché questi signori hanno preso migliaia di voti, perché sono lì, perché, probabilmente, si ripresenteranno ancora davanti alle nostre cabine a chiederci un voto? Perché hanno ragione. Avevo confuso e travisato le scene. Sono coloro i quali hanno votato questi signori ad avere necessità della pietà giuridica, ad essere incapaci di intendere e di volere. I vari Sisinnio, Diana, Belsito, Bossi, Cota, qualora le accuse fossero poi tradotte in condanne, rappresenterebbero la bassezza di questo paese. Dove tutti sanno, tutti hanno la certezza delle cose che accadono ma stanno lì, con la sedia pieghevole in mano, in attesa di sedersi ad un nuovo convegno, un nuovo spuntino, spostando velocemente l'asse del proprio interesse tra un porcetto, un melone, vino buono, mutande verdi, mont blanc e sperando, un giorno, di poter cambiare quella sedia pieghevole in una poltrona soffice dove ripetere le stesse terribili cose fatte dagli altri. Siamo un paese in movimento. Siamo un paese di uomini pieghevoli. E non è una bellissima immagine.