Il futuro si immagina, non si uccide.
Bisogna guardarli gli occhi di un bambino. Accovacciarsi e sedersi nei suoi sorrisi e nei suoi silenzi. Aggrapparsi alle parole pasticciate e difficili da comprendere, ma con un senso intenso. Di bambino. Si dice sempre che la mafia non uccide i bambini ma sappiamo tutti che non è vero. Da Giuseppe di Matteo, 11 anni, figlio di Santino “Mezzanasca”, pentito della strage di Capaci che uccideranno, meglio lo strozzeranno, con una corda che gli passa intorno al collo per poi farlo sparire in un bidone di acido muriatico. Sino a Nicola, per tutti Cocò, un bambino di tre anni, capitato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato ucciso barbaramente con un colpo di pistola e poi bruciato. E’ accaduto solo domenica scorsa, 19 gennaio, a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza. Non si ha tempo di capire negli attimi della follia. Della cattiveria pura. Bisogna guardare lo sguardo dei bambini, saperne cogliere l’essenza, saper comprendere che loro, in questo mondo sporco, maledetto, ci sono finiti solo perché noi ce li abbiamo fatti finire. Senza mezzi termini. Bisogna vergognarsi davanti a questo marciume, davanti a chi, ancora oggi, continua a non saper soppesare i silenzi di un bambino, la sua voglia di essere protetto, la speranza di poter crescere e di poter modificare questo luogo immensamente lercio e lurido. Bisogna soffermarsi e attendere, scolpire il terrore che questi bambini, in queste storie “di grandi”, in questi luoghi feroci e oscuri, in questo inferno costruito con l’odio, riescono a disegnare: un incubo sordo, fatto di violenza, di ricatti, di regolamenti di conti. Chi tocca un cucciolo è un essere spregevole. Lo è tra tutti gli animali, anche gli invertebrati. Chi tocca un cucciolo è peggio di un verme, perché sta distruggendo il futuro della propria specie. La mafia, la camorra, la ndrangheta utilizzano le stragi per regolare i conti, per quadrare gli affari. Dentro questa sporcizia immonda hanno ucciso i bambini. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia il mondo dopo aver commesso questo atroce delitto. Un delitto contro l’umanità. E questi, la faccia di comprendere gli occhi innocenti non riescono ad averla. Ma non avranno il mio silenzio. Questo silenzio sordo e insopportabile del passare oltre, del calpestare gli affetti, come se non ci riguardasse, come se fosse tutto molto lontano. Ecco, non si toccano i cuccioli e dovremmo, tutti, stare dalla loro parte. E proteggerli. Perché loro rappresentano il futuro. E il futuro si immagina, non si uccide.
Bisogna guardarli gli occhi di un bambino. Accovacciarsi e sedersi nei suoi sorrisi e nei suoi silenzi. Aggrapparsi alle parole pasticciate e difficili da comprendere, ma con un senso intenso. Di bambino. Si dice sempre che la mafia non uccide i bambini ma sappiamo tutti che non è vero. Da Giuseppe di Matteo, 11 anni, figlio di Santino “Mezzanasca”, pentito della strage di Capaci che uccideranno, meglio lo strozzeranno, con una corda che gli passa intorno al collo per poi farlo sparire in un bidone di acido muriatico. Sino a Nicola, per tutti Cocò, un bambino di tre anni, capitato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato ucciso barbaramente con un colpo di pistola e poi bruciato. E’ accaduto solo domenica scorsa, 19 gennaio, a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza. Non si ha tempo di capire negli attimi della follia. Della cattiveria pura. Bisogna guardare lo sguardo dei bambini, saperne cogliere l’essenza, saper comprendere che loro, in questo mondo sporco, maledetto, ci sono finiti solo perché noi ce li abbiamo fatti finire. Senza mezzi termini. Bisogna vergognarsi davanti a questo marciume, davanti a chi, ancora oggi, continua a non saper soppesare i silenzi di un bambino, la sua voglia di essere protetto, la speranza di poter crescere e di poter modificare questo luogo immensamente lercio e lurido. Bisogna soffermarsi e attendere, scolpire il terrore che questi bambini, in queste storie “di grandi”, in questi luoghi feroci e oscuri, in questo inferno costruito con l’odio, riescono a disegnare: un incubo sordo, fatto di violenza, di ricatti, di regolamenti di conti. Chi tocca un cucciolo è un essere spregevole. Lo è tra tutti gli animali, anche gli invertebrati. Chi tocca un cucciolo è peggio di un verme, perché sta distruggendo il futuro della propria specie. La mafia, la camorra, la ndrangheta utilizzano le stragi per regolare i conti, per quadrare gli affari. Dentro questa sporcizia immonda hanno ucciso i bambini. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia il mondo dopo aver commesso questo atroce delitto. Un delitto contro l’umanità. E questi, la faccia di comprendere gli occhi innocenti non riescono ad averla. Ma non avranno il mio silenzio. Questo silenzio sordo e insopportabile del passare oltre, del calpestare gli affetti, come se non ci riguardasse, come se fosse tutto molto lontano. Ecco, non si toccano i cuccioli e dovremmo, tutti, stare dalla loro parte. E proteggerli. Perché loro rappresentano il futuro. E il futuro si immagina, non si uccide.