Scrivere è come avere “accesso ad un enorme edificio pieno di porte chiuse con l’autorizzazione ad aprirle a mio piacimento”. Lo dice Stephen King nel libro “autobiografia di un mestiere. Dal 12 al 17 giugno si apriranno, per 65 scrittori le porte di molti penitenziari italiani dove molti detenuti aspettano questo momento con curiosità. Non è la prima volta. Soprattutto in Sardegna dove addirittura lo scorso anno sono usciti due libri: evasioni d’inchiostro, scritto dai detenuti del carcere di alta sicurezza di Nuoro e La cella di Gaudì, scritto da dodici scrittori che hanno raccolto le storie di altrettanti detenuti dopo un’intera giornata passata in carcere con loro. Quest’ultimo libro, divenuto un piccolo caso letterario e unico, finora, in Italia, ha permesso a molti detenuti di uscire a presentare il libro insieme agli scrittori. Ho sempre detto, durante queste presentazioni nelle varie librerie e biblioteche dell’isola, che questo era il traguardo più bello che un libro potesse dare: regalare una porzione di libertà a chi libertà non aveva, almeno in quel momento. Sono molto contento di aver contribuito ad organizzare, in Sardegna, questo piccolo evento voluto fortemente dal Ministro Orlando sulle giornate di letteratura in carcere. Sono particolarmente contento anche perchè parteciperanno anche altri due redattori e scrittori di Sardegna Blogger: Fiorenzo Caterini e Emiliano Deiana. Fiorenzo andrà nel carcere di Badu e Carros di Nuoro per raccontare la scomparsa del bosco in Sardegna. A Tempio Pausania, carcere di alta sicurezza, saranno invece Gian Michele Lisai ed Emiliano Deiana a discutere con i detenuti del giallo e del nero, dei colori delle storie. Infine, ad Oristano, ci sarà Nicolò Migheli a raccontare le storie di cappa e spada della Sardegna del 1500, tratte dai suoi romanzi storici e Giulio Angioni nel carcere di Cagliari, Buoncammino per parlare delle sue fiamme di Toledo. Gli scrittori parleranno e per farlo useranno gli unici attrezzi del mestiere: le parole che navigano in un fiume molto affollato. Chi entra in carcere necessariamente si guarda intorno, cammina in quei lunghi corridoi gonfi di silenzio ottuso e cristallizzato. I detenuti hanno sempre in tasca molta curiosità e si avvicinano con attenzione alle storie e alle cose. Non dobbiamo avere paura di quel confronto. D’altronde, sempre per citare King “siamo tutti uguali quando vomitiamo ai bordi della strada”. E anche quando leggiamo sprigioniamo lo stesso fantastico senso di libertà. Buona lettura e buon ascolto a tutti.