Le notizie, a volte, passano veloci nell’autodromo dei quotidiani, telegiornali, blog, social network e rischiano di appassire senza che nessuno possa, almeno per attimo, rifletterci. Ed infatti, la notizia a me “sfuggita” è vecchia di qualche giorno, e quindi per l’attualità velocissima è quasi da buttare. Probabilmente anche poco interessante posto che nessuno l’ha rilanciata o ha provato a ribattere, chiosare, esprimere dissenso profondo o giubilo incommensurabile. Pochi sanno dunque (almeno così credo) che domenica 19 Gennaio Marco Rizzo ha fondato attraverso un congresso il Partico Comunista italiano. Congresso, svoltosi a Roma con tanto di bandiere rosse e adesione ad una nuova internazionale. Si dirà: i soliti nostalgici. Certo con delle ideone nuovissime e niente male. Uscire dall’euro, per esempio, nazionalizzare le banche e le grandi imprese come la Fiat (come se non bastassero gli aiuti statali all’Avvocato Agnelli). La cosa poeticamente più alta è però la dichiarazione veramente rivoluzionaria: “Noi siamo per il ritorno all’ideologia, in continuità con la rivoluzione d’Ottobre. E con l’Unione sovietica, dove il socialismo è fallito solo dopo l’avvento di Krusciov e, in ogni caso lo stalinismo fa parte del nostro patrimonio e noi siamo marxisti-leninisti.”. Con il trattino. Dio quanto mi sono commosso. Mancavano gli inti-illimani, il compagno Ivan della Mea, Potere Operaio, compagni dai campi e dalle officine, il profumo dolce dell’Unità da vendere la domenica, i libri di Feltrinelli, Fidel Castro e Che Guevara. Le notizie a volte passano veloci nell’autodromo della vita. Ciò che non ha funzionato ieri, difficilmente si può riproporre oggi per un domani un tantino diverso dagli anni settanta. Sono dolcemente “vintage” ma non a questo punto.