Vorrei silenzio.
Vorrei che la gente possa valutare serenamente, senza soppesare strette di mano, senza quantificare sorrisi, senza vedere cravatte sgargianti, giacche stirate e aliti freschi di caramelle alla menta.
Vorrei vedere i candidati al naturale, vorrei riuscire a pizzicarli, durante uno dei tanti momenti ufficiali, con la bolla col chewing gum che scoppiando si spiaccica sulla faccia o scorgere nei loro visi una caccola che fa capolino da una narice e della quale non si sono accorti.
Vorrei evitare di sentire che verranno costruiti ponti anche laddove non ci sono fiumi.
Voglio assenza di rumori!
D’accordo, l’elettore è una belva da domare e addomesticare, ma credo sia abbastanza inutile tutto questo rumoreggiare da parte di individui che sgomitano per dare segno di sé, della loro presenza.
Anche se tutto ciò rientra in una prassi ormai consolidata e della quale loro non hanno alcuna colpa, io sono già abbondantemente sazia!
E fra idealisti che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, è davvero difficile scegliere.
Ma è nell’ordine delle cose, perché la preferenza elettorale è, ahimè, influenzata ed influenzabile dall’immagine, fatta di ciò che i candidati dicono, di come lo dicono e di come si mostrano.
Questo perché i votanti fanno riferimento esclusivamente ad aspetti legati a questioni marginali, al politico che fa la battuta in gallurese, che si apre l’ufficio di pubblicità elettorale e che si mostra amicone, trascurando altri fattori della personalità ben più importanti in virtù dei quali affidargli, ragionatamente, uno scranno nel consiglio regionale.
Forse noi elettori veniamo sopravvalutati.
Forse tutto ‘sto dispendio di energie non è giustificato, e giustificabile, per quelli che depositeranno bianca e immacolata, la loro scheda elettorale nell’urna.
O per quelli che staranno a casa e che si prenderanno in giro pensando di non votare, ignorando il fatto che non votare è impossibile dal momento che disertando le urne raddoppieranno tacitamente il valore del voto di un ostinato, che invece in cabina elettorale ci andrà.
O per coloro i quali si lamentano continuamente della gestione e poi, stupidamente, continuano a dare il proprio voto a chi li delude. Propensione a non rischiare abbastanza insulsa, benché diffusa, nonostante il disinganno pregresso.
Possibile che non si riesca a superare la paura delle novità e si abbia bisogno di una dose massiccia di rassicurazioni?
Quasi come se i nuovi eletti dovessero diventare padri di una grande famiglia di figli bisognosi di certezze.
Tra gli elettori c’è anche una fetta di persone prive di difese immunitarie culturali, esseri umani che trascorrono mezza giornata davanti alla TV, soggetti che navigano poco in rete e quel poco lo dedicano ad attività di sollazzo.
Qualcuno che preferisce l’intrattenimento all’informazione.
Però, non dimentichiamolo, c’è anche una bella fetta di elettori consapevoli che già sa a chi dare il proprio voto, a torto o a ragione.
Ebbene io confido proprio su questi per augurare a Cappellacci, e tutto il suo entourage, la disfatta che merita. Perché se l’è costruita con cura certosina, perché con quel sorrisino birichino ha sapientemente spacciato i suoi fallimenti per vittorie.
E principalmente perché, come dice Guerri, non si vota per qualcuno, ma si vota contro qualcun altro.
Vorrei che la gente possa valutare serenamente, senza soppesare strette di mano, senza quantificare sorrisi, senza vedere cravatte sgargianti, giacche stirate e aliti freschi di caramelle alla menta.
Vorrei vedere i candidati al naturale, vorrei riuscire a pizzicarli, durante uno dei tanti momenti ufficiali, con la bolla col chewing gum che scoppiando si spiaccica sulla faccia o scorgere nei loro visi una caccola che fa capolino da una narice e della quale non si sono accorti.
Vorrei evitare di sentire che verranno costruiti ponti anche laddove non ci sono fiumi.
Voglio assenza di rumori!
D’accordo, l’elettore è una belva da domare e addomesticare, ma credo sia abbastanza inutile tutto questo rumoreggiare da parte di individui che sgomitano per dare segno di sé, della loro presenza.
Anche se tutto ciò rientra in una prassi ormai consolidata e della quale loro non hanno alcuna colpa, io sono già abbondantemente sazia!
E fra idealisti che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, è davvero difficile scegliere.
Ma è nell’ordine delle cose, perché la preferenza elettorale è, ahimè, influenzata ed influenzabile dall’immagine, fatta di ciò che i candidati dicono, di come lo dicono e di come si mostrano.
Questo perché i votanti fanno riferimento esclusivamente ad aspetti legati a questioni marginali, al politico che fa la battuta in gallurese, che si apre l’ufficio di pubblicità elettorale e che si mostra amicone, trascurando altri fattori della personalità ben più importanti in virtù dei quali affidargli, ragionatamente, uno scranno nel consiglio regionale.
Forse noi elettori veniamo sopravvalutati.
Forse tutto ‘sto dispendio di energie non è giustificato, e giustificabile, per quelli che depositeranno bianca e immacolata, la loro scheda elettorale nell’urna.
O per quelli che staranno a casa e che si prenderanno in giro pensando di non votare, ignorando il fatto che non votare è impossibile dal momento che disertando le urne raddoppieranno tacitamente il valore del voto di un ostinato, che invece in cabina elettorale ci andrà.
O per coloro i quali si lamentano continuamente della gestione e poi, stupidamente, continuano a dare il proprio voto a chi li delude. Propensione a non rischiare abbastanza insulsa, benché diffusa, nonostante il disinganno pregresso.
Possibile che non si riesca a superare la paura delle novità e si abbia bisogno di una dose massiccia di rassicurazioni?
Quasi come se i nuovi eletti dovessero diventare padri di una grande famiglia di figli bisognosi di certezze.
Tra gli elettori c’è anche una fetta di persone prive di difese immunitarie culturali, esseri umani che trascorrono mezza giornata davanti alla TV, soggetti che navigano poco in rete e quel poco lo dedicano ad attività di sollazzo.
Qualcuno che preferisce l’intrattenimento all’informazione.
Però, non dimentichiamolo, c’è anche una bella fetta di elettori consapevoli che già sa a chi dare il proprio voto, a torto o a ragione.
Ebbene io confido proprio su questi per augurare a Cappellacci, e tutto il suo entourage, la disfatta che merita. Perché se l’è costruita con cura certosina, perché con quel sorrisino birichino ha sapientemente spacciato i suoi fallimenti per vittorie.
E principalmente perché, come dice Guerri, non si vota per qualcuno, ma si vota contro qualcun altro.