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Oggi i quotidiani regionali riferiscono che l'ostruzione al Rio Gaddhuresu - uno dei canali che scorrono ad Olbia e il cui straripamento ha determinato il disastro del 18 novembre - è frutto di opere di canalizzazione programmate e realizzate tra il 2000 ed il 2003. Quando il sindaco si chiamava Settimo Nizzi e l'assessore all'Ambiente Gianfranco Bardanzellu, ex segretario di Alleanza nazionale e oggi consigliere regionale del Pdl.
Esisteva, una volta, il buon gusto di tacere. A volte tenere la bocca chiusa è un segno di intelligenza e di sobrietà, non necessariamente un'ammissione di colpa. Quando si è in una posizione di oggettiva debolezza riguardo ad una certa questione, invece, stare zitti è un atto di giustizia.
L'esigenza di tacere non l'ha minimamente avvertita, Settimo Nizzi, quando in apposita conferenza stampa ha chiesto le dimissioni del sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, ritenuto dal più alto dirigente sardo del defunto Pdl incapace di gestire l'emergenza post alluvione.
Nizzi, durante i giorni dell'alluvione, era in vacanza in Thailandia. In una a tratti indecifrabile intervista rilasciata a La Nuova Sardegna, ha spiegato che in quei giorni non poteva ricevere messaggi, però ha precisato di essersi attivato per muovere tutte le conoscenze possibili affinché i più alti vertici istituzionali si impegnassero per fronteggiare il disastro.
Un coordinamento gestito dalla Thailandia.
Ognuno può andare in vacanza dove vuole e restarci, anche nei giorni in cui la città cui tutto deve è investita dalla catastrofe. Anche se da un leader politico convinto di rappresentare il territorio ci si aspetterebbe, magari, l'interruzione della vacanza e un salto sul primo aereo per tornare in luoghi che invocano aiuto.
Quel che invece non si può accettare è che chi non era presente nei giorni della catastrofe pretenda di giudicare l'operato altrui e farne terreno di scontro politico. Specie se chi chiede risposte avrebbe, invece, ben altre da darne sul proprio operato da amministratore.
Su quel terreno melmoso Nizzi è scivolato. Definitivamente.
Esisteva, una volta, il buon gusto di tacere. A volte tenere la bocca chiusa è un segno di intelligenza e di sobrietà, non necessariamente un'ammissione di colpa. Quando si è in una posizione di oggettiva debolezza riguardo ad una certa questione, invece, stare zitti è un atto di giustizia.
L'esigenza di tacere non l'ha minimamente avvertita, Settimo Nizzi, quando in apposita conferenza stampa ha chiesto le dimissioni del sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, ritenuto dal più alto dirigente sardo del defunto Pdl incapace di gestire l'emergenza post alluvione.
Nizzi, durante i giorni dell'alluvione, era in vacanza in Thailandia. In una a tratti indecifrabile intervista rilasciata a La Nuova Sardegna, ha spiegato che in quei giorni non poteva ricevere messaggi, però ha precisato di essersi attivato per muovere tutte le conoscenze possibili affinché i più alti vertici istituzionali si impegnassero per fronteggiare il disastro.
Un coordinamento gestito dalla Thailandia.
Ognuno può andare in vacanza dove vuole e restarci, anche nei giorni in cui la città cui tutto deve è investita dalla catastrofe. Anche se da un leader politico convinto di rappresentare il territorio ci si aspetterebbe, magari, l'interruzione della vacanza e un salto sul primo aereo per tornare in luoghi che invocano aiuto.
Quel che invece non si può accettare è che chi non era presente nei giorni della catastrofe pretenda di giudicare l'operato altrui e farne terreno di scontro politico. Specie se chi chiede risposte avrebbe, invece, ben altre da darne sul proprio operato da amministratore.
Su quel terreno melmoso Nizzi è scivolato. Definitivamente.