Uno dei tratti tipici di certa mentalità politica è la visione apocalittica dello sviluppo storico-economico. A volte si può ritrovare una tale ricerca di assoluto in una forma così accentuata che la politica diventa una questione quasi religiosa. Un’ossessione per la purezza che quasi si trasforma in un’ossessione per la purificazione, una lotta implacabile contro le forze del Male. Quella di certa politica è la logica del tutto-niente, del vincere o perire. E in mezzo niente, perché le vie di mezzo sono state bruciate.
Noi siamo la luce e voi il buio; noi la verità e voi la menzogna; noi la purezza e voi l'infame lordume; noi la soluzione e voi il problema; noi la speranza del radioso futuro e voi la disperata sopravvivenza del passato inferno. E' quella che si chiama pedagogia dell'intolleranza e che viene supportata da una logica di tipo binario (o - o), culla e ristoro per qualsiasi gnosticismo (pseudo)rivoluzionario.
Ma è anche espressione di infantilismo politico, una seria incapacità di leggere la complessità del reale per sedersi sulla semplicità del "racconto", una versione dei fatti unilaterale e spesso senza contraddittorio, semplice nella descrizione della genesi dei problemi quanto semplicistica nelle soluzioni proposte.
E allora l'attesa messianica della Salvatrice assume una veste di maggior comprensione, una spiegazione che lega la disperazione per il precipizio in cui si è caduti e di cui si scorgono solo altissime mura scivolose e la possibilità estrema di risalirle solo grazie alla presenza dell'Alter, solo alla scelta assolutistica della solitaria corsa.
Se solo l'Alter avesse avuto la compiacenza di scendere dal Trono messianico e discutere con gli "italiani", qualcosa di buono si sarebbe potuto fare, tutti insieme. Se solo gli Alter degli altri partiti avessero avuto la compiacenza e l'intelligenza politica di discutere con Alter senza aspettare la Magistratura e lo sprone della pubblica indignazione per fare scelte dotate di un minino di colla col reale, qualcosa di buono si sarebbe potuto fare, tutti insieme.
Buona competizione a tutti, ora.
Noi siamo la luce e voi il buio; noi la verità e voi la menzogna; noi la purezza e voi l'infame lordume; noi la soluzione e voi il problema; noi la speranza del radioso futuro e voi la disperata sopravvivenza del passato inferno. E' quella che si chiama pedagogia dell'intolleranza e che viene supportata da una logica di tipo binario (o - o), culla e ristoro per qualsiasi gnosticismo (pseudo)rivoluzionario.
Ma è anche espressione di infantilismo politico, una seria incapacità di leggere la complessità del reale per sedersi sulla semplicità del "racconto", una versione dei fatti unilaterale e spesso senza contraddittorio, semplice nella descrizione della genesi dei problemi quanto semplicistica nelle soluzioni proposte.
E allora l'attesa messianica della Salvatrice assume una veste di maggior comprensione, una spiegazione che lega la disperazione per il precipizio in cui si è caduti e di cui si scorgono solo altissime mura scivolose e la possibilità estrema di risalirle solo grazie alla presenza dell'Alter, solo alla scelta assolutistica della solitaria corsa.
Se solo l'Alter avesse avuto la compiacenza di scendere dal Trono messianico e discutere con gli "italiani", qualcosa di buono si sarebbe potuto fare, tutti insieme. Se solo gli Alter degli altri partiti avessero avuto la compiacenza e l'intelligenza politica di discutere con Alter senza aspettare la Magistratura e lo sprone della pubblica indignazione per fare scelte dotate di un minino di colla col reale, qualcosa di buono si sarebbe potuto fare, tutti insieme.
Buona competizione a tutti, ora.