Non è mai troppo tardi.
Ho scoperto che stasera, in televisione, ci sarà una fiction su Alberto Manzi, il maestro di “non è mai troppo tardi”. Ero piccolo, avevo l’età giusta per ascoltare quello strano maestro, così diverso e così lontano. Mi piaceva come disegnava. La mia maestra, per esempio, faceva solo cerchi storti che una volta chiamava arance o mandarini o lumache o ruote, a seconda della lettera da imparare. Ma erano sempre uguali. Alberto Manzi, invece, scriveva e disegnava con quella calligrafia da “bella copia”. Io restavo ad osservarlo e sorridevo davanti a mio nonno che, invece era interessato solo a Mina o alle gemelle Kessler e per lui “non è mai troppo tardi” non era interessante. Coerentemente analfabeta conosceva tutte le poesie e le battorine in sardo-logudorese a memoria. A mio nonno questo bastava. Quel maestro in bianco e nero rappresentava per me il doposcuola, quello che una volta si chiamava “Cres”, acronimo di qualcosa che non ho mai compreso. Andare al cres significava giocare con la plastilina e stare insieme ai compagni. Era la fine degli anni sessanta. Avevo le figurine Panini in tasca, Alberto Manzi come maestro ideale e le puntate dell’Odissea come capolavoro cinematografico: lo sceneggiato della domenica. Erano anni in cui si poteva stare per strada l’intero pomeriggio per poi rientrare ad ascoltare quella strana trasmissione dove noi, piccoli scolaretti ripetevamo con gioia le lezioni di grammatica rudimentale di Alberto Manzi e guardavamo la sua mano disegnare benissimo piccoli alberi e case e animali. “Non è mai troppo tardi” è l’inno a non arrendersi, a non mollare, a provare e riprovarci. E’ un titolo sublime non tanto per una straordinaria trasmissione, quanto per la trama della vita. Ecco, con questo spirito, stasera, mi affaccerò curioso a guardare attraverso l’angolo della nostalgia questo sceneggiato, meglio, questa fiction su un maestro della parola, su un signore che non ha mai alzato la voce e ha provato, con squisita gentilezza e bellissima lentezza, a suggerire di provare e riprovare. In fondo, nella vita, nelle scelte, nei sogni quotidiani, non è mai troppo tardi. Proviamoci. Di questi tempi....
Ho scoperto che stasera, in televisione, ci sarà una fiction su Alberto Manzi, il maestro di “non è mai troppo tardi”. Ero piccolo, avevo l’età giusta per ascoltare quello strano maestro, così diverso e così lontano. Mi piaceva come disegnava. La mia maestra, per esempio, faceva solo cerchi storti che una volta chiamava arance o mandarini o lumache o ruote, a seconda della lettera da imparare. Ma erano sempre uguali. Alberto Manzi, invece, scriveva e disegnava con quella calligrafia da “bella copia”. Io restavo ad osservarlo e sorridevo davanti a mio nonno che, invece era interessato solo a Mina o alle gemelle Kessler e per lui “non è mai troppo tardi” non era interessante. Coerentemente analfabeta conosceva tutte le poesie e le battorine in sardo-logudorese a memoria. A mio nonno questo bastava. Quel maestro in bianco e nero rappresentava per me il doposcuola, quello che una volta si chiamava “Cres”, acronimo di qualcosa che non ho mai compreso. Andare al cres significava giocare con la plastilina e stare insieme ai compagni. Era la fine degli anni sessanta. Avevo le figurine Panini in tasca, Alberto Manzi come maestro ideale e le puntate dell’Odissea come capolavoro cinematografico: lo sceneggiato della domenica. Erano anni in cui si poteva stare per strada l’intero pomeriggio per poi rientrare ad ascoltare quella strana trasmissione dove noi, piccoli scolaretti ripetevamo con gioia le lezioni di grammatica rudimentale di Alberto Manzi e guardavamo la sua mano disegnare benissimo piccoli alberi e case e animali. “Non è mai troppo tardi” è l’inno a non arrendersi, a non mollare, a provare e riprovarci. E’ un titolo sublime non tanto per una straordinaria trasmissione, quanto per la trama della vita. Ecco, con questo spirito, stasera, mi affaccerò curioso a guardare attraverso l’angolo della nostalgia questo sceneggiato, meglio, questa fiction su un maestro della parola, su un signore che non ha mai alzato la voce e ha provato, con squisita gentilezza e bellissima lentezza, a suggerire di provare e riprovare. In fondo, nella vita, nelle scelte, nei sogni quotidiani, non è mai troppo tardi. Proviamoci. Di questi tempi....