Aspettavo questo momento da cinque anni. Il momento in cui non avrei più dovuto provare quello straniamento ogni volta che pensavo: “Il Presidente della Sardegna è Cappellacci”.
Ritengo non sia stato all’altezza né tecnicamente, né politicamente, né umanamente. Non posso dire che sia uno stronzo, perché non lo conosco. Ma le persone restano persone anche quando incarnano ruoli che prevedono il rispetto delle distanze; e l’empatia, la comunicazione non verbale, è una cosa che travalica le etichette, e permette di intuire che essere umano hai di fronte. Ecco, Cappellacci è una persona che, in quel ruolo, trasudava dell’antipatia di chi finge. Tecnicamente, penso sia stato uno dei peggiori presidenti della storia della Sardegna. Non aveva una visione e ha lavorato perché la visione che si era affermata nei cinque anni precedenti, venisse un po’ per volta delegittimata e smantellata. L’ultimo colpo ha tentato di darlo con l’approvazione rocambolesca e furbesca del PPR, più altre cosucce minori di cui riparleremo. Ma non ha mai dato l’impressione, neanche ai suoi sostenitori, di essere quel tipo di leader che trasmette le indicazioni sul percorso, la rotta da seguire. E questo è stato il succo del suo fallimento anche politico. È stato messo e rimesso lì da Berlusconi. Il fatto che nel frattempo Berlusconi sia quasi morto, ha fatto morire anche Ugo. Lo dico con una punta di amarezza. Come se, dopo vent’anni, fossimo ancora tutti berlusconidipendenti. Come se, le cose che succedono, succedono a causa di quel pregiudicato o contro di lui. Come se, senza la sua caduta, non saremmo riusciti a spuntarla neanche su Cappellacci. Come se.
Ora che ha vinto Pigliaru, però, c’è almeno la possibilità di vedere all’opera una visione, c’è la possibilità di veder chiamate a ruoli assessoriali persone competenti e non personaggi di dubbio spessore morale e tecnico.
Mi fa paura il PD, in questo senso. Mi fanno paura i partiti. E mi fa paura la memoria corta di tutti noi, quella che ci potrebbe far dimenticare presto che è esistita Michela Murgia, che esiste il Grillismo, e che metà dei sardi non è andata a votare. Sul PD e sui partiti posso dire che ancora una volta ho visto cose vecchie e brutte venire a galla con naturalezza: voti di scambio, clientelismo, candidati con lo spessore della carta stagnola. Non di tutto il PD e non di tutti i partiti lo posso dire. Ma in parte è così come ho detto.
Ora che ha vinto Pigliaru però, come dicevo, è almeno possibile sperare che i Sardi si rimettano a pensare alla Sardegna in modo progettuale, tenendo conto delle risorse e degli strumenti, e ragionando in termini di obiettivi e di percorsi per raggiungerli. Spero che si ragioni con cognizione sui trasporti, e che le avventure tipo la Flotta Sarda non vengano ripetute. Spero che, come succedeva fino a cinque anni fa, si gettino ponti tra la Sardegna e il resto del mondo. Spero si riaffacci una concezione ecologica del territorio, che non vuol dire uccidere l’uomo per salvare la farfalla, ma valutare i limiti, concepire l’integrità come valore, pensare la bellezza come ricchezza anche economica.
Ora che ha vinto Pigliaru spero che alla Sardegna passi un po’ di quella stanchezza che ha portato metà dei suoi figli a non decidere cosa volevano per loro stessi. Quella stanchezza di sé che porta a trascurarsi, perché tanto peggio di così non può andare. E invece poteva: poteva rivincere Ugo.
Ora che ha vinto Pigliaru io continuerò a pensare al mio futuro come facevo fino a ieri.
Solo che, tra me e il mio futuro, ho ricominciato a vedere qualche somiglianza.