Noi, nella nostra cella siamo in nove. Quasi una squadra di calcio. E siamo tutti per l'Italia. Non ci siamo scelti, il destino ha lavorato per noi. C'era un algerino sino a ieri ma è stato scarcerato. Teneva per il Camerun ma ci aveva promesso di tifare Italia se fosse rimasto. la sua partita, almeno lui, l'ha vinta. Noi siamo qui, al caldo ad aspettare la mezzanotte. In carcere, per fortuna, si aspetta sempre qualcosa e si aspetta a volte per giorni, mesi, anni. Non solo la libertà anche un pacco dei familiari, una lettera, una visita, un sorriso. Mai un abbraccio. Il carcere è il sottosuolo della vita vera, quella reale, quella che si sposta velocemente. Credo che la giornata degli altri sarà più o meno normale, lavoro,figli, pranzo, qualcuno al mare, siesta, amici, bar e, solo a mezzanotte con una birra davanti si metteranno a guardare l'Italia. Qui, invece, qualche piano più sotto, l'attesa per la partita è l'unica cosa che ci proietta verso qualcosa di serio, di intenso. Ne parliamo da giorni. La cella dodici, per esempio, ha messo tutte le foto degli azzurri sui muri. Teoricamente non si può fare, solo teoricamente però. Come non si dovrebbero mettere quelle della Canalis o di Belen. Sopratutto adesso che in questo carcere il comandante è una donna. Ma non ha mai protestato. Quando passa guarda e non dice niente. Sono solo piccoli vezzi del sottosuolo. La cella sedici, invece è totalmente per la Spagna. Piena di spagnoli e qualche italiano scemo, da ieri sono in religioso silenzio. Contano ancora i gol presi dagli arancioni. Sono cose che fanno male. Nella nostra pittoresca sezione, la terza del primo piano, tutti hanno la loro squadra: russi, svizzeri, messicani, croati. Quelli che non c'è l'hanno solitamente si buttano sul Brasile e sull'Italia per paura. Paura di essere sfottuti, sia chiaro. In carcere una partita di calcio è un evento mediatico unico e irripetibile. Quando gioca l'Italia nessuno si muove, nessuno si taglia, nessuno tenta il suicidio, nessuno comincia una rissa. Semmai dopo. Subito dopo o molto dopo. Dipende da come è andata. In carcere, nel sottosuolo della vita, il pallone non è rotondo ma è la voce della libertà, un modo per poter urlare senza prendere rapporto quando la tua squadra segna, la possibilità di essere insieme, nel tifo anche con i poliziotti, anche se stanno lavorando e mantengono un certo comportamento quasi asettico. In carcere c'è sempre qualcuno che si allena alla partita anche da giorni. Un allenamento legato a nascondere le lattine di birra. Accumulare per qualche giorno per poi avere la possibilità di bercele tutte in una sera. È vietato. E lo sappiamo. Infatti, la paura è la perquisizione proprio il giorno della partita. Lo hanno fatto ieri alla quarta sezione, quella dei napoletani. Ma loro esagerano con il prepartita: erano due settimane che accumulavano e, più di qualcuno che se l'ha cantata, era proprio evidente che c'era troppa birra dalle loro parti. Noi, nella nostra cella siamo stati bravi, solo tre lattina a testa. La prima quando inizia la partita, la seconda all'intervallo e la terza per brindare. Brindare cosa? Magari si vince o si pareggia ma perdere non è contemplato. Nel sottosuolo perdiamo soltanto e non possiamo permetterci cose del genere. Se si perde è perché gli inglesi hanno rubato e la terza lattina c'è la beviamo per rabbia. Qualcuno dice che gli spagnoli sono terribilmente tristi e minacciano il suicidio. Non è vero. Hanno solo deciso di vincere tutte le altre. Come dice il mio compagno di cella Mario, detto il sordo, perché fa sempre finta di non sentire: "non dobbiamo mai pensare al fallimento di una rapina, ma dobbiamo riflettere su come fare bene la prossima". Il sordo di rapine ne ha fatte parecchie e qui, nel sottosuolo ci campa da una vita a riflettere. Io non so come va a finire questa partita. So però, per certo che nessuno nella nostra sezione tifa per l'Inghilterra. Squadra poco amata dalle nostre parti. L'ispettore sardo, all'aria stamattina ci ha salutati e ha sorriso. Lui, quando Zola segnò all'Inghilterra, a Wembley, nel 1997, era di servizio a Pianosa e quella partita se la ricorda ancora. Noi abbiamo restituito il sorriso e gli abbiamo detto che stanotte, a mezzanotte tutta l'Italia tiferà gli azzurri. Anche noi del sottosuolo. Aspettando un nuovo Capello e un piccolo grande Zola. Buona partita a tutti.
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July 2014
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