Nella mia infanzia e sino quasi alla maggiore età, non mi ero mai accorto, perché non ne vedevo davvero nessuna, di tutte queste differenze che distinguono il genere femminile da quello maschile in questa nostra "civile società".
Quello che vedevo e vivevo era una forte autorità femminile sia in famiglia che a scuola, dove mamme, sorelle e maestre erano capaci di mettere spesso anche in soggezione l'altro genere a prescindere dall'età.
Tipico di una società matriarcale arcaica, figlia di Dee Madri, di Janas e Brujias semplicemente partorita da una cultura millenaria che ha avuto modo di valutare e metabolizzare in modo del tutto naturale la questione dei "ruoli fra generi". Osservatissimi codici dove donne, bambini e anziani erano salvaguardati e difesi ma dove ognuno aveva i suoi compiti, il suo ruolo e la sua dignità, valori integralmente complementari fra i generi.
Tutte cose delle quali dovremmo andare fieri noi sardi, oggi più di ieri, invece di continuare ad adattarci come lobotomizzati ad una modernità che è risultata alla fine solo una truffa, un decadimento sconsolante di quei valori e di quei ruoli, di quei codici che non sono stati soppiantati da qualcosa di meglio e di più attuale, ma da una presunta ed irraggiungibile uguaglianza fra i generi imposta per legge e non per cultura.
Uguaglianza perché? Per cosa?
Nei diritti universali, e ci sta bene, ma per il resto? É davvero giusto, naturale, che una donna svolga gli stessi compiti e le stesse mansioni di un uomo, o viceversa?
La mia risposta è un "ni" e non potrebbe essere altrimenti, è un ni perché pur essendo d'accordo, senza nessuna remora, alla libertà di una donna (come di un uomo) di decidere se fare il muratore o l'imbianchino, il direttore o il presidente e alla possibilità/opportunità per lei di scegliere e di raggiungerle, quello che vedo nella realtà non sono certo file infinite al collocamento di donne che cercano assunzione per buona parte di questi mestieri ma solo la ricerca spasmodica di raggiungere quelle posizioni apicali (spesso discutibilissime) nelle quali, solitamente, i "maschi" fanno incetta.
Vedo poi troppe donne che raggiungono quelle posizioni, dimostrarsi infine per niente differenti ne' migliori dei loro colleghi se non peggio, potrei fare tanti nomi ma non voglio farne una questione "personale", ne citerò solo alcune, tutte "onorevoli": E. Fornero, A. Mussolini, M.S. Gelmini, M.G. Lanzillotta, S. Camusso, D. Santanchè, la De Girolamo e potrei continuare per intere pagine con esempi simili, esempi che inficiano totalmente la teoria sempre sbandierata che vorrebbe la donna superiore all'uomo in un disegno femminista che, in sostanza, non è che lo specchio inverso del machismo.
Io pretendo Giustizia, non l'uguaglianza che genera le Barbara D'Urso e le Flavia Vento, e la pretendo per tutti a prescindere dai generi, l'uguaglianza totale non la voglio nemmeno fra uomini, perché siamo tutti diversi uno dall'altro, per nostra fortuna.
Sono queste differenze che bisogna imparare a gestire con giustizia, valutando obiettivamenti e su parametri condivisi la propensione, capacità, vocazione e meriti di tutte/i, caso per caso e non generalizzando la questione in quote cromatiche. Non "in quanto donna" ma "in quanto adatta", nel caso, a quel compito, mestiere o mansione.
E mi dispiace che sia persa, nel tempo, quella sana abitudine di far corrispondere a quel "gradino più basso" dove la donna si sente per molti versi collocata, dei gradini più alti, dei piedistalli sui quali all'uomo non è consentibile salire.
Oggi esistono "i casalinghi" come le casalinghe, esistono le sindachesse come i sindaci, le ministre come i ministri, sono poche? Ma non è solo l'uomo, a non votarle, anzi. Non è solo colpa sua, se il gentil sesso fa fatica ad emergere, a coalizzarsi e valorizzarsi, ma le colpe sono evidentemente ed equamente distribuite, gli uomini hanno fatto cartello? Anche le donne, ma gli effetti sono e restano differenti e per colpa di entrambi, perché si è ricercato e si ricerca ancora di rimarcare le differenze invece di appianarle rendendole utili per tutte/i, perché spesso è proprio nell'educazione che le mamme danno ai propri figli maschi, che si annidano i pericoli di queste divisioni, di queste differenze viste più come ostacoli che come opportunità.
Discriminazioni, frustrazioni e violenze ne subiamo tutti a prescindere dall'età e dal sesso, e non è vero che un uomo soffra per certe ingiustizie meno di una donna, anche quantitativamente, questo è quello che fa comodo far credere a molti, religioni e fanatismi per primi, ma non è così.
Lavoriamo piuttosto perché quella complementarietà, quell'equilibrio non necessariamente uguale fra generi e propensioni torni ad essere un fatto acquisito e naturale e non l'ennesima imposizione calata dall'alto, maldigerita da entrambi, in fondo.
In questo mi troverete sempre al vostro fianco, nella ricerca di fare scendere l'uomo da un gradino che non gli spetta invece che cercare di farci salire anche l'altro genere, perchè se una cosa è sbagliata non può esserlo per una sola parte, una parte della stessa identica medaglia, l'essere umani.
Ed ora, massacratemi pure.
Quello che vedevo e vivevo era una forte autorità femminile sia in famiglia che a scuola, dove mamme, sorelle e maestre erano capaci di mettere spesso anche in soggezione l'altro genere a prescindere dall'età.
Tipico di una società matriarcale arcaica, figlia di Dee Madri, di Janas e Brujias semplicemente partorita da una cultura millenaria che ha avuto modo di valutare e metabolizzare in modo del tutto naturale la questione dei "ruoli fra generi". Osservatissimi codici dove donne, bambini e anziani erano salvaguardati e difesi ma dove ognuno aveva i suoi compiti, il suo ruolo e la sua dignità, valori integralmente complementari fra i generi.
Tutte cose delle quali dovremmo andare fieri noi sardi, oggi più di ieri, invece di continuare ad adattarci come lobotomizzati ad una modernità che è risultata alla fine solo una truffa, un decadimento sconsolante di quei valori e di quei ruoli, di quei codici che non sono stati soppiantati da qualcosa di meglio e di più attuale, ma da una presunta ed irraggiungibile uguaglianza fra i generi imposta per legge e non per cultura.
Uguaglianza perché? Per cosa?
Nei diritti universali, e ci sta bene, ma per il resto? É davvero giusto, naturale, che una donna svolga gli stessi compiti e le stesse mansioni di un uomo, o viceversa?
La mia risposta è un "ni" e non potrebbe essere altrimenti, è un ni perché pur essendo d'accordo, senza nessuna remora, alla libertà di una donna (come di un uomo) di decidere se fare il muratore o l'imbianchino, il direttore o il presidente e alla possibilità/opportunità per lei di scegliere e di raggiungerle, quello che vedo nella realtà non sono certo file infinite al collocamento di donne che cercano assunzione per buona parte di questi mestieri ma solo la ricerca spasmodica di raggiungere quelle posizioni apicali (spesso discutibilissime) nelle quali, solitamente, i "maschi" fanno incetta.
Vedo poi troppe donne che raggiungono quelle posizioni, dimostrarsi infine per niente differenti ne' migliori dei loro colleghi se non peggio, potrei fare tanti nomi ma non voglio farne una questione "personale", ne citerò solo alcune, tutte "onorevoli": E. Fornero, A. Mussolini, M.S. Gelmini, M.G. Lanzillotta, S. Camusso, D. Santanchè, la De Girolamo e potrei continuare per intere pagine con esempi simili, esempi che inficiano totalmente la teoria sempre sbandierata che vorrebbe la donna superiore all'uomo in un disegno femminista che, in sostanza, non è che lo specchio inverso del machismo.
Io pretendo Giustizia, non l'uguaglianza che genera le Barbara D'Urso e le Flavia Vento, e la pretendo per tutti a prescindere dai generi, l'uguaglianza totale non la voglio nemmeno fra uomini, perché siamo tutti diversi uno dall'altro, per nostra fortuna.
Sono queste differenze che bisogna imparare a gestire con giustizia, valutando obiettivamenti e su parametri condivisi la propensione, capacità, vocazione e meriti di tutte/i, caso per caso e non generalizzando la questione in quote cromatiche. Non "in quanto donna" ma "in quanto adatta", nel caso, a quel compito, mestiere o mansione.
E mi dispiace che sia persa, nel tempo, quella sana abitudine di far corrispondere a quel "gradino più basso" dove la donna si sente per molti versi collocata, dei gradini più alti, dei piedistalli sui quali all'uomo non è consentibile salire.
Oggi esistono "i casalinghi" come le casalinghe, esistono le sindachesse come i sindaci, le ministre come i ministri, sono poche? Ma non è solo l'uomo, a non votarle, anzi. Non è solo colpa sua, se il gentil sesso fa fatica ad emergere, a coalizzarsi e valorizzarsi, ma le colpe sono evidentemente ed equamente distribuite, gli uomini hanno fatto cartello? Anche le donne, ma gli effetti sono e restano differenti e per colpa di entrambi, perché si è ricercato e si ricerca ancora di rimarcare le differenze invece di appianarle rendendole utili per tutte/i, perché spesso è proprio nell'educazione che le mamme danno ai propri figli maschi, che si annidano i pericoli di queste divisioni, di queste differenze viste più come ostacoli che come opportunità.
Discriminazioni, frustrazioni e violenze ne subiamo tutti a prescindere dall'età e dal sesso, e non è vero che un uomo soffra per certe ingiustizie meno di una donna, anche quantitativamente, questo è quello che fa comodo far credere a molti, religioni e fanatismi per primi, ma non è così.
Lavoriamo piuttosto perché quella complementarietà, quell'equilibrio non necessariamente uguale fra generi e propensioni torni ad essere un fatto acquisito e naturale e non l'ennesima imposizione calata dall'alto, maldigerita da entrambi, in fondo.
In questo mi troverete sempre al vostro fianco, nella ricerca di fare scendere l'uomo da un gradino che non gli spetta invece che cercare di farci salire anche l'altro genere, perchè se una cosa è sbagliata non può esserlo per una sola parte, una parte della stessa identica medaglia, l'essere umani.
Ed ora, massacratemi pure.