Cara Francesca Barracciu
Chissà cosa sta succedendo a Roma in queste ore, e chissà se quando leggerai questa lettera sarai ancora sottosegretario. Se ti scrivo, e mi sbilancio con idee, nome, cognome e foto profilo col cappello da Zorro, è perché sono assolutamente sicuro che io certe cose te le debba dire, e che debba farlo pubblicamente.
Io credo che tu debba dimetterti prima che ti dimettano gli altri.
È bene che tu lo faccia, mettendo da parte considerazioni egoistiche (lo dico col rispetto che si deve all’ambizione legittima che muove ognuno di noi, anche se c’è chi è più mobile e chi lo è meno). Sono tempi in cui milioni di laureati, professionisti, genitori, disoccupati, precari, impiegati a rischio licenziamento e così via, non capiscono in base a quali forze maggiori, a quali armonie segrete, una persona debba poter passare da un posto di potere ad un altro con la sola forza delle punte dei piedi. Tu hai puntato i piedi per difendere il tuo percorso, forse anche per proteggere la tua persona, in qualche modo, dalle conseguenze delle indagini sui rimborsi. Umanamente lo capisco. Penso lo capiscano in tanti. Sul piano della civiltà di cui avremmo bisogno, però, la tua permanenza in quell’incarico è inaccettabile. Non è bene che qualcuno diventi sottosegretario o ministro o presidente di Regione “per forza”. Sarebbe ingiusto.
Lo sono tante altre cose, verrebbe facile dire. Certo. Ma tu ora hai la possibilità di prendere una di queste cose –la tua vicenda- e orientarla verso un orizzonte diverso. Restando in quell’incarico non potrai fare per la Sardegna e per l’Italia niente di particolarmente salutare, atteso che quello che serve oggi a tutti noi, e ci servirà fino a quando saremo usciti da questa crisi totale, è una serie di gesti di rottura che possano indicare, letteralmente, che qualcosa di meglio è possibile. Ci vuole il coraggio di essere sorprendenti, e chi sta in alto può sorprendere e fare molto bene solo se compie atti “giusti”.
Cosa sarà del tuo caso giudiziario lo sapremo solo tra qualche tempo. Spero che non ti accada nulla. Cosa c’è alla base di quelle indagini, invece, lo sai solo tu.
Quello che invece sappiamo tutti noi, per ora, è che la politica, con il suo normale svolgersi quotidiano, ancora una volta è incappata nell’operato della magistratura. Non so se tu riesca a capire quanto, per dei cittadini, possa essere disperante e deprimente questo continuo inciampare dei propri rappresentanti. Credimi, lo è.
Non pensare solo ai voti che sei stata capace di prendere in passato. Non hanno un valore eterno. Non significano che hai il diritto di gestire il potere a prescindere da tutto il resto. Ora quei voti non li prenderesti più, come non li prenderebbero più molti di coloro che sono stati in auge durante la tua stessa stagione. Il dato dell’astensionismo alle ultime regionali è qualcosa che si può contrastare, ripeto, solo con atti giusti e sorprendenti: l’unica cosa che possa convincere persone che ormai non si sorprendono più di nulla, a tornare a votare.
Rinuncia a quell’incarico, dai un segnale che “stona” con le litanie cui siamo abituati. In molti rifletteranno sul tuo gesto e questo per la Sardegna sarà un bene, non so quanto grande, ma sarà un bene.
Queste righe, se per qualche motivo tu decidessi di rimuoverle dalla tua pagina, o se per qualche motivo io non riuscissi a postarle, potrai trovarle anche sulla pagina FB di Sardegnablogger. È gestita da un gruppo di persone col pallino della scrittura, della Sardegna e della politica fatta per bene. Te lo dico perché credo tu possa trovare interessanti molte delle cose che su quella pagina vengono scritte, dai redattori e dai lettori.
Come dice il titolo, questa è una lettera d’amore.
Per i miei figli.
Ti saluto cordialmente
Luca Ronchi
Chissà cosa sta succedendo a Roma in queste ore, e chissà se quando leggerai questa lettera sarai ancora sottosegretario. Se ti scrivo, e mi sbilancio con idee, nome, cognome e foto profilo col cappello da Zorro, è perché sono assolutamente sicuro che io certe cose te le debba dire, e che debba farlo pubblicamente.
Io credo che tu debba dimetterti prima che ti dimettano gli altri.
È bene che tu lo faccia, mettendo da parte considerazioni egoistiche (lo dico col rispetto che si deve all’ambizione legittima che muove ognuno di noi, anche se c’è chi è più mobile e chi lo è meno). Sono tempi in cui milioni di laureati, professionisti, genitori, disoccupati, precari, impiegati a rischio licenziamento e così via, non capiscono in base a quali forze maggiori, a quali armonie segrete, una persona debba poter passare da un posto di potere ad un altro con la sola forza delle punte dei piedi. Tu hai puntato i piedi per difendere il tuo percorso, forse anche per proteggere la tua persona, in qualche modo, dalle conseguenze delle indagini sui rimborsi. Umanamente lo capisco. Penso lo capiscano in tanti. Sul piano della civiltà di cui avremmo bisogno, però, la tua permanenza in quell’incarico è inaccettabile. Non è bene che qualcuno diventi sottosegretario o ministro o presidente di Regione “per forza”. Sarebbe ingiusto.
Lo sono tante altre cose, verrebbe facile dire. Certo. Ma tu ora hai la possibilità di prendere una di queste cose –la tua vicenda- e orientarla verso un orizzonte diverso. Restando in quell’incarico non potrai fare per la Sardegna e per l’Italia niente di particolarmente salutare, atteso che quello che serve oggi a tutti noi, e ci servirà fino a quando saremo usciti da questa crisi totale, è una serie di gesti di rottura che possano indicare, letteralmente, che qualcosa di meglio è possibile. Ci vuole il coraggio di essere sorprendenti, e chi sta in alto può sorprendere e fare molto bene solo se compie atti “giusti”.
Cosa sarà del tuo caso giudiziario lo sapremo solo tra qualche tempo. Spero che non ti accada nulla. Cosa c’è alla base di quelle indagini, invece, lo sai solo tu.
Quello che invece sappiamo tutti noi, per ora, è che la politica, con il suo normale svolgersi quotidiano, ancora una volta è incappata nell’operato della magistratura. Non so se tu riesca a capire quanto, per dei cittadini, possa essere disperante e deprimente questo continuo inciampare dei propri rappresentanti. Credimi, lo è.
Non pensare solo ai voti che sei stata capace di prendere in passato. Non hanno un valore eterno. Non significano che hai il diritto di gestire il potere a prescindere da tutto il resto. Ora quei voti non li prenderesti più, come non li prenderebbero più molti di coloro che sono stati in auge durante la tua stessa stagione. Il dato dell’astensionismo alle ultime regionali è qualcosa che si può contrastare, ripeto, solo con atti giusti e sorprendenti: l’unica cosa che possa convincere persone che ormai non si sorprendono più di nulla, a tornare a votare.
Rinuncia a quell’incarico, dai un segnale che “stona” con le litanie cui siamo abituati. In molti rifletteranno sul tuo gesto e questo per la Sardegna sarà un bene, non so quanto grande, ma sarà un bene.
Queste righe, se per qualche motivo tu decidessi di rimuoverle dalla tua pagina, o se per qualche motivo io non riuscissi a postarle, potrai trovarle anche sulla pagina FB di Sardegnablogger. È gestita da un gruppo di persone col pallino della scrittura, della Sardegna e della politica fatta per bene. Te lo dico perché credo tu possa trovare interessanti molte delle cose che su quella pagina vengono scritte, dai redattori e dai lettori.
Come dice il titolo, questa è una lettera d’amore.
Per i miei figli.
Ti saluto cordialmente
Luca Ronchi