Scienza e poetica del bacio sulla bocca
Di Fiorenzo Caterini
Alcuni sostengono che la poesia arriva laddove scienza e filosofia non giungono. Penso sia vero. L’intuito e il sentimento acuto fondono il nucleo dell’atomo con la mente. Ed è vero che, spesso, la scienza, soprattutto quella di stampo accademico, è costretta da regole e procedure che ne impediscono la piena espressione.
Ma siccome la fluidità del sapere umano ci offre variabili imprevedibili, ecco ritrovarmi, per una volta, a ragionare invertendo i termini della questione. Mi trovo a ragionare, cioè, su quanto la spiegazione scientifica di questioni attinenti l’argomento più decantato dalla poesia, l’amore, in realtà riesca ad andare ben oltre quanto pensato dai poeti. A dispetto dell’idea che l’amore e le sue componenti possano essere comprese solo con un grande sforzo spirituale, la razionalità scientifica raggiunge vette di spiritualità idealistica forse impossibili da raggiungere dalla poesia, ben oltre, direi, le banalità di apostrofi rosa e simili.
In particolare sul bacio.
Che possiamo suddividere, in sintesi, in due categorie. Il bacio sociale, quello degli amici e dei parenti; e il bacio sensuale.
Il bacio sociale non è altro che la conversione culturale di una preziosa attività sociale che rinveniamo nei primati. I gruppi di scimmie, infatti, attraverso l’aspirazione d’aria con schiocco delle labbra, si ripuliscono vicendevolmente dai parassiti. Questa cosa può sembrare tutt’altro che poetica, me ne rendo conto, ma ha proprio in questo il suo valore. Per superare la barriera del ribrezzo, infatti, occorre un legame sociale che nasca da motivazioni interiori molto forti. La società, come organismo complesso, si fonda su questi legami che, col tempo, la cultura antropologica trasforma in affettivi. Anche la carezza, se vogliamo, ha la stessa funzione, di spulciare il pelo del compagno. Non a caso sono i capelli la parte più accarezzata. E fin qui stiamo dentro la poetica del bacio sociale.
Ora veniamo invece al bacio sensuale, quello sulla bocca, per intenderci.
Qui, per fortuna, i parassiti non c’entrano nulla.
Gli umani sono animali molto sensuali. Hanno una necessità evolutiva molto particolare, quella di dover seguire per molti anni la prole che, a differenza delle altre specie, ha necessità di molte cure parentali. Il piacere del sesso serve ad alimentare un sentimento di legame per la coppia (o di un gruppo parentale), che così, restando unito, garantisce la sopravvivenza della prole e quindi della specie. Niente di poetico, per il momento.
Quello che va oltre la semplice spiegazione scientifica, è la sublimazione del bacio come elemento primigenio del rapporto tra genitori e figli. Il bacio, infatti, è la trasformazione culturale di quel passaggio di nutrimento che avviene tra genitori, specie la madre, e i figli, durante la crescita. La forma primigenia di amore è dunque quello figliale, e nel corso dell’evoluzione questa chimica sentimentale, fondamentale per la sopravvivenza della specie, si è trasferita anche al compagno, con l’aggiunta del piacere fisico derivante dall’attività, fondamentale per la sopravvivenza, rappresentata dalla sessualità. Una miscela potentissima, amore primigenio e attrazione fisica, capace di devastare l’anima delle persone.
Questa cosa la trovo di una bellezza straziante. Sapere che il bacio rappresenta la forza vitale, il nutrimento simbolico della vita e, soprattutto, il prendersi cura l’uno dell’altro come una materia unica, come un fluido ininterrotto di energia, è sconvolgente, e fa capire quanto l’amore, scomposto nel suo elemento più semplice e preliminare, sia una forza che racchiuda, in sé, tutta l’essenza della generazione e della stirpe.
Ecco perché, deviazioni ludiche o edonistiche a parte, il primo bacio sulla bocca ha quasi il significato dell’apertura del patto sulle quali stabilire le prime regole non scritte. Il bacio è dunque una manifestazione promettente di reciproca attenzione e tenerezza, è il prendersi cura dell’altro, il nutrirlo, come si farebbe con il proprio bambino. Infatti, dopo il primo bacio, è tutto un vezzeggiamento infantile, ciccino e piccolino mio, trottolino e pucci pucci. Si torna bambini, ma non per caso.
L’amore, dunque, ci rende bambini e genitori nello stesso tempo, e ci stringe in una morsa che è di solidarietà molto stretta, vitale. Il potente motore del piacere fisico, che la natura ha messo a disposizione della riproduzione, alimenta questo legame.
Ecco perché, mi direte, le coppie in crisi non si baciano più, e neppure con l’amore mercenario.
Ma come in tutti i fatti della cultura umana, la cosa funziona solo se c’è un elemento assolutamente fondamentale: la reciprocità.
Senza reciprocità, non si va da nessuna parte.
Altro che apostrofo rosa.
Di Fiorenzo Caterini
Alcuni sostengono che la poesia arriva laddove scienza e filosofia non giungono. Penso sia vero. L’intuito e il sentimento acuto fondono il nucleo dell’atomo con la mente. Ed è vero che, spesso, la scienza, soprattutto quella di stampo accademico, è costretta da regole e procedure che ne impediscono la piena espressione.
Ma siccome la fluidità del sapere umano ci offre variabili imprevedibili, ecco ritrovarmi, per una volta, a ragionare invertendo i termini della questione. Mi trovo a ragionare, cioè, su quanto la spiegazione scientifica di questioni attinenti l’argomento più decantato dalla poesia, l’amore, in realtà riesca ad andare ben oltre quanto pensato dai poeti. A dispetto dell’idea che l’amore e le sue componenti possano essere comprese solo con un grande sforzo spirituale, la razionalità scientifica raggiunge vette di spiritualità idealistica forse impossibili da raggiungere dalla poesia, ben oltre, direi, le banalità di apostrofi rosa e simili.
In particolare sul bacio.
Che possiamo suddividere, in sintesi, in due categorie. Il bacio sociale, quello degli amici e dei parenti; e il bacio sensuale.
Il bacio sociale non è altro che la conversione culturale di una preziosa attività sociale che rinveniamo nei primati. I gruppi di scimmie, infatti, attraverso l’aspirazione d’aria con schiocco delle labbra, si ripuliscono vicendevolmente dai parassiti. Questa cosa può sembrare tutt’altro che poetica, me ne rendo conto, ma ha proprio in questo il suo valore. Per superare la barriera del ribrezzo, infatti, occorre un legame sociale che nasca da motivazioni interiori molto forti. La società, come organismo complesso, si fonda su questi legami che, col tempo, la cultura antropologica trasforma in affettivi. Anche la carezza, se vogliamo, ha la stessa funzione, di spulciare il pelo del compagno. Non a caso sono i capelli la parte più accarezzata. E fin qui stiamo dentro la poetica del bacio sociale.
Ora veniamo invece al bacio sensuale, quello sulla bocca, per intenderci.
Qui, per fortuna, i parassiti non c’entrano nulla.
Gli umani sono animali molto sensuali. Hanno una necessità evolutiva molto particolare, quella di dover seguire per molti anni la prole che, a differenza delle altre specie, ha necessità di molte cure parentali. Il piacere del sesso serve ad alimentare un sentimento di legame per la coppia (o di un gruppo parentale), che così, restando unito, garantisce la sopravvivenza della prole e quindi della specie. Niente di poetico, per il momento.
Quello che va oltre la semplice spiegazione scientifica, è la sublimazione del bacio come elemento primigenio del rapporto tra genitori e figli. Il bacio, infatti, è la trasformazione culturale di quel passaggio di nutrimento che avviene tra genitori, specie la madre, e i figli, durante la crescita. La forma primigenia di amore è dunque quello figliale, e nel corso dell’evoluzione questa chimica sentimentale, fondamentale per la sopravvivenza della specie, si è trasferita anche al compagno, con l’aggiunta del piacere fisico derivante dall’attività, fondamentale per la sopravvivenza, rappresentata dalla sessualità. Una miscela potentissima, amore primigenio e attrazione fisica, capace di devastare l’anima delle persone.
Questa cosa la trovo di una bellezza straziante. Sapere che il bacio rappresenta la forza vitale, il nutrimento simbolico della vita e, soprattutto, il prendersi cura l’uno dell’altro come una materia unica, come un fluido ininterrotto di energia, è sconvolgente, e fa capire quanto l’amore, scomposto nel suo elemento più semplice e preliminare, sia una forza che racchiuda, in sé, tutta l’essenza della generazione e della stirpe.
Ecco perché, deviazioni ludiche o edonistiche a parte, il primo bacio sulla bocca ha quasi il significato dell’apertura del patto sulle quali stabilire le prime regole non scritte. Il bacio è dunque una manifestazione promettente di reciproca attenzione e tenerezza, è il prendersi cura dell’altro, il nutrirlo, come si farebbe con il proprio bambino. Infatti, dopo il primo bacio, è tutto un vezzeggiamento infantile, ciccino e piccolino mio, trottolino e pucci pucci. Si torna bambini, ma non per caso.
L’amore, dunque, ci rende bambini e genitori nello stesso tempo, e ci stringe in una morsa che è di solidarietà molto stretta, vitale. Il potente motore del piacere fisico, che la natura ha messo a disposizione della riproduzione, alimenta questo legame.
Ecco perché, mi direte, le coppie in crisi non si baciano più, e neppure con l’amore mercenario.
Ma come in tutti i fatti della cultura umana, la cosa funziona solo se c’è un elemento assolutamente fondamentale: la reciprocità.
Senza reciprocità, non si va da nessuna parte.
Altro che apostrofo rosa.