Incontro in libreria un anziano politico che non vedevo da tempo.
Gli stringo la mano, ma capisco dal suo sguardo distante che non mi ha riconosciuto. Allora mi presento, lui annuisce e finge di ricordarsi di me.
Mi chiede della mia vita e, infine, per chi stia scrivendo al momento.
"Per nessuno" gli rispondo.
Il ritmo delle sue parole, da quel momento, cresce vertigiosamente, i toni toccano vette imperiose.
"Se fossi ancora a Roma ti aiuterei, ma forse posso sentire qualcuno del partito a Cagliari e vedere un po' cosa si può fare per te".
Lo interrompo.
"Io non sono venuto a salutarti per chiedere una raccomandazione. Io sono venuto a salutarti perché mi faceva piacere salutarti".
Ho spezzato un riflesso condizionato, chissà con quanti avrà dovuto recitare stancamente la stessa cantilena, e vedo che ci rimane male.
Poi parliamo d'altro. La conversazione affievolisce e si spegne in pochi minuti, come la stima di una vita per lui.
Gli stringo la mano, ma capisco dal suo sguardo distante che non mi ha riconosciuto. Allora mi presento, lui annuisce e finge di ricordarsi di me.
Mi chiede della mia vita e, infine, per chi stia scrivendo al momento.
"Per nessuno" gli rispondo.
Il ritmo delle sue parole, da quel momento, cresce vertigiosamente, i toni toccano vette imperiose.
"Se fossi ancora a Roma ti aiuterei, ma forse posso sentire qualcuno del partito a Cagliari e vedere un po' cosa si può fare per te".
Lo interrompo.
"Io non sono venuto a salutarti per chiedere una raccomandazione. Io sono venuto a salutarti perché mi faceva piacere salutarti".
Ho spezzato un riflesso condizionato, chissà con quanti avrà dovuto recitare stancamente la stessa cantilena, e vedo che ci rimane male.
Poi parliamo d'altro. La conversazione affievolisce e si spegne in pochi minuti, come la stima di una vita per lui.