Si parla tanto dei costi abnormi della pubblica amministrazione.
Tagliare, accorpare, razionalizzare, licenziare.
Poco fa ho scritto un post su Facebook basato su un'informazione da verificare, nel chiaro tentativo di estorcere informazioni e sollecitare un dibattito. Eccolo:
"Domanda cui nessuno risponderà.
Mi risulta che l'Arma dei Carabinieri paghi 400 mila euro l'anno ad un privato per l'affitto della sede che ospita la compagnia di Olbia.
Ma non sarebbe stato più semplice pagare un mutuo e costruirne una di proprietà?"
Per essere più precisi, il proprietario di quell'enorme edificio a due passi dall'aeroporto è una società di Sergio Zuncheddu, l'editore de L'Unione Sarda. Da una decina d'anni la Benemerita si è sistemata in questi ampi locali con pavimento in parquet e, da allora, cerco inutilmente di capire quanto incassi d'affitto il costruttore di Burcei.
Niente, nessuna informazione ufficiale al riguardo. In via informale, invece, mi è stato confidato che il contratto di locazione dovrebbe aggirarsi sui quarantamila euro mensili.
Poco meno di mezzo milione all'anno. Se il dato fosse inesatto, chiedo sin d'ora scusa a Zuncheddu che, come è noto, gode della mia più incondizionata stima. Lui del resto fa i suoi interessi, com'è giusto che sia.
Ma torniamo al punto.
Domanda: ma per quella somma il ministero non avrebbe potuto richiedere un mutuo in modo che, nel giro di cinque anni, i carabinieri di Olbia potessero avere una sede di loro proprietà?
Facendo così risparmiare allo Stato un esoso canone da corrispondere a tempo indeterminato.
Mi è stato risposto che le leggi non permettono alle forze dell'ordine di avere immobili di proprietà.
Ho controreplicato che le leggi possono essere cambiate.
Come previsto e come volevo, il post ha aperto il dibattito e sono piovute le testimonianze. Non c'è luogo della Sardegna dove la caserma dei carabinieri non sia un locale in affitto da questo o quel barone, dove l'azienda sanitaria non sia ospitata in un immobile del costruttore tal dei tali e via dicendo. Sprechi inaccettabili. Per compiacere i soliti noti.
Qualcuno mi ha anche ricordato l'incredibile contratto firmato dalla Provincia di Olbia Tempio per la nuova sede di Olbia, affittata per 14 mila euro al mese da un palazzinaro romano ma poi rivelatasi inadeguata per i suoi spazi angusti.
Al mio paese, qualche anno fa, un caseggiato affittato dal Comune venne lasciato libero perché gli uffici che ospitava furono spostati. Ricordo la febbrile attività politica promossa da alcuni amministratori affinché un qualche straccio di ente venisse collocato in quelle stanze lasciate sguarnite.
Così da pagare l'affitto mancante al proprietario.
Reminiscenze della mia attività giornalistica, per contro, mi hanno fatto tornare alla memoria inchieste condotte sul patrimonio immobiliare dei comuni sardi e della stessa Regione, da cui emergeva per stessa ammissione degli amministratori che molti enti non hanno un inventario completo delle loro proprietà.
Cioè sono titolari di immobili ma non lo sanno. E mentre quelle mura restano vuote, regalano affitti ai soliti noti.
Non chiedo ai candidati alla presidenza della Regione di mettersi contro l'editore de L'Unione Sarda sollevando il singolo caso di un affitto da mezzo milione l'anno.
Mica sono così scemi da mettersi contro il principale organo di stampa dell'Isola in piena campagna elettorale.
Sarebbe però dimostrazione di libertà porre seriamente il problema di una razionalizzazione di questi compensi.
Pardon, affitti.
Tagliare, accorpare, razionalizzare, licenziare.
Poco fa ho scritto un post su Facebook basato su un'informazione da verificare, nel chiaro tentativo di estorcere informazioni e sollecitare un dibattito. Eccolo:
"Domanda cui nessuno risponderà.
Mi risulta che l'Arma dei Carabinieri paghi 400 mila euro l'anno ad un privato per l'affitto della sede che ospita la compagnia di Olbia.
Ma non sarebbe stato più semplice pagare un mutuo e costruirne una di proprietà?"
Per essere più precisi, il proprietario di quell'enorme edificio a due passi dall'aeroporto è una società di Sergio Zuncheddu, l'editore de L'Unione Sarda. Da una decina d'anni la Benemerita si è sistemata in questi ampi locali con pavimento in parquet e, da allora, cerco inutilmente di capire quanto incassi d'affitto il costruttore di Burcei.
Niente, nessuna informazione ufficiale al riguardo. In via informale, invece, mi è stato confidato che il contratto di locazione dovrebbe aggirarsi sui quarantamila euro mensili.
Poco meno di mezzo milione all'anno. Se il dato fosse inesatto, chiedo sin d'ora scusa a Zuncheddu che, come è noto, gode della mia più incondizionata stima. Lui del resto fa i suoi interessi, com'è giusto che sia.
Ma torniamo al punto.
Domanda: ma per quella somma il ministero non avrebbe potuto richiedere un mutuo in modo che, nel giro di cinque anni, i carabinieri di Olbia potessero avere una sede di loro proprietà?
Facendo così risparmiare allo Stato un esoso canone da corrispondere a tempo indeterminato.
Mi è stato risposto che le leggi non permettono alle forze dell'ordine di avere immobili di proprietà.
Ho controreplicato che le leggi possono essere cambiate.
Come previsto e come volevo, il post ha aperto il dibattito e sono piovute le testimonianze. Non c'è luogo della Sardegna dove la caserma dei carabinieri non sia un locale in affitto da questo o quel barone, dove l'azienda sanitaria non sia ospitata in un immobile del costruttore tal dei tali e via dicendo. Sprechi inaccettabili. Per compiacere i soliti noti.
Qualcuno mi ha anche ricordato l'incredibile contratto firmato dalla Provincia di Olbia Tempio per la nuova sede di Olbia, affittata per 14 mila euro al mese da un palazzinaro romano ma poi rivelatasi inadeguata per i suoi spazi angusti.
Al mio paese, qualche anno fa, un caseggiato affittato dal Comune venne lasciato libero perché gli uffici che ospitava furono spostati. Ricordo la febbrile attività politica promossa da alcuni amministratori affinché un qualche straccio di ente venisse collocato in quelle stanze lasciate sguarnite.
Così da pagare l'affitto mancante al proprietario.
Reminiscenze della mia attività giornalistica, per contro, mi hanno fatto tornare alla memoria inchieste condotte sul patrimonio immobiliare dei comuni sardi e della stessa Regione, da cui emergeva per stessa ammissione degli amministratori che molti enti non hanno un inventario completo delle loro proprietà.
Cioè sono titolari di immobili ma non lo sanno. E mentre quelle mura restano vuote, regalano affitti ai soliti noti.
Non chiedo ai candidati alla presidenza della Regione di mettersi contro l'editore de L'Unione Sarda sollevando il singolo caso di un affitto da mezzo milione l'anno.
Mica sono così scemi da mettersi contro il principale organo di stampa dell'Isola in piena campagna elettorale.
Sarebbe però dimostrazione di libertà porre seriamente il problema di una razionalizzazione di questi compensi.
Pardon, affitti.