Chissà perché il Signor Berlusconi riesce a costruire intorno a se attenzioni anche quando nessuno si dovrebbe occupare di un affidato in prova al servizio sociale , così come la legge sancisce. Come prevedono, d’altronde, le prescrizioni che lui stesso ha firmato. Ma davanti alla foto del Presidente della Repubblica italiana l’affidato sbotta e afferma che quell’uomo gli fa venire in mente un film: “Profondo rosso”, il capolavoro indiscusso di Dario Argento visto da me almeno otto volte. Un film che riesce sempre a sbalordirmi, soprattutto per quella scena finale dell’assassino nascosto tra i quadri e lo specchio. Ecco, anche Berlusconi mi ricorda, a volte, quel finale. Più che un caimano, un povero perseguitato che non riconosce le leggi della Repubblica italiana. Da affidato in prova (pongo l’accento sulla “prova”) dovrebbe tentare di “reinserirsi nel tessuto sociale” facendo un serio percorso di analisi del reato. E’ ormai un crescendo di violazioni palesi alle prescrizioni. Non riconosce la condanna, non riconosce il presidente della Repubblica, continua ad affermare che in Italia ci sono stati quattro colpi di Stato, rischia l’incidente diplomatico quotidianamente con l’universo mondo e ritiene che sia ridicolo rieducarlo affidandolo ai servizi sociale. L’istituto dell’affidamento in prova è una cosa dannatamente seria e permette, realmente, a molti detenuti un percorso fuori dal carcere. Tutti lavorano, si impegnano in lavori socialmente utili e riconoscono i propri reati e lo Stato italiano. Chi, durante la fruizione del beneficio non si comporta bene – come nel caso di specie - semplicemente gli viene revocato l’affidamento in prova al servizio sociale e rientra in carcere. Sono fallimenti dolorosi per gli operatori impegnati nell’opera di recupero. Ma, a quanto pare, l’affidato Berlusconi di stare alle regole proprio non ne vuole sapere. (diciamo che, sul punto, ha sempre avuto qualche difficoltà) Siamo allo sprofondo rosso. Il giudice di Sorveglianza di Milano provi a tirare fuori il cartellino rosso. Diretto. Lo faccia in nome di tutti gli affidati che quotidianamente (e sono oltre ventimila) stanno alle regole del gioco. Perché l’affidamento in prova al servizio sociale è una cosa seria. Serissima. E’ una Legge dello Stato.