Io non sono nessuno per dire che una notizia è un stronzata.
E allora faccio come certi giornalisti che, dicono e non dicono, decidono di usare il condizionale.
Questa notizia sembrerebbe una stronzata.
Narra la storia di un certo Arturo Villa, in arte Marco, che ha un carcinoma epatico con metastasi ai linfonodi e che, da oltre un anno, si sta curando con un protocollo di sua stessa invenzione il quale prevede per lo più ben definite regole alimentari.
La sua alimentazione si basa sull’eliminazione di alcuni cibi (carne, formaggi, alcolici, bibite gassate etc etc) e sull’introduzione di grandi quantità di frutta e verdura.
Si nutre di alimenti che tendono ad alcalinizzare il corpo e a renderlo meno acido, dice lui.
Ma siamo seri, per favore.
Quando leggo storie simili mi balza il cuore in gola, perché conosco la disperazione che c’è dietro un referto nebuloso.
Un esito di fronte al quale il medico dice, con aria perplessa, bisogna approfondire perché è necessario scoprire la natura di questa macchia o nodulo o cisti.
Perché dietro una diagnosi di neoplasia ci sono interminabili momenti di disperazione e barlumi di speranza, soffocata da patti con se stessi per scongiurare le illusioni.
Ci sono tante di quelle lacrime da non riuscire ad essere contenute negli occhi, che basta un battito di palpebre per farle straripare nei momenti più impensati.
Dietro una chemioterapia o una radioterapia ci sono anni di ricercatori chini su un vetrino e prove e correzioni e pugni sul tavolo e grida di gioia.
Ci dovrebbero essere punizioni esemplari per chi illude che “alcalinizzando il corpo” si sconfigga il cancro. Ci sono pazienti che non vedono l’ora di allungare una mano verso la speranza ed essere felici. Che, dopo aver letto, aggiustano pregiudizi, tarano ad un livello troppo alto le aspettative, modificano gerarchie.
Abolite per favore questo genere di notizie, masticate di bocca in bocca, intrise di immondizia miracolosa, che fanno leva sulla fame di speranza invogliando ad immergersi. Voci che spingono a rilanciare fino a quando la posta in gioco non ha più niente a che vedere col banco e le carte che si hanno in mano si sbriciolano come un pacchetto di crackers nella valigia. Una giostra di illusioni e abbagli che mette i brividi.
La strada che deve percorrere chi ha un tumore è lunga, la valigia enorme e il cammino più adatto alle scarpe da ginnastica che ai tacchi.
E’ necessario inorridire innanzi a chi, affermando che eliminando le bibite gassate ed i formaggi a pasta grassa, autorizza serenamente a non rivendicarne la distanza.
Siamo seri, per favore!
E allora faccio come certi giornalisti che, dicono e non dicono, decidono di usare il condizionale.
Questa notizia sembrerebbe una stronzata.
Narra la storia di un certo Arturo Villa, in arte Marco, che ha un carcinoma epatico con metastasi ai linfonodi e che, da oltre un anno, si sta curando con un protocollo di sua stessa invenzione il quale prevede per lo più ben definite regole alimentari.
La sua alimentazione si basa sull’eliminazione di alcuni cibi (carne, formaggi, alcolici, bibite gassate etc etc) e sull’introduzione di grandi quantità di frutta e verdura.
Si nutre di alimenti che tendono ad alcalinizzare il corpo e a renderlo meno acido, dice lui.
Ma siamo seri, per favore.
Quando leggo storie simili mi balza il cuore in gola, perché conosco la disperazione che c’è dietro un referto nebuloso.
Un esito di fronte al quale il medico dice, con aria perplessa, bisogna approfondire perché è necessario scoprire la natura di questa macchia o nodulo o cisti.
Perché dietro una diagnosi di neoplasia ci sono interminabili momenti di disperazione e barlumi di speranza, soffocata da patti con se stessi per scongiurare le illusioni.
Ci sono tante di quelle lacrime da non riuscire ad essere contenute negli occhi, che basta un battito di palpebre per farle straripare nei momenti più impensati.
Dietro una chemioterapia o una radioterapia ci sono anni di ricercatori chini su un vetrino e prove e correzioni e pugni sul tavolo e grida di gioia.
Ci dovrebbero essere punizioni esemplari per chi illude che “alcalinizzando il corpo” si sconfigga il cancro. Ci sono pazienti che non vedono l’ora di allungare una mano verso la speranza ed essere felici. Che, dopo aver letto, aggiustano pregiudizi, tarano ad un livello troppo alto le aspettative, modificano gerarchie.
Abolite per favore questo genere di notizie, masticate di bocca in bocca, intrise di immondizia miracolosa, che fanno leva sulla fame di speranza invogliando ad immergersi. Voci che spingono a rilanciare fino a quando la posta in gioco non ha più niente a che vedere col banco e le carte che si hanno in mano si sbriciolano come un pacchetto di crackers nella valigia. Una giostra di illusioni e abbagli che mette i brividi.
La strada che deve percorrere chi ha un tumore è lunga, la valigia enorme e il cammino più adatto alle scarpe da ginnastica che ai tacchi.
E’ necessario inorridire innanzi a chi, affermando che eliminando le bibite gassate ed i formaggi a pasta grassa, autorizza serenamente a non rivendicarne la distanza.
Siamo seri, per favore!