(Considerazione al bel post di Gianpaolo Cassitta)
La storia di zio Vittorio ricorda tanto la storia di mio bisnonno Luigi Mucedda che nonna Maria Caterina non perdeva ricorrenza per ricordare; è la storia di molti di noi, un pezzo di storia dell’umanità, è tanta storia della Sardegna in Sardegna e fuori dalla Sardegna.
Zio Vittorio racconta:
“quando qualcuno vi dice che i minatori difendono il posto di lavoro ditegli che non è vero. Difendono solo la dignità”
La dignità dei singoli e dell’intero genere umano credo non debba mai essere lambita da mutilazioni, credo si tratti del valore più alto, assoluto e inalienabile. Oggi non sono sicuro che imprigionarsi nei pozzi carboniferi significhi difendere la dignità di coloro “che hanno regalato vita e appesantito .. il cuore”.
Oggi dobbiamo con forza, assieme a questi lavoratori, conquistare alla politica, al sindacato, alla cultura, alla chiesa che per quest’Isola è possibile un altro lavoro”, lavoro che restituisca la luce del cielo e separi dall’oscurità, perché lì, sotto le viscere del suolo, cresce solo la morte dell’anima, prima ancora del trapasso.
Solo un “altro” lavoro renderà giustizia, solo quando saranno riemersi per un metro sopra l’inferno, allora tutti i Vittorio e i Luigi di questa terra vedranno riparata la dignità e ghermito un altro pezzo di libertà.
La storia di zio Vittorio ricorda tanto la storia di mio bisnonno Luigi Mucedda che nonna Maria Caterina non perdeva ricorrenza per ricordare; è la storia di molti di noi, un pezzo di storia dell’umanità, è tanta storia della Sardegna in Sardegna e fuori dalla Sardegna.
Zio Vittorio racconta:
“quando qualcuno vi dice che i minatori difendono il posto di lavoro ditegli che non è vero. Difendono solo la dignità”
La dignità dei singoli e dell’intero genere umano credo non debba mai essere lambita da mutilazioni, credo si tratti del valore più alto, assoluto e inalienabile. Oggi non sono sicuro che imprigionarsi nei pozzi carboniferi significhi difendere la dignità di coloro “che hanno regalato vita e appesantito .. il cuore”.
Oggi dobbiamo con forza, assieme a questi lavoratori, conquistare alla politica, al sindacato, alla cultura, alla chiesa che per quest’Isola è possibile un altro lavoro”, lavoro che restituisca la luce del cielo e separi dall’oscurità, perché lì, sotto le viscere del suolo, cresce solo la morte dell’anima, prima ancora del trapasso.
Solo un “altro” lavoro renderà giustizia, solo quando saranno riemersi per un metro sopra l’inferno, allora tutti i Vittorio e i Luigi di questa terra vedranno riparata la dignità e ghermito un altro pezzo di libertà.