Era un sofferente mentale Brian Claunch che viveva a Houston; era un sofferente mentale a cui erano stati amputati un braccio ed una gamba; era un sofferente mentale, senza due arti e costretto sulla sedia a rotelle. La Sorte a volte si accanisce senza pena sulla sostanza umana, ma in questo caso la storia racconta come sia andata oltre la vertigine, negando al povero Brian la possibilità di continuare a respirare la sua sofferenza.
E’ stato ucciso a settembre dell'anno scorso da un poliziotto intervenuto, insieme a una squadra di colleghi, nella casa famiglia che lo ospitava a seguito della chiamata di uno dei responsabili della struttura: Brian era agitato perché reclamava soda e sigarette. Le reclamava come spesso fanno le persone in difficoltà mentale: agitandosi. Ma agitandosi troppo ha fatto un gesto che non è piaciuto ai cops: si agitava tenendo in mano un oggetto metallico. Invece di usare il Taser o altri metodi meno violenti, uno dei cops (tale Marin) gli ha semplicemente sparato e lo ha ucciso. In onore alle procedure, “dopo la rivoltellata” si è andati a verificare la natura pericolosa dell’oggetto agitato dalla mano di Brian. Un coltello? Un oggetto contundente? Una pistola tascabile? Un laser? No, niente di tutto ciò: era una banale penna a sfera.
Sulla violenza come metodo di lavoro ordinario utilizzata dai cops nella gestione dei rapporti “complessi” con la cittadinanza sono stati scritte ormai diverse piramidi di articoli: i cops non vanno per il sottile; non amano discutere; prima si spara e poi si discute... Ma in questo caso le condizioni “dell’avversario”, visibili, oggettive, palpabili nella loro comprovata evidenza di disparità, enormi nelle possibilità di portare qualsiasi tipo di offesa e danno, pongono interrogativi seri su ciò che anima il gesto dei responsabili dell’ordine pubblico negli Usa (e non solo negli Usa..). Quale la giustificazione per un gesto così abnorme? Quali le possibili parole per descrivere le motivazioni dell’agente Marin?
Se leggete sui newspaper americani troverete diverse spiegazioni date dai giornalisti a seguito delle dichiarazioni ufficiali della polizia di Houston, ma solo una può apparire convincente: Marin era nelle medesime condizioni di Brian. Certo, una sofferenza mentale meno visibile, meno oggettiva, stress “comprovato” da precedenti accadimenti violenti subiti in servizio dal cop in questione. Ma, verrebbe da replicare, .. è noto: il mestiere del poliziotto è un po’ più rischioso di quello del giardiniere..
Questa mi sembra l’unica fondata possibilità di spiegare con senno una situazione senza senno: due persone in difficoltà che si affrontano e una, quella con più potere, prevale sull’altra. Non riesco a trovarne altre. Non riesco a pensare quali pensieri e emozioni possano agitarsi nella testa e nell’animo di una persona che è stata addestrata a gestire situazioni complesse, violente e pericolose. Sparare e uccidere un disabile sofferente mentale solo perché il suo corpo si rifiuta di arrestarsi al comando netto dei tuoi ordini.
In una distanza di potere e possibilità di offesa straordinaria, riscontrabile probabilmente solo nelle situazioni descritte da Primo Levi e Bruno Bettelheim, solo questa parità di condizioni di sofferenza può spiegare l’inspiegabile crudeltà del gesto. Al di là di ciò, rimane solo un omicidio. Un omicidio legale.r effettuare modifiche.
E’ stato ucciso a settembre dell'anno scorso da un poliziotto intervenuto, insieme a una squadra di colleghi, nella casa famiglia che lo ospitava a seguito della chiamata di uno dei responsabili della struttura: Brian era agitato perché reclamava soda e sigarette. Le reclamava come spesso fanno le persone in difficoltà mentale: agitandosi. Ma agitandosi troppo ha fatto un gesto che non è piaciuto ai cops: si agitava tenendo in mano un oggetto metallico. Invece di usare il Taser o altri metodi meno violenti, uno dei cops (tale Marin) gli ha semplicemente sparato e lo ha ucciso. In onore alle procedure, “dopo la rivoltellata” si è andati a verificare la natura pericolosa dell’oggetto agitato dalla mano di Brian. Un coltello? Un oggetto contundente? Una pistola tascabile? Un laser? No, niente di tutto ciò: era una banale penna a sfera.
Sulla violenza come metodo di lavoro ordinario utilizzata dai cops nella gestione dei rapporti “complessi” con la cittadinanza sono stati scritte ormai diverse piramidi di articoli: i cops non vanno per il sottile; non amano discutere; prima si spara e poi si discute... Ma in questo caso le condizioni “dell’avversario”, visibili, oggettive, palpabili nella loro comprovata evidenza di disparità, enormi nelle possibilità di portare qualsiasi tipo di offesa e danno, pongono interrogativi seri su ciò che anima il gesto dei responsabili dell’ordine pubblico negli Usa (e non solo negli Usa..). Quale la giustificazione per un gesto così abnorme? Quali le possibili parole per descrivere le motivazioni dell’agente Marin?
Se leggete sui newspaper americani troverete diverse spiegazioni date dai giornalisti a seguito delle dichiarazioni ufficiali della polizia di Houston, ma solo una può apparire convincente: Marin era nelle medesime condizioni di Brian. Certo, una sofferenza mentale meno visibile, meno oggettiva, stress “comprovato” da precedenti accadimenti violenti subiti in servizio dal cop in questione. Ma, verrebbe da replicare, .. è noto: il mestiere del poliziotto è un po’ più rischioso di quello del giardiniere..
Questa mi sembra l’unica fondata possibilità di spiegare con senno una situazione senza senno: due persone in difficoltà che si affrontano e una, quella con più potere, prevale sull’altra. Non riesco a trovarne altre. Non riesco a pensare quali pensieri e emozioni possano agitarsi nella testa e nell’animo di una persona che è stata addestrata a gestire situazioni complesse, violente e pericolose. Sparare e uccidere un disabile sofferente mentale solo perché il suo corpo si rifiuta di arrestarsi al comando netto dei tuoi ordini.
In una distanza di potere e possibilità di offesa straordinaria, riscontrabile probabilmente solo nelle situazioni descritte da Primo Levi e Bruno Bettelheim, solo questa parità di condizioni di sofferenza può spiegare l’inspiegabile crudeltà del gesto. Al di là di ciò, rimane solo un omicidio. Un omicidio legale.r effettuare modifiche.