Ciak si gira: scena 1. Ufficio del capo (interno giorno)
Toc toc.
- Buongiorno, volevo dirle che lei è una testa di cazzo. Un aguzzino pronto a sfruttare i suoi subalterni. Un pezzo di merda, uno che guarda ai propri interessi e se ne sbatte i coglioni dei diritti altrui! –
Ciak si gira: scena 2. Ufficio del capo (interno giorno)
Toc toc.
- Buongiorno, sono qui per farle presente che lei è poco attento alle esigenze dei suoi dipendenti, sottovaluta i loro diritti privilegiando ad ogni costo il bene dell’azienda. –
Ora mi chiedo, le due scene trasmettono lo stesso messaggio?
Il capoufficio reagirà alla stessa maniera?
In barba a chi proclama che la forma sia superflua e invece sia più importante il contenuto, io dico no.
No e ancora no!
Per quanto mi riguarda la forma è anche contenuto: è il riflesso del nostro pensiero, che si deve obbligatoriamente tarare in relazione all’interlocutore e alla circostanza comunicativa.
E se fra amici al tavolo di una pizzeria comprendo bene che lo stile del linguaggio possa avere una rilevanza periferica, abdicando in favore del messaggio da trasmettere, non posso fare altrettanto quando assisto a certi scambi fra politici o a qualche loro affermazione pubblica.
Io non voglio (il condizionale non è d’obbligo in questo caso) assistere ad insulti irriferibili. Riferiti, invece, con tronfia sicumera davanti a telecamere e conferenze stampa.
E va bene che innanzi a certe provocazioni verrebbe spontaneo rispondere a tono, ma accettare il perimetro linguistico dell’avversario, e rilanciare, significa riconoscerne la validità e condividerla.
E a certe latitudini non è ammissibile!
Perché quando Berlusconi afferma che la Bindi è più bella che intelligente, non dimostra affatto di essere un simpaticone. Attesta, piuttosto, di essere un patetico coglione maschilista convinto che solo le strafighe abbiano il diritto di parola. Ma con lui è facile, potremmo bendarci e pescare alla cieca una qualsiasi affermazione dal suo vastissimo repertorio di villania sessista che qualcosa di sconvolgente verrebbe sempre fuori.
Perché quando la Barracciu dà del vecchio a Muledda, non ha una caduta di stile – come l’hanno definita i suoi sodali – ma una voragine di assenza di contenuti per argomentare, offrendo peraltro la spregevole idea che l’anzianità sia una pecca e la giovinezza un merito.
Perché quando Grillo, rivolgendosi ai suoi avversari politici, afferma :”Andatevene facce di merda!” non dimostra di essere stanco dei rappresentanti in Parlamento e volere con forza una nuova truppa di persone oneste e perbene. Dà prova, invece, di essere il becero protagonista di una triviale pièce di avanspettacolo.
Il contenuto è sicuramente importante, ma il contenitore lo è altrettanto.
E sfido chiunque a riempire di Capichera un bidet fino all’orlo e poi bervi dentro o ad apparecchiare sulla tavoletta del cesso.
Quand’anche fosse per mangiarvi del caviale!
Toc toc.
- Buongiorno, volevo dirle che lei è una testa di cazzo. Un aguzzino pronto a sfruttare i suoi subalterni. Un pezzo di merda, uno che guarda ai propri interessi e se ne sbatte i coglioni dei diritti altrui! –
Ciak si gira: scena 2. Ufficio del capo (interno giorno)
Toc toc.
- Buongiorno, sono qui per farle presente che lei è poco attento alle esigenze dei suoi dipendenti, sottovaluta i loro diritti privilegiando ad ogni costo il bene dell’azienda. –
Ora mi chiedo, le due scene trasmettono lo stesso messaggio?
Il capoufficio reagirà alla stessa maniera?
In barba a chi proclama che la forma sia superflua e invece sia più importante il contenuto, io dico no.
No e ancora no!
Per quanto mi riguarda la forma è anche contenuto: è il riflesso del nostro pensiero, che si deve obbligatoriamente tarare in relazione all’interlocutore e alla circostanza comunicativa.
E se fra amici al tavolo di una pizzeria comprendo bene che lo stile del linguaggio possa avere una rilevanza periferica, abdicando in favore del messaggio da trasmettere, non posso fare altrettanto quando assisto a certi scambi fra politici o a qualche loro affermazione pubblica.
Io non voglio (il condizionale non è d’obbligo in questo caso) assistere ad insulti irriferibili. Riferiti, invece, con tronfia sicumera davanti a telecamere e conferenze stampa.
E va bene che innanzi a certe provocazioni verrebbe spontaneo rispondere a tono, ma accettare il perimetro linguistico dell’avversario, e rilanciare, significa riconoscerne la validità e condividerla.
E a certe latitudini non è ammissibile!
Perché quando Berlusconi afferma che la Bindi è più bella che intelligente, non dimostra affatto di essere un simpaticone. Attesta, piuttosto, di essere un patetico coglione maschilista convinto che solo le strafighe abbiano il diritto di parola. Ma con lui è facile, potremmo bendarci e pescare alla cieca una qualsiasi affermazione dal suo vastissimo repertorio di villania sessista che qualcosa di sconvolgente verrebbe sempre fuori.
Perché quando la Barracciu dà del vecchio a Muledda, non ha una caduta di stile – come l’hanno definita i suoi sodali – ma una voragine di assenza di contenuti per argomentare, offrendo peraltro la spregevole idea che l’anzianità sia una pecca e la giovinezza un merito.
Perché quando Grillo, rivolgendosi ai suoi avversari politici, afferma :”Andatevene facce di merda!” non dimostra di essere stanco dei rappresentanti in Parlamento e volere con forza una nuova truppa di persone oneste e perbene. Dà prova, invece, di essere il becero protagonista di una triviale pièce di avanspettacolo.
Il contenuto è sicuramente importante, ma il contenitore lo è altrettanto.
E sfido chiunque a riempire di Capichera un bidet fino all’orlo e poi bervi dentro o ad apparecchiare sulla tavoletta del cesso.
Quand’anche fosse per mangiarvi del caviale!