E’ normale, normale, mi dico, mentre leggo sul web centinaia di commenti alle dichiarazioni del leghista Gianluca Pini che, prendendo la parola alla Camera per commentare la tragedia di Lampedusa, attacca Boldrini e Kyenge: "Ipocrita cultura dell'accoglienza (…) la responsabilità morale della strage che sta avvenendo nelle acque di Lampedusa è da ascriversi alla “coppia Boldrini-Kyenge, con la loro scuola di pensiero ipocrita che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo porta a risultati drammatici come questi”.
È normale e quasi sana, mi dico, questa reazione emotiva fatta di sdegno, invettive, maledizioni, auspici di morte lenta e dolorosa verso chi, urlando idiozie che rasentano, avvicinano e sorpassano la parola che Papa Francesco ha a sua volta urlato guardando alla tragedia - “Vergogna” – si macchia di due delle più gravi colpe che possa immaginare per faccende di questa portata: l’oblio delle intime e politiche responsabilità e la menzogna.
Questa facilità di dimenticare la precisa sedimentazione del proprio operato nella costruzione di un visibilissimo e pericolosissimo muro che ostacola il transito dei disperati verso l’Europa; questa estrema capacità di mentire, a se stessi prima che agli altri, sulla storica e caparbia volontà di portare mattoni e cemento a quel progetto di “protezione della fortezza Europa”; queste parole e questi gesti che poggiano il culo mille anni luce distanti da spazi di dignità, onestà e rispetto dei diritti umani… tutto questo ha e deve avere il sapore delle parole di Bergoglio. Devono essere riconosciute e sanzionate come “vergognose”, nel senso più profondo del termine: un sentimento di umiliante mortificazione che si prova per un atto o un comportamento sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti.
Ma questa grave parola, declinata invero come senso di colpa di chi sente il proprio sentire politico “a sinistra” nel senso di Bobbio, è e deve essere destinata anche a chi ha contingenti responsabilità nella gestione del fenomeno: la Ministra Cécile Kyenge.
Occupandomi da oltre 10 anni della trasformazione dello statuto del nostro Paese da area di partenza a spazio socio-economico di arrivo di migranti, non ho nascosto la mia gioia nel vedere che una immigrata poi naturalizzata, arrivata in Italia dalla Repubblica Democratica del Congo come irregolare, ospite di alcuni religiosi e di laici impegnati in attività di assistenza e – solo grazie a loro – capace di regolarizzare la sua posizione, con esperienza lavorative tipiche della componente migrante (come quella di badante), capace di laurearsi e poi specializzarsi…. potesse finalmente ricoprire una carica di diretta responsabilità ministeriale sulle possibilità di sollevare di un minimo (almeno) il livello di dignità di vita di un segmento notevole della nostra popolazione, quella immigrata, ultimo segmento, ultimo gradino quanto a decenza delle condizioni quotidiane di esistenza.
Ma poi ho visto e sentito. Ho visto che il primo atto è stato la convocazione di una conferenza stampa e ho sentito le sue parole e il suo orizzonte progettuale di fronte a questo dramma: e qui mi sono vergognato.
Vede Ministra Kyenge, in vent’anni i cadaveri dei migranti “contati” solo nello stretto di Sicilia sono oltre 6000; oggi sono stati recuperati 95 corpi e ne mancano all’appello 250.. e lei inizia la conferenza con: “Da questo momento in poi”??? Parla di “politica di dialogo”, di evitare la “paura”, di “confronto e condivisione”, di “rivedere (RIVEDERE, lo scrivo maiuscolo) le norme per l’immigrazione NON CITANDO MAI, dico MAI l’architettura legislativa dell’Unione Europea, i vincoli imposti dalla UE, non mostrando un minimo di straccio di orizzonte sui contenuti (CONTENUTI, lo riscrivo in maiuscolo) che facciano, almeno, intravvedere la sua intima idea su come – perlomeno – rallentare questa infinita strage??? Non sono pochi 5 mesi per incominciare a tracciare i contorni di un progetto alternativo alla Bossi-Fini, MInistra Kyenge..
È normale e quasi sana, mi dico, questa reazione emotiva fatta di sdegno, invettive, maledizioni, auspici di morte lenta e dolorosa verso chi, urlando idiozie che rasentano, avvicinano e sorpassano la parola che Papa Francesco ha a sua volta urlato guardando alla tragedia - “Vergogna” – si macchia di due delle più gravi colpe che possa immaginare per faccende di questa portata: l’oblio delle intime e politiche responsabilità e la menzogna.
Questa facilità di dimenticare la precisa sedimentazione del proprio operato nella costruzione di un visibilissimo e pericolosissimo muro che ostacola il transito dei disperati verso l’Europa; questa estrema capacità di mentire, a se stessi prima che agli altri, sulla storica e caparbia volontà di portare mattoni e cemento a quel progetto di “protezione della fortezza Europa”; queste parole e questi gesti che poggiano il culo mille anni luce distanti da spazi di dignità, onestà e rispetto dei diritti umani… tutto questo ha e deve avere il sapore delle parole di Bergoglio. Devono essere riconosciute e sanzionate come “vergognose”, nel senso più profondo del termine: un sentimento di umiliante mortificazione che si prova per un atto o un comportamento sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti.
Ma questa grave parola, declinata invero come senso di colpa di chi sente il proprio sentire politico “a sinistra” nel senso di Bobbio, è e deve essere destinata anche a chi ha contingenti responsabilità nella gestione del fenomeno: la Ministra Cécile Kyenge.
Occupandomi da oltre 10 anni della trasformazione dello statuto del nostro Paese da area di partenza a spazio socio-economico di arrivo di migranti, non ho nascosto la mia gioia nel vedere che una immigrata poi naturalizzata, arrivata in Italia dalla Repubblica Democratica del Congo come irregolare, ospite di alcuni religiosi e di laici impegnati in attività di assistenza e – solo grazie a loro – capace di regolarizzare la sua posizione, con esperienza lavorative tipiche della componente migrante (come quella di badante), capace di laurearsi e poi specializzarsi…. potesse finalmente ricoprire una carica di diretta responsabilità ministeriale sulle possibilità di sollevare di un minimo (almeno) il livello di dignità di vita di un segmento notevole della nostra popolazione, quella immigrata, ultimo segmento, ultimo gradino quanto a decenza delle condizioni quotidiane di esistenza.
Ma poi ho visto e sentito. Ho visto che il primo atto è stato la convocazione di una conferenza stampa e ho sentito le sue parole e il suo orizzonte progettuale di fronte a questo dramma: e qui mi sono vergognato.
Vede Ministra Kyenge, in vent’anni i cadaveri dei migranti “contati” solo nello stretto di Sicilia sono oltre 6000; oggi sono stati recuperati 95 corpi e ne mancano all’appello 250.. e lei inizia la conferenza con: “Da questo momento in poi”??? Parla di “politica di dialogo”, di evitare la “paura”, di “confronto e condivisione”, di “rivedere (RIVEDERE, lo scrivo maiuscolo) le norme per l’immigrazione NON CITANDO MAI, dico MAI l’architettura legislativa dell’Unione Europea, i vincoli imposti dalla UE, non mostrando un minimo di straccio di orizzonte sui contenuti (CONTENUTI, lo riscrivo in maiuscolo) che facciano, almeno, intravvedere la sua intima idea su come – perlomeno – rallentare questa infinita strage??? Non sono pochi 5 mesi per incominciare a tracciare i contorni di un progetto alternativo alla Bossi-Fini, MInistra Kyenge..