La tanto sbandierata marcia su Roma dei “forconi”, che nelle intenzioni doveva scardinare il parlamento, ha portato in piazza poche migliaia di persone (tremila persone secondo le stime).
L’Italia è diventato un paese incapace di protestare. E anche coloro che protestano, sembrano riferirsi alle ali estreme del dissenso puramente politico, piuttosto che alle categorie sociali più svantaggiate.
Gli unici che sembrano resistere sono gli attivisti contro la TAV. E poco altro.
Solo pochi anni fa, era il 2009, una fiumana di pacifica protesta invadeva Roma, con un movimento che venne battezzato “Popolo Viola”. Ma negli anni precedenti c’erano state altre grandi manifestazioni. Si ricorderanno i “No Global” di Genova e Firenze, con proteste che, a parte le infiltrazioni di gruppi violenti, si erano svolte sostanzialmente in modo pacifico su temi universali. Si ricorderà, ancora, negli anni passati, la grande protesta sindacale contro l’abolizione dell’art. 18 che tutelava il lavoratore contro il licenziamento. Tornando ancora indietro, si ricorderà il movimento dei cosiddetti “girotondi”. Insomma, la storia recente del nostro paese ci racconta di un popolo capace di scendere pacificamente in piazza e protestare per i propri diritti. Ora sembra che questa prerogativa stia andando smarrendosi. Le proteste di questi giorni sembrano tutt’altro che spontanee, con personaggi ambigui, figli proprio di quella vecchia politica, che le guidano. Lo stesso Berlusconi, il personaggio che in questo ventennio ha incarnato il peggio della politica italiana, oggi cavalca la protesta.
Insomma, la politica che protesta contro la politica.
Eppure stiamo vivendo il peggior periodo di crisi economica dagli anni ’70 a oggi, con l’aggiunta di una frattura etica tra il popolo e i governanti, che in questi anni hanno mostrato un distacco enorme, anche morale, dal sentire comune. Il momento culminato con la rielezione di un capo dello Stato con il chiaro ruolo di garante di un potere radicato e persino illegittimo, è uno degli episodi più scabrosi e tristi della storia della Repubblica italiana.
E gli italiani? I precari? I disoccupati? Gli esodati? I cassintegrati? I giovani senza prospettive? I pensionati con quattro soldi al mese? Dove sono?
Verrebbe da pensare che gli italiani sono talmente depressi che non hanno neppure voglia di scendere in piazza a protestare. O forse manca la controparte. Che è diventata uno spettro. Le banche, la finanza mondiale, gruppi di potere che guidano come marionette un governo privo di vera determinazione politica. Un disorientamento generale frantuma la società, la quale, alla fine, sembra accorgersi della politica solo quando aumenta il prezzo della benzina.
Nel frattempo, arriva il Natale. Gli italiani, forse proprio per dimenticare precarietà e preoccupazioni, affollano i centri commerciali, i quali, nonostante la crisi, traboccano sempre di gente.