Quando si muore, si muore soli. Lo diceva De André e sono essenzialmente d’accordo. L’attimo in cui finiamo di fotografare con gli occhi gli aspetti terreni, sono nostri e di nessun altro. Anche perché è davvero difficile immaginare il “dopo”. Mi interessa però comprendere il “prima”, l’attimo in cui la vita sfugge, corre, si incunea nelle ultime strade della vita, negli incroci delle probabilità. Noi, in quel momento, siamo soli. E dovremmo affrontare quell’attimo senza i respiri di nessun altro. Senza nessun ausilio. Ecco. E’ questo il punto. Non sopporto gli accompagnamenti da nessuna parte. Uno, la morte, se la deve guadagnare. Un po’ come la vita. Zappare da solo. Non amo gli assassini, non sopporto le guerre, gli errori, il fuoco amico. Non si muore per sbaglio. Meglio, non si dovrebbe morire se non perché è giunto il proprio momento. Nessuno – e il “nessuno” diventa universale – deve decidere della vita degli altri e, quasi ad essere blasfemo, può, al massimo decidere della sua. Si. Il suicidio, per quanto doloroso, per quanto argomento difficile e intrattabile è, comunque, davanti a qualsiasi omicidio, giustificabile. Un gioco con se stessi.
Dennis Mc Guire è rimasto in agonia per tredici, interminabili minuti. E’ accaduto negli Stati Uniti d’America, nell’Ohio. Condannato alla pena di morte per aver sodomizzato e ucciso Joy Stewart, una ragazza di 22 anni incinta di sette mesi e, per di più, Mc Guire aveva abbandonato il cadavere ai bordi di una strada. Per molti, dunque, Mc Guire meritava la pena di morte.
Siamo sempre così sicuri delle nostre scelte e delle nostre decisioni e poi, quando le prendiamo, non sappiamo più difenderle. Mc Guire è stato torturato nella stessa misura in cui egli ha barbaramente agito nei confronti di Joy. E’ giusto’ E’ sbagliato? Terribile domanda. Io, personalmente non ho una risposta. Riesco solo a rimanere senza parole davanti a questi scenari. «I am sorry», mi dispiace, ha detto Mc Gure prima che gli venisse iniettato il cocktail terribile, quello che l’avrebbe tenuto in agonia, perché non gli ha procurato la morte immediata. Capisco, davvero, di essere dalla parte sbagliata. Perché tutti siamo portati ad osservare la realtà con gli occhi dell’emozione. Ma io, davvero, non sono in grado di uccidere un’altra persona. Anche la peggiore persona. Perché quando si muore, si muore soli e nessuno ci dovrebbe aiutare a compiere quello strano salto.
Dennis Mc Guire è rimasto in agonia per tredici, interminabili minuti. E’ accaduto negli Stati Uniti d’America, nell’Ohio. Condannato alla pena di morte per aver sodomizzato e ucciso Joy Stewart, una ragazza di 22 anni incinta di sette mesi e, per di più, Mc Guire aveva abbandonato il cadavere ai bordi di una strada. Per molti, dunque, Mc Guire meritava la pena di morte.
Siamo sempre così sicuri delle nostre scelte e delle nostre decisioni e poi, quando le prendiamo, non sappiamo più difenderle. Mc Guire è stato torturato nella stessa misura in cui egli ha barbaramente agito nei confronti di Joy. E’ giusto’ E’ sbagliato? Terribile domanda. Io, personalmente non ho una risposta. Riesco solo a rimanere senza parole davanti a questi scenari. «I am sorry», mi dispiace, ha detto Mc Gure prima che gli venisse iniettato il cocktail terribile, quello che l’avrebbe tenuto in agonia, perché non gli ha procurato la morte immediata. Capisco, davvero, di essere dalla parte sbagliata. Perché tutti siamo portati ad osservare la realtà con gli occhi dell’emozione. Ma io, davvero, non sono in grado di uccidere un’altra persona. Anche la peggiore persona. Perché quando si muore, si muore soli e nessuno ci dovrebbe aiutare a compiere quello strano salto.