Come faranno a resistere, le persone senza reddito o con un reddito davvero iniquo, quelle che solo sino ad un paio di anni fa erano sulla bocca di tutti e poi, magicamente, sono sparite dalla dialettica dei talk show e degli approfondimenti?
Quelle famiglie che già da allora venivano raccontate come quelli che, a fine stipendio, gli avanzava ancora parecchio mese da passare. Come faranno, mi chiedo, alla luce di tutte le lievitazioni di prezzi e di imposte che senza soluzione di continuità i vari governi/ammucchiata e amministrazioni a scendere continuano imperterriti a calarci sulle tasche e sulle teste?!
Sembra niente, un punto percentuale di IVA o una manciata di centesimi sul costo dei combustibili, ma diventa cifra insormontabile nelle poche finanze di chi è da sempre allo strenuo, alla cinghia.
L'importante è non parlarne, come al solito in questo strano tipo di paese, ciò che non appare in TV semplicemente non esiste. E così spariscono parecchie notizie, parecchie informazioni utili e fondamentali per potere asserire senza ombra di dubbio che, in Italia, vi siano le basi civili e democratiche perché si possa formare una pubblica opinione obiettiva e scevra di inesattezze e/o mistificazioni.
Infatti non se ne parla più, oggi i problemi sembrano essere più i segreti di Kelledda o le future alleanze e segreterie del PD, l'attenzione di tutta quella parte di popolazione che ancora non soffre così pesantemente di questa crisi, di quelli che ancora percepiscono uno o più redditi in famiglia che gli permetterebbero di vivere dignitosamente ma che comunque non disdegnano le lamentele, sembra essere puntata ancora una volta sui temi secondari e ripetitivi delle solite “elezioni clientelari” più che sull'idea di un reale e radicale, quanto necessario, cambiamento.
I dati ISTAT, ve li ricordate? Quelli che sfoderavano ad ogni piè sospinto quando i margini di ingrasso per la politica erano ancora smisurati, quei dati oggi vedono picchi e percentuali paurose di miseria, impoverimento e disoccupazione, dati che potrebbero (e dovrebbero aggiungo) preoccupare seriamente tutti, vengono tenuti nascosti, non divulgati. Come le notizie di politica estera o le finanze, oggi ancora più gestite, filtrate ed edulcorate da un circoscritto ma potentissimo interesse sovranazionale.
C'è fermento in tutto il pianeta, ma siamo tutti convinti che tutti i casini stiano a casa nostra e che siano pure risolvibili. Il problema è: “che cosa stiamo facendo per risolverli, li aggraviamo?!”
La risposta per ora è “si!”
Ci stracciamo le vesti di fronte ai danni dovuti all'estrazione dei combustibili ma nessuno di noi rinuncia all'automobile, se non per il tanto che gli impongono le proprie finanze. Ci lamentiamo delle discariche e degli inceneritori, ma continuiamo a produrre volumi di immondizie industriali. Fatevi un po' il conto dei sacchetti che buttavate via qualche anno fa e capirete di quanto sia aumentata la nostra produzione. Quelle figure, umili e border-line che si incontravano per la strada, spazzini improvvisati che raccoglievano, appiattivano e rivendevano il cartone o altri rifiuti riciclabili trovati in giro o nei cassonetti, oggi le vediamo in ogni casa.
Siamo tutti un po' più spazzini, oggi, ma con molta meno dignità di allora, con molta meno innocenza e con molti meno quattrini, nostante ci crediamo più ricchi.
Si rinverdisce la solidarietà nei momenti difficili, ma si acuiscono anche le fobie e l'ignoranza.
In questo pericoloso cocktail, quell'informazione deforme ed incompleta diventa anch'essa immondizia, ci riempie i pensieri di inesattezze e dubbi, e non è così semplice differenziare questo genere di spazzatura, impossibile smaltirla o “valorizzarla” se non si posseggono mezzi adatti a decifrarne le verità, ben celate nel mezzo e spesso talmente evidenti da essere scartate per prime, “troppo banali” e scartare tutto il resto.
Da queste discariche, che sono appunto le convinzioni indotte e imprecise, difficilmente può scaturire qualcosa che valga più del particolato o dell'olezzo classico di una discarica, specie quando gli elettori continuano ad esserlo col naso turato, con la paura che si possa anche peggiorare, mentre in realtà non facciamo nient'altro.
Differenziarsi non è semplice, ma resta una priorità impellente, direi "vitale"...