Ontani, nutrie e il tragico limite del ridicolo.
di Fiorenzo Caterini
Sui media nazionali, in questi giorni, è rimbalzata una notizia clamorosa. L’alluvione che ha colpito l’Emilia, nel modenese già devastato dal recente terremoto, è stata causata da un piccolo roditore, la nutria.
Pare che la causa sia proprio questa, almeno dall’insistenza con la quale viene ripetuta la notizia. Anzi, con quel burocratese o politichese furbesco tipico delle dichiarazioni di tecnici e politici, trattasi di “possibile concausa”. Che però restando l’unica dichiarata, finisce, nell’opinione comune, per diventare l’unica causa. La colpa è delle nutrie e degli animalisti che le proteggono.
Ma non è finita: le frane della Liguria, causate dalla stessa drammatica ondata di maltempo, pare siano state causate dalle volpi e dai tassi.
Quale la connessione tra questi animali e gli eventi disastrosi?
Certamente questi animaletti non possono, ovviamente, essere la causa dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici. Neppure dell’uso del suolo che negli ultimi decenni ha raggiunto, dappertutto e a maggior ragione nel sovrappopolato nord Italia, livelli eccessivi e preoccupanti.
Neppure possiamo imputare loro di aver trasformato il territorio con una rete di canali, strade, ponti, campi coltivati e capannoni industriali, ville e villette più o meno regolari, asfalto e cemento.
Nulla di tutto questo possiamo imputare a questi animali.
Neppure possiamo imputare loro di aver condotto male la manutenzione degli argini.
Eppure lo stesso ente che controlla gli argini del bacino del Po, l’AIPO, ha lanciato la sua accusa. La colpa è delle nutrie. Anzi, “possibile concausa”.
Anche in Sardegna, subito dopo la tragica alluvione, qualcuno, qualche sindaco in particolare, aveva tirato fuori una storia simile. La colpa è degli animali protetti, e delle piante, gli ontani, che vegetano lungo gli argini, e infine della Forestale che proibisce.
Una idiozia sospesa tra malafede ed ignoranza. Che come spesso succede, serpeggiando tra la gente, diventa pure luogo comune, che diverse volte è rimbalzato, di ritorno, alle mie orecchie.
E così sarà anche per nutrie.
Poi è venuta la volta delle associazione degli agricoltori. Anche loro ad accusare le nutrie, e a rivendicare rimborsi per i danni all’agricoltura causati da questo roditore.
Poi sono arrivati i politici. Il leghista, immancabile, anche lui ad agitarsi contro le nutrie, e contro gli animalisti “di sinistra”, con la sua bella interrogazione parlamentare.
Poi è arrivato anche Giovanardi, ex Ministro, anche lui contro le nutrie in una accesa dichiarazione.
Forse chiederanno i danni alle nutrie, alle volpi e ai tassi. Che non hanno diritto di replica.
Questi animali, è l’accusa, scavano delle gallerie indebolendo gli argini e favorendo le frane.
Dare la colpa alle nutrie ribalta le responsabilità in modo pretestuoso: la colpa non è della nostra negligenza, ma degli animalisti che non ci fanno intervenire. E dato che questi animali sono un problema per gli agricoltori, solleviamo un po’ di buriana politica, così ci facciamo propaganda sopra.
Le alluvioni, in Italia, paese dal cronico dissesto idrogeologico accentuato da una storica cattiva gestione del suolo e del territorio, sono sempre esistite. Anche prima che, negli anni ’70, le nutrie, provenienti dal Sudamerica ed allevate per la loro pelliccia, fossero rilasciate nell’ambiente, una volta passato di moda il “castorino”.
Ho visto le immagini drammatiche della piene del Secchia, nel modenese, e mi hanno ricordato quello che da poco è successo in Sardegna. Lo stesso Po ha raggiunto livelli di guardia.
Neppure se tutte le nutrie, i tassi, e le volpi si fossero messe insieme a fare la danza della pioggia, avrebbero potuto causare ondate di piena simili.
E l’argine del Secchia che è crollato, era sostenuto da una barriera in cemento. Se per caso qualche cunicolo delle nutrie avesse provocato qualche debolezza, in quel punto, doveva essere comunque monitorato.
Ma la colpa è delle nutrie.
Però in Sardegna le nutrie non ci sono, ma ci sono gli ontani.
In Emilia gli ontani non ci sono, ma ci sono le nutrie.
Qualcosa a cui addossare le responsabilità, a ben guardare, si trova sempre.
Ben oltre il senso del ridicolo.
di Fiorenzo Caterini
Sui media nazionali, in questi giorni, è rimbalzata una notizia clamorosa. L’alluvione che ha colpito l’Emilia, nel modenese già devastato dal recente terremoto, è stata causata da un piccolo roditore, la nutria.
Pare che la causa sia proprio questa, almeno dall’insistenza con la quale viene ripetuta la notizia. Anzi, con quel burocratese o politichese furbesco tipico delle dichiarazioni di tecnici e politici, trattasi di “possibile concausa”. Che però restando l’unica dichiarata, finisce, nell’opinione comune, per diventare l’unica causa. La colpa è delle nutrie e degli animalisti che le proteggono.
Ma non è finita: le frane della Liguria, causate dalla stessa drammatica ondata di maltempo, pare siano state causate dalle volpi e dai tassi.
Quale la connessione tra questi animali e gli eventi disastrosi?
Certamente questi animaletti non possono, ovviamente, essere la causa dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici. Neppure dell’uso del suolo che negli ultimi decenni ha raggiunto, dappertutto e a maggior ragione nel sovrappopolato nord Italia, livelli eccessivi e preoccupanti.
Neppure possiamo imputare loro di aver trasformato il territorio con una rete di canali, strade, ponti, campi coltivati e capannoni industriali, ville e villette più o meno regolari, asfalto e cemento.
Nulla di tutto questo possiamo imputare a questi animali.
Neppure possiamo imputare loro di aver condotto male la manutenzione degli argini.
Eppure lo stesso ente che controlla gli argini del bacino del Po, l’AIPO, ha lanciato la sua accusa. La colpa è delle nutrie. Anzi, “possibile concausa”.
Anche in Sardegna, subito dopo la tragica alluvione, qualcuno, qualche sindaco in particolare, aveva tirato fuori una storia simile. La colpa è degli animali protetti, e delle piante, gli ontani, che vegetano lungo gli argini, e infine della Forestale che proibisce.
Una idiozia sospesa tra malafede ed ignoranza. Che come spesso succede, serpeggiando tra la gente, diventa pure luogo comune, che diverse volte è rimbalzato, di ritorno, alle mie orecchie.
E così sarà anche per nutrie.
Poi è venuta la volta delle associazione degli agricoltori. Anche loro ad accusare le nutrie, e a rivendicare rimborsi per i danni all’agricoltura causati da questo roditore.
Poi sono arrivati i politici. Il leghista, immancabile, anche lui ad agitarsi contro le nutrie, e contro gli animalisti “di sinistra”, con la sua bella interrogazione parlamentare.
Poi è arrivato anche Giovanardi, ex Ministro, anche lui contro le nutrie in una accesa dichiarazione.
Forse chiederanno i danni alle nutrie, alle volpi e ai tassi. Che non hanno diritto di replica.
Questi animali, è l’accusa, scavano delle gallerie indebolendo gli argini e favorendo le frane.
Dare la colpa alle nutrie ribalta le responsabilità in modo pretestuoso: la colpa non è della nostra negligenza, ma degli animalisti che non ci fanno intervenire. E dato che questi animali sono un problema per gli agricoltori, solleviamo un po’ di buriana politica, così ci facciamo propaganda sopra.
Le alluvioni, in Italia, paese dal cronico dissesto idrogeologico accentuato da una storica cattiva gestione del suolo e del territorio, sono sempre esistite. Anche prima che, negli anni ’70, le nutrie, provenienti dal Sudamerica ed allevate per la loro pelliccia, fossero rilasciate nell’ambiente, una volta passato di moda il “castorino”.
Ho visto le immagini drammatiche della piene del Secchia, nel modenese, e mi hanno ricordato quello che da poco è successo in Sardegna. Lo stesso Po ha raggiunto livelli di guardia.
Neppure se tutte le nutrie, i tassi, e le volpi si fossero messe insieme a fare la danza della pioggia, avrebbero potuto causare ondate di piena simili.
E l’argine del Secchia che è crollato, era sostenuto da una barriera in cemento. Se per caso qualche cunicolo delle nutrie avesse provocato qualche debolezza, in quel punto, doveva essere comunque monitorato.
Ma la colpa è delle nutrie.
Però in Sardegna le nutrie non ci sono, ma ci sono gli ontani.
In Emilia gli ontani non ci sono, ma ci sono le nutrie.
Qualcosa a cui addossare le responsabilità, a ben guardare, si trova sempre.
Ben oltre il senso del ridicolo.