Ho lasciato parole dentro la bottiglia. Ho fotografato sorrisi e abbracci e ho annusato suoni e colori. Perché in un anno si cammina con la consapevolezza di andare avanti e non con la terribile sensazione di non aver camminato. Perché si sale e a volte si scende e si affrontano le curve della vita con leggiadria e con inconsapevolezza. Si lasciano brandelli di ricordi ed emozioni sulle strade. Amici, conoscenti, persone famose, perfetti sconosciuti - per noi - che abbandonano la strada della vita e si fermano, in attesa. E noi, attraversiamo i ricordi in silenzio, con la pesantezza dei nostri anni. A guardare il mare e le onde che appianano tutto. Poi ci sono gli applausi, i giorni brillanti e quelli gonfi di vergogne. Passa tutto in un anno. Gli occhi lucidi e asciutti, i bambini crescono e non sono consapevoli della nostra insignificante vanità. Giocano intorno ai giorni e ai mesi, scanditi solo da un pallone, un videogioco, un bacio sognato, un bacio rubato, un bacio sperato. Un anno è un serpente che si morde la coda e ricomincia, inesorabilmente ogni anno. Affacciarsi alla finestra e scoprire albe completamente identiche a quelle passate. Il tempo è una miserabile concezione umana che divide i giorni e le passioni. A volte cammina troppo velocemente quando, per esempio, quell'incontro non vorremmo mai finisse. Oppure è lentissimo, come le ore trascorse in carcere. Senza libertà. Un anno è una raccolta di immagini. di suoni, di rumori sordi. Un anno è solo il passaggio tra l'anno passato e quello che verrà. Non sono un venditore di almanacchi. Non ne sono, sinceramente all'altezza. Ma ho parole da raggranellare nelle tasche delle opportunità. E mi servono per raccontare i giorni, i mesi, gli anni. In mezzo ai pensieri c'è il mare, la terra. Il mio mare e la mia terra. E mi piace, ci siano occhi a leggere e cuori a scaldare la vita. Nonostante tutto buon anno. Ne abbiamo bisogno. Tutti.