Capita di incontrare, nella vita, persone esperte nell’arte di lamentarsi. Non parlo di coloro che attraversano un momento difficile, o che hanno subito una delusione particolare, o che hanno un qualsivoglia problema, per cui manifestano con accenti critici il proprio dissenso, più o meno costruttivo. Non parlo della lamentela reattiva, più o meno caratteriale. Parlo di quelli per cui la lamentela è una modalità relazionale, una costante negativa opponibile in tutte le circostanze, un automatismo inceppato, un circuito vizioso.
Come un disco rotto, non so se avete presente.
Non si tratta solo di compulsione grave, o di ossessione maniacale. In taluni casi, anzi, in molti casi, si tratta di vera e propria strategia comportamentale, per ottenere dei vantaggi secondari.
Costoro, negli ambienti di lavoro, nelle associazioni, persino all’interno dei gruppi sociali, pongono in atto una costante lagnanza, rivolta contro le articolazioni del gruppo di appartenenza.
Non so se avete presente.
Costoro alla fine vedono, spesso, premiati i loro sforzi. Chi gli sta accanto, infatti, vuoi per buona fede (se si lamenterà tanto qualche motivo lo avrà!), vuoi per quieto vivere, finiscono per concedere loro qualche vantaggio.
Errore gravissimo.
Il lagnante, che evidentemente ha sperimentato fin da infante questa sua tecnica da bambino viziato, otterrà la prova che lagnarsi conviene. Per cui proseguirà ancora con maggiore convinzione con la sua tecnica.
Spesso, chi gli sta affianco, notando i vantaggi ottenuti dal lagnante, prende ad imitare lo stesso andazzo. Si formano così gruppi di lagnanti che si spalleggiano a vicenda, salvo lagnarsi di quello, tra loro, che al momento è assente.
La caratteristica principale di questi negativi associati è la denigrazione delle persone. Principalmente prendono di mira chi intralcia i loro scopi, o i loro non-scopi, chiunque essi siano. Poi denigrano le persone di buona volontà, cioè coloro che, in qualche modo, impedirebbero alla teoria della lagnanza “sempre e comunque” di avere dei fondamenti.
Le persone di valore, di buona volontà, che hanno prodotto nella loro vita cose significative negli ambiti più disparati, dal lavoro allo studio, dalla vita associativa alla cultura, dallo sport ai vari campi del vivere quotidiano, vengono sistematicamente denigrati dai lagnanti, che troveranno, ingigantendolo a dismisura, il pelo nell’uovo nella loro attività, finendo per inventarselo di sana pianta quando non lo trovano.
Per loro non contano i fatti, non contano i risultati ottenuti dai denigrati. Essi sono assolutamente accecati dalla loro bramosia di vantaggi, consistenti, principalmente, nel non fare una beneamata minchia dalla mattina alla sera, oppure nel giustificare il loro fallimento personale. L’ansia di affrontare questa loro situazione, prodotta da insicurezze che risalgono alle bambagie dell’infanzia e dall’aver sempre evitato i problemi, li porta ad una assoluto dispregio dei fatti, ad una totale immaginazione delle cose attribuibili agli altri, con quella malignità misera e meschina che solo i perditempo hanno.
I lagnanti, per contro, nei confronti dei disonesti, dei parassiti, della feccia, hanno modo di manifestare bonarietà e indulgenza, di modo da apparire con costoro, considerati innocui, anche obbiettivi.
Ora, trasferiamo su scala generale questo comportamento.
Vediamolo in funzione politica. Ma, stavolta, dalla parte dell’elettore.
Tutti ladri, tutti fanno schifo. Nessun candidato degno, tutti ladri, tutti fanno schifo. Magari c’è una persona integerrima, capita, che si candida. Perché per quanto il politico sia portato all’arrivismo e al carrierismo, capita che ci siano persone, anche lì, di valore e di buona volontà. Ma loro non lo votano. Tutti merde, tutti ladri.
Non so se avete presente.
Poi, dato che sono tutti uguali, tutti merde, tutti ladri, votano per il peggiore, quello che gli ha promesso un favore. Tutti uguali sono, tanto vale…
Salvo poi lamentarsi, contro i politici ladri e corrotti, perché il favore non arriva.
Tutti ladri, tutti corrotti.
Perché, in fin dei conti, lamentarsi conviene. Sempre.