Si voni Deu e li carabbineri, a fine aprile io ed un gruppo di amici tenteremo la traversata della Sardegna in mountain bike.
Non pedalando sulla 131 ma seguendo sentieri e mulattiere. Attraversando paeselli, borgate e oceani di silenzio delle nostre campagne
Percorreremo la traccia orientale segnata sulla Guida al Mountain Biking in Sardegna, pubblicata dalla Regione nel 2009 e che trovate, in versione digitale, sul sito Sardegna Digital Library. È un eccellente lavoro realizzato secondo la tecnica del road book: ogni cancello, ogni incrocio e ogni deviazione sono indicate con precisione assoluta.
La Guida propone un itinerario nord sud sulla costa orientale, un altro su quella occidentale e diverse possibilità per congiungere le due piste.
Trascorro le giornate fantasticando su questa avventura. Cercheremo di concludere la missione in una settimana, individuando sei tappe e pernottando in bed and breakfast o in qualunque altra struttura ricettiva offrano i luoghi delle soste.
Perché lo facciamo?
Perché non esiste un modo migliore per godersi il continente Sardegna, per gustare fino in fondo ogni paesaggio essendone parte.
Perché, da un anno, sono presidente di un'associazione sportiva attiva nel settore del cicloturismo.
Perché sono convinto che la bicicletta sia una risorsa inesplorata ma potenzialmente ricchissima, per il nostro turismo. E niente affatto povera, come comunemente si crede.
Perché dopo i quarant'anni si ha il bisogno di trovare conferme, dal proprio fisico e della propria mente.
Cercheremo contatti con le varie amministrazioni dei centri che attraverseremo. E magari proporremo l'itinerario a chi ci si volesse cimentare, magari identificandolo con un marchio.
"Sardegnapedalando", per dire il primo che mi viene in mente.
Immagino decine di bikers ogni settimana che affollano l'entroterra della Sardegna e tutti i piccoli centri dotarsi di una qualche forma di accoglienza stabile, con prodotti, creazioni e storie del loro mondo.
Una Cortes Apertas tutto l'anno.
Magari con qualche incentivo dalla Regione per facilitare lo sviluppo di questo settore.
Considerate che oggi, 18 gennaio, sono andato a correre in maniche corte: il termometro segnava 20 gradi. Significa che nella nostra magnifica Isola si può accogliere il cicloturista tutto l'anno.
E che dove la cultura della bicicletta è più radicata - cioè nei paesi del nord Europa - in questo periodo sono sommersi dalla neve e tengono le bici in cantina.
Il turista della bicicletta ha normalmente grande rispetto per i luoghi: la maggiore garanzia di quanto vado asserendo è che è disposto a faticare per guadagnarsi un panorama.
E dopo la fatica viene sempre tanto appetito e altrettanta voglia di esplorare e divertirsi.
Chiedo a chi si contende la guida della Regione di riflettere su questa risorsa e di valutare se non sia il caso di investirci qualche soldo.
Magari pensateci mentre pedalate. Schiarisce le idee.
Non pedalando sulla 131 ma seguendo sentieri e mulattiere. Attraversando paeselli, borgate e oceani di silenzio delle nostre campagne
Percorreremo la traccia orientale segnata sulla Guida al Mountain Biking in Sardegna, pubblicata dalla Regione nel 2009 e che trovate, in versione digitale, sul sito Sardegna Digital Library. È un eccellente lavoro realizzato secondo la tecnica del road book: ogni cancello, ogni incrocio e ogni deviazione sono indicate con precisione assoluta.
La Guida propone un itinerario nord sud sulla costa orientale, un altro su quella occidentale e diverse possibilità per congiungere le due piste.
Trascorro le giornate fantasticando su questa avventura. Cercheremo di concludere la missione in una settimana, individuando sei tappe e pernottando in bed and breakfast o in qualunque altra struttura ricettiva offrano i luoghi delle soste.
Perché lo facciamo?
Perché non esiste un modo migliore per godersi il continente Sardegna, per gustare fino in fondo ogni paesaggio essendone parte.
Perché, da un anno, sono presidente di un'associazione sportiva attiva nel settore del cicloturismo.
Perché sono convinto che la bicicletta sia una risorsa inesplorata ma potenzialmente ricchissima, per il nostro turismo. E niente affatto povera, come comunemente si crede.
Perché dopo i quarant'anni si ha il bisogno di trovare conferme, dal proprio fisico e della propria mente.
Cercheremo contatti con le varie amministrazioni dei centri che attraverseremo. E magari proporremo l'itinerario a chi ci si volesse cimentare, magari identificandolo con un marchio.
"Sardegnapedalando", per dire il primo che mi viene in mente.
Immagino decine di bikers ogni settimana che affollano l'entroterra della Sardegna e tutti i piccoli centri dotarsi di una qualche forma di accoglienza stabile, con prodotti, creazioni e storie del loro mondo.
Una Cortes Apertas tutto l'anno.
Magari con qualche incentivo dalla Regione per facilitare lo sviluppo di questo settore.
Considerate che oggi, 18 gennaio, sono andato a correre in maniche corte: il termometro segnava 20 gradi. Significa che nella nostra magnifica Isola si può accogliere il cicloturista tutto l'anno.
E che dove la cultura della bicicletta è più radicata - cioè nei paesi del nord Europa - in questo periodo sono sommersi dalla neve e tengono le bici in cantina.
Il turista della bicicletta ha normalmente grande rispetto per i luoghi: la maggiore garanzia di quanto vado asserendo è che è disposto a faticare per guadagnarsi un panorama.
E dopo la fatica viene sempre tanto appetito e altrettanta voglia di esplorare e divertirsi.
Chiedo a chi si contende la guida della Regione di riflettere su questa risorsa e di valutare se non sia il caso di investirci qualche soldo.
Magari pensateci mentre pedalate. Schiarisce le idee.