Cinque anni fa, la villa di Arzachena dove sono morti i quattro componenti della famiglia Passoni era stata travolta da un'altra piena del fiume. Allora andò bene, ma gli inquilini del tempo (anch'essi brasiliani) avevano raccontato del pericolo scampato.
Un assessore comunale, l'avvocato Rino Cudoni, formulò una richiesta all'ufficio tecnico per domandare quale legittimità e quali garanzie di sicurezza vi fossero nella sempre più frequente trasformazione in locali residenziali di scantinati destinati a tutt'altro uso. Nel caso specifico, quella cantina era stata concepita per essere un locale per la lavorazione delle carni. E, in definitiva, quella ricerca di chiarimenti significa che qualche preoccupazione esisteva.
Però sull'approccio culturale ai disastri noto che certa informazione segue fedelmente l'esempio della politica. Si parla di soccorsi e contributi pubblici post emergenza, si parla poco o nulla di quel che l'uomo può fare per evitare o limitare i danni provocati da questi eventi atmosferici. E ora vengo al punto.
Oggi il direttore de L'Unione Sarda sostiene che Renato Soru voglia "speculare sulla tragedia, cercando con astio e aggressività una rinnovata visibilità". Lo scrive commentando la gazzarra televisiva scatenata ieri su Rai Uno dal confronto tra Soru e Cappellacci.
Per il direttore questi dibattiti televisivi sono un serio problema e non fanno bene alla Sardegna. Probabilmente si riferisce ai confronti basati sul conflitto tra due opposte visioni in tema di pianificazione urbanistica, un confronto che sta pericolosamente finendo per restituire attenzione al Piano paesaggistico regionale varato nel 2006 e per porre pesanti interrogativi sulla sua recente revisione. Il Ppr in vigore è certamente perfettibile nei aspetti tecnici - oggi Francesco Pigliaru, su La Nuova Sardegna, ne individua il punto debole nel suo impianto conservatore - ma resta l'emblema di un atteggiamento più rigoroso e responsabile nel rapporto tra ambiente e cemento. Ed è esattamente per questo motivo che Soru torna ad apparire con una certa frequenza in televisione. Ora facciamo un passo indietro.
Quel Piano paesaggistico è stato, nei suoi quattro anni e mezzo di mandato a capo della Regione, la principale ragione dell'asperrima guerra tra Soru e L'Unione Sarda. Siccome si tende a dimenticare facilmente anche il nostro recente passato, sarà bene ricordare la giornaliera demolizione dell'opera di quella giunta compiuta da quotidiano e televisione di Sergio Zuncheddu, attraverso una linea editoriale ferocemente ostile a quel governatore.
Non ci sarebbe nulla di male nell'atteggiamento di un organo di stampa che attacca a testa bassa la politica perseguita da un'istituzione. Dovrebbe, anzi, essere la normalità, purché si portino argomenti e fatti dimostrabili.
Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che l'editore Sergio Zuncheddu è anche un costruttore con interessi palesemente in conflitto con il giro di vite al cemento imposto dal Piano paesaggistico di Soru.
Zuncheddu è il padrone delle Città Mercato, Zuncheddu è colui che ha costruito sulle coste di Olbia il gigantesco villaggio Olbiamare con porto turistico incorporato, Zuncheddu è l'ideatore del fallito tentativo di edificare un nuovo complesso residenziale sullo stagno di Porto Giunco, a Villasimius. Zuncheddu è anche il proprietario delle torri di Santa Gilla, a Cagliari, dove oggi hanno sede le redazioni del suo gruppo e che nel 2004 avrebbero dovuto essere acquistate dalla Regione, prima che Soru bloccasse l'operazione.
È insomma evidente la totale incompatibilità di prospettive tra il padrone de L'Unione Sarda e l'indirizzo politico impresso da Soru alla sua giunta. E questa, purtroppo, resta la principale debolezza dell'informazione de l'Unione Sarda, quando affronta questi temi.
Ora, di Soru si può pensare tutto il male possibile e pure a ragione, visto il suo carattere dispotico e la sua innegabile tendenza all'accentramento. Lo si può contestare per l'inaccettabile percentuale di assenze in Consiglio regionale, segnale orribile di disinteresse verso l'attività del parlamento sardo.
Però non basta accusarlo di speculare per fini politici sulla tragedia intervenendo in uno show televisivo. Bisogna contestare i suoi argomenti nel merito, se si vuole apparire credibili. Specula perché dice sciocchezze per averne, forse, un ritorno politico? Soru non ha partecipato alle primarie del Pd ed è fuori dalla corsa alla Regione, come tutti sanno, cosicché al momento non compete in nessuna corsa elettorale.
Si potrebbe essere tentati di credere che il vero problema non sia tanto l'asserito, deprecabile speculare sulla tragedia, quanto il ritorno di popolarità dell'ex presidente della Regione e delle idee da lui proposte in tema di urbanistica.
Soru, nello stesso giorno, ha rilasciato un'intervista a Il Fatto Quotidiano e a Skytg24 dove ha sostenuto non apparirgli normale che una famiglia potesse vivere nello scantinato di una villa costruita sulle sponde di un fiume. Ha speculato sulla tragedia per avere espresso questo suo convincimento?
O forse gli speculatori sono altri?
Un assessore comunale, l'avvocato Rino Cudoni, formulò una richiesta all'ufficio tecnico per domandare quale legittimità e quali garanzie di sicurezza vi fossero nella sempre più frequente trasformazione in locali residenziali di scantinati destinati a tutt'altro uso. Nel caso specifico, quella cantina era stata concepita per essere un locale per la lavorazione delle carni. E, in definitiva, quella ricerca di chiarimenti significa che qualche preoccupazione esisteva.
Però sull'approccio culturale ai disastri noto che certa informazione segue fedelmente l'esempio della politica. Si parla di soccorsi e contributi pubblici post emergenza, si parla poco o nulla di quel che l'uomo può fare per evitare o limitare i danni provocati da questi eventi atmosferici. E ora vengo al punto.
Oggi il direttore de L'Unione Sarda sostiene che Renato Soru voglia "speculare sulla tragedia, cercando con astio e aggressività una rinnovata visibilità". Lo scrive commentando la gazzarra televisiva scatenata ieri su Rai Uno dal confronto tra Soru e Cappellacci.
Per il direttore questi dibattiti televisivi sono un serio problema e non fanno bene alla Sardegna. Probabilmente si riferisce ai confronti basati sul conflitto tra due opposte visioni in tema di pianificazione urbanistica, un confronto che sta pericolosamente finendo per restituire attenzione al Piano paesaggistico regionale varato nel 2006 e per porre pesanti interrogativi sulla sua recente revisione. Il Ppr in vigore è certamente perfettibile nei aspetti tecnici - oggi Francesco Pigliaru, su La Nuova Sardegna, ne individua il punto debole nel suo impianto conservatore - ma resta l'emblema di un atteggiamento più rigoroso e responsabile nel rapporto tra ambiente e cemento. Ed è esattamente per questo motivo che Soru torna ad apparire con una certa frequenza in televisione. Ora facciamo un passo indietro.
Quel Piano paesaggistico è stato, nei suoi quattro anni e mezzo di mandato a capo della Regione, la principale ragione dell'asperrima guerra tra Soru e L'Unione Sarda. Siccome si tende a dimenticare facilmente anche il nostro recente passato, sarà bene ricordare la giornaliera demolizione dell'opera di quella giunta compiuta da quotidiano e televisione di Sergio Zuncheddu, attraverso una linea editoriale ferocemente ostile a quel governatore.
Non ci sarebbe nulla di male nell'atteggiamento di un organo di stampa che attacca a testa bassa la politica perseguita da un'istituzione. Dovrebbe, anzi, essere la normalità, purché si portino argomenti e fatti dimostrabili.
Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che l'editore Sergio Zuncheddu è anche un costruttore con interessi palesemente in conflitto con il giro di vite al cemento imposto dal Piano paesaggistico di Soru.
Zuncheddu è il padrone delle Città Mercato, Zuncheddu è colui che ha costruito sulle coste di Olbia il gigantesco villaggio Olbiamare con porto turistico incorporato, Zuncheddu è l'ideatore del fallito tentativo di edificare un nuovo complesso residenziale sullo stagno di Porto Giunco, a Villasimius. Zuncheddu è anche il proprietario delle torri di Santa Gilla, a Cagliari, dove oggi hanno sede le redazioni del suo gruppo e che nel 2004 avrebbero dovuto essere acquistate dalla Regione, prima che Soru bloccasse l'operazione.
È insomma evidente la totale incompatibilità di prospettive tra il padrone de L'Unione Sarda e l'indirizzo politico impresso da Soru alla sua giunta. E questa, purtroppo, resta la principale debolezza dell'informazione de l'Unione Sarda, quando affronta questi temi.
Ora, di Soru si può pensare tutto il male possibile e pure a ragione, visto il suo carattere dispotico e la sua innegabile tendenza all'accentramento. Lo si può contestare per l'inaccettabile percentuale di assenze in Consiglio regionale, segnale orribile di disinteresse verso l'attività del parlamento sardo.
Però non basta accusarlo di speculare per fini politici sulla tragedia intervenendo in uno show televisivo. Bisogna contestare i suoi argomenti nel merito, se si vuole apparire credibili. Specula perché dice sciocchezze per averne, forse, un ritorno politico? Soru non ha partecipato alle primarie del Pd ed è fuori dalla corsa alla Regione, come tutti sanno, cosicché al momento non compete in nessuna corsa elettorale.
Si potrebbe essere tentati di credere che il vero problema non sia tanto l'asserito, deprecabile speculare sulla tragedia, quanto il ritorno di popolarità dell'ex presidente della Regione e delle idee da lui proposte in tema di urbanistica.
Soru, nello stesso giorno, ha rilasciato un'intervista a Il Fatto Quotidiano e a Skytg24 dove ha sostenuto non apparirgli normale che una famiglia potesse vivere nello scantinato di una villa costruita sulle sponde di un fiume. Ha speculato sulla tragedia per avere espresso questo suo convincimento?
O forse gli speculatori sono altri?