Non facciamoci fregare le ultime due cose che ci restano.
di Fiorenzo Caterini
La Sardegna si sta svuotando. Fabbriche chiuse, siti inquinati, filo spinato, villaggi turistici fantasma. Niente di più triste e spettrale che vagare in un villaggio turistico d'inverno. Ma, da qualche anno a questa parte, a causa soprattutto del caro traghetti, anche d’estate gli affari non vanno mica tanto bene.
Ci restano due cose.
La manodopera, ormai, è tutta forestiera. Ma per forestiera non intendo immigrati, non intendo gente che comunque abita nell’isola, spende i soldi guadagnati nei nostri negozi, usa i mezzi pubblici e manda i figli a scuola, consentendo a quei servizi di sopravvivere per tutti. La manodopera di questi villaggi proviene da agenzie che catapultano questa povera gente sfruttata e malpagata giusto il tempo, i due o tre mesi, necessari per la stagione estiva. Gente che non ha neppure modo di uscire dal villaggio e spendersi i soldi per una birra o un caffè.
Nessuna ricaduta economica, nessun beneficio per la località che ha ceduto una porzione preziosissima del suo paesaggio.
In compenso, tratti di costa sono occupati da questi villaggi, e preclusi ai sardi e ai turisti. E’ un senso di estraneità che mi prende, nel vedere questi villaggi. Di sardo non c’è nulla. Persino i prodotti tipici, in vendita all’interno, sono ridotti nei minimi termini.
Ci restano due cose soltanto.
Eppure questo è il modello di sviluppo che ancora ci viene offerto da Cappellacci tenuto per mano da Berlusconi. Campi da golf e centri benessere. Tradotto: villaggi turistici aperti 3 mesi all’anno.
Si dirà, ma almeno 6 mesi di edilizia, un po’ di ritorno ci sarà. Poco, davvero poco, anche le maestranze edili, ormai, sono forestiere. Il sistema è lo stesso. Giusto da lavorare per qualche geometra, che spesso, sono gli stessi che amministrano i comuni costieri. Chissà perché.
Il nuovo PPS, sbandierato come piatto forte della campagna edilizia del centrodestra, prevede una notevole apertura verso questo modello di sviluppo ormai ampiamente superato. Un modello di sviluppo che prevede benefici per gli affaristi e meno delle briciole per i disoccupati e i lavoratori.
In compenso, gravi rischi corre il nostro ambiente, e con esso, le speranze per uno sviluppo basato su un uso corretto del territorio.
Teniamo duro. Tanto oltre certi limiti non si può andare, l’impianto normativo nazionale e comunitario, e lo stesso PPR, che ha resistito a tutte le più impensabili battaglie legali dimostrandosi giuridicamente solidissimo, impedirebbe qualunque esagerazione, qualunque stravolgimento della norma e conseguente devastazione ambientale.
Ma come si sa, siamo in Italia. Fatte le leggi, trovati gli inganni.
Per capire come i fautori del nuovo PPS intendano scardinare l’impianto normativo esistente, consentendo a milioni di metri cubi di cemento di riversarsi lungo le coste, è sufficiente scorrere il testo delle Norme Tecniche di Attuazione. Scorrerlo tutto, e giungere fino alle norme transitorie.
Si, quelle norme che nessuno legge, che sembrano inutili, ma che tali non sono. Perché in Italia, le cose transitorie, durano anni e anni. Specie quando fanno comodo ai furbi e agli amici dei furbi.
Lì è previsto il lasciapassare agli affaristi e agli speculatori del cemento. In quelle norme transitorie è previsto il via libera ai campi da golf , con tutte le strutture edilizie connesse, nonché alle cosiddette opere di interesse pubblico, ovvero gli alberghi e i “centri benessere”, anche sul mare. In teoria, una valanga di cemento potrebbe cambiare definitivamente il volto della Sardegna, relegandola ad una sorta di legione straniera a noi stessi, priva di volto, di paesaggio, di economia propria. I sardi relegati in fazzoletti di spiaggia, accalcati tra loro.
Una norma, a mio parere, illegittima, perché non si può deregolare alla fase di transizione la gestione del vincolo paesaggistico, è folle, oltre che, appunto, antigiuridico.
Le Norme Tecniche di Attuazione del Nuovo Piano, quello “dei Sardi”, è intanto sparito dal sito della Regione, non si trova più. Alla voce corrispondente si ritrovano le vecchie norme del PPR.
Sicuramente un “errore di sbaglio”.
Oppure sono io che proprio non le trovo.
Oppure si ha paura di mostrare questa voragine pronta ad accogliere la peggiore valanga di cemento della storia della Sardegna.
Meglio tenere tutto nascosto, sottovoce, farlo trapelare solo alle persone giuste.
Che infatti di una certa compravendita strana di terreni, lungo le coste, se ne ha sentore, se ne ha notizia.
Attenzione.
Non facciamoci fottere la Sardegna.
Mentre si chiacchiera di stupidate elettorali, di futili polemiche, mentre i sardi sono distratti, mentre si inseguono chimere di improbabili indipendenze e ci si accanisce per difendere la pianticella, questi ci fregano la Sardegna, ce la portano via.
Ed è gente che fa sul serio.
A molti hanno portato via il lavoro, altri sono costretti a vivere nella precarietà, altri ancora hanno solo ombre nel futuro, specie i giovani.
Ecco, non facciamoci fregare le ultime due cose che ci restano.
La terra più bella del mondo.
La speranza.
di Fiorenzo Caterini
La Sardegna si sta svuotando. Fabbriche chiuse, siti inquinati, filo spinato, villaggi turistici fantasma. Niente di più triste e spettrale che vagare in un villaggio turistico d'inverno. Ma, da qualche anno a questa parte, a causa soprattutto del caro traghetti, anche d’estate gli affari non vanno mica tanto bene.
Ci restano due cose.
La manodopera, ormai, è tutta forestiera. Ma per forestiera non intendo immigrati, non intendo gente che comunque abita nell’isola, spende i soldi guadagnati nei nostri negozi, usa i mezzi pubblici e manda i figli a scuola, consentendo a quei servizi di sopravvivere per tutti. La manodopera di questi villaggi proviene da agenzie che catapultano questa povera gente sfruttata e malpagata giusto il tempo, i due o tre mesi, necessari per la stagione estiva. Gente che non ha neppure modo di uscire dal villaggio e spendersi i soldi per una birra o un caffè.
Nessuna ricaduta economica, nessun beneficio per la località che ha ceduto una porzione preziosissima del suo paesaggio.
In compenso, tratti di costa sono occupati da questi villaggi, e preclusi ai sardi e ai turisti. E’ un senso di estraneità che mi prende, nel vedere questi villaggi. Di sardo non c’è nulla. Persino i prodotti tipici, in vendita all’interno, sono ridotti nei minimi termini.
Ci restano due cose soltanto.
Eppure questo è il modello di sviluppo che ancora ci viene offerto da Cappellacci tenuto per mano da Berlusconi. Campi da golf e centri benessere. Tradotto: villaggi turistici aperti 3 mesi all’anno.
Si dirà, ma almeno 6 mesi di edilizia, un po’ di ritorno ci sarà. Poco, davvero poco, anche le maestranze edili, ormai, sono forestiere. Il sistema è lo stesso. Giusto da lavorare per qualche geometra, che spesso, sono gli stessi che amministrano i comuni costieri. Chissà perché.
Il nuovo PPS, sbandierato come piatto forte della campagna edilizia del centrodestra, prevede una notevole apertura verso questo modello di sviluppo ormai ampiamente superato. Un modello di sviluppo che prevede benefici per gli affaristi e meno delle briciole per i disoccupati e i lavoratori.
In compenso, gravi rischi corre il nostro ambiente, e con esso, le speranze per uno sviluppo basato su un uso corretto del territorio.
Teniamo duro. Tanto oltre certi limiti non si può andare, l’impianto normativo nazionale e comunitario, e lo stesso PPR, che ha resistito a tutte le più impensabili battaglie legali dimostrandosi giuridicamente solidissimo, impedirebbe qualunque esagerazione, qualunque stravolgimento della norma e conseguente devastazione ambientale.
Ma come si sa, siamo in Italia. Fatte le leggi, trovati gli inganni.
Per capire come i fautori del nuovo PPS intendano scardinare l’impianto normativo esistente, consentendo a milioni di metri cubi di cemento di riversarsi lungo le coste, è sufficiente scorrere il testo delle Norme Tecniche di Attuazione. Scorrerlo tutto, e giungere fino alle norme transitorie.
Si, quelle norme che nessuno legge, che sembrano inutili, ma che tali non sono. Perché in Italia, le cose transitorie, durano anni e anni. Specie quando fanno comodo ai furbi e agli amici dei furbi.
Lì è previsto il lasciapassare agli affaristi e agli speculatori del cemento. In quelle norme transitorie è previsto il via libera ai campi da golf , con tutte le strutture edilizie connesse, nonché alle cosiddette opere di interesse pubblico, ovvero gli alberghi e i “centri benessere”, anche sul mare. In teoria, una valanga di cemento potrebbe cambiare definitivamente il volto della Sardegna, relegandola ad una sorta di legione straniera a noi stessi, priva di volto, di paesaggio, di economia propria. I sardi relegati in fazzoletti di spiaggia, accalcati tra loro.
Una norma, a mio parere, illegittima, perché non si può deregolare alla fase di transizione la gestione del vincolo paesaggistico, è folle, oltre che, appunto, antigiuridico.
Le Norme Tecniche di Attuazione del Nuovo Piano, quello “dei Sardi”, è intanto sparito dal sito della Regione, non si trova più. Alla voce corrispondente si ritrovano le vecchie norme del PPR.
Sicuramente un “errore di sbaglio”.
Oppure sono io che proprio non le trovo.
Oppure si ha paura di mostrare questa voragine pronta ad accogliere la peggiore valanga di cemento della storia della Sardegna.
Meglio tenere tutto nascosto, sottovoce, farlo trapelare solo alle persone giuste.
Che infatti di una certa compravendita strana di terreni, lungo le coste, se ne ha sentore, se ne ha notizia.
Attenzione.
Non facciamoci fottere la Sardegna.
Mentre si chiacchiera di stupidate elettorali, di futili polemiche, mentre i sardi sono distratti, mentre si inseguono chimere di improbabili indipendenze e ci si accanisce per difendere la pianticella, questi ci fregano la Sardegna, ce la portano via.
Ed è gente che fa sul serio.
A molti hanno portato via il lavoro, altri sono costretti a vivere nella precarietà, altri ancora hanno solo ombre nel futuro, specie i giovani.
Ecco, non facciamoci fregare le ultime due cose che ci restano.
La terra più bella del mondo.
La speranza.