É uno dei luoghi comuni più inflazionati, la cui morale assomiglia molto all'ascoltare discorsi comunemente definiti “polemici” durante una “catastrofe annunciata”.
Ma andiamo per gradi.
Annunciata anche troppo, settanta (70) allerta meteo dall'inizio dell'anno -così pare ne abbia diramati la Protezione Civile- metterebbero in crisi sistemi di prevenzione e protezione civili ben più ferrati dei nostri. Come dire, a furia di gridare “al lupo”...
E di queste “polemiche”, che pensare?
Giustissimo dedicarsi con tutto l'impegno ad assistere e confortare le vittime, fra le quali vi sono persone che davvero non hanno nessuna colpa se non quella di essersi fidate di un costruttore, di un venditore o di un affittuario senza scrupoli.
Persone ignare che si sono viste rovesciare in casa torrenti d'acqua con una velocità ed una furia agghiaccianti. Persone delle quali spesso, passata l'attenzione sui fatti, non se ne sa più nulla, per anni.
Successe a Capoterra, a Villagrande Strisaili, prima ancora ci furono Gairo e Osini. Anche allora continuavamo a ripeterci che “era il momento di prestare soccorso, zitti”, e zitti restammo, anzi, continuammo a costruire ed abitare come se nessuno fosse morto, se nulla fosse successo.
Come un impiccato, appeso, che crede che la sua salvezza sia nella corda e la tende sempre più.
Non ne abbiamo più parlato, dopo ogni volta, non siamo nemmeno stati ad ascoltare chi ne parlava con cognizione di causa ed anche una certa “chiaroveggenza”, tanto da premunirci di un adeguato “Piano di Riassetto Idrogeologico”, lasciato marcire nei cassetti così come le opere pubbliche a La Maddalena o l'altro piano, quello sui trasporti, o sullo sviluppo rurale.
Non abbiamo voluto “polemizzare”, allora, ne' durante ne' dopo, sino alla catastrofe successiva, e così via.
Polemizzavamo con chi le cose ce le diceva, chiare e non fraintendibili, noi.
Mi scuserete quindi, se preferisco restare fuori dal coro dei “rimbocchiamoci le maniche, silenzio-so-lidarmente”, mi rimbocco le maniche e collaboro, con energia, ma lo faccio mentre ne parlo, mentre cerco di capire quanto, chi è vittima diretta di queste tragedie, ne sia pure direttamente o indirettamente responsabile.
Stare zitti non ci ha aiutato, non sino ad oggi, a risolvere il problema che sta al fondo della questione, nessun rispetto avremo mostrato a tutte le Vittime, se non saremo capaci di fare in modo che siano, definitivamente, le ultime.
Non ci sto, quindi, a stare zitto e soffocare in me la rabbia che monta ogni volta di più, il disprezzo che provo per chi vive come se fosse solo su questa terra, per chi non ha rispetto per niente sia del prossimo suo che dell'ambiente. Non so trattenermi, quando sento delle irripetibili menzogne da parte di chi dovrebbe rappresentare (indebitamente) i sardi tutti, ma nemmeno per l'ipocrisia di chi ci ha campato, da quel costruire selvaggio, ed oggi non ha quasi più una casa.
Non c'è nessun bisogno, per finire, che io difenda la Natura e i suoi Elementi, si difende benissimo da sola, ed è proprio da noi, che si difende.
gav®
Ma andiamo per gradi.
Annunciata anche troppo, settanta (70) allerta meteo dall'inizio dell'anno -così pare ne abbia diramati la Protezione Civile- metterebbero in crisi sistemi di prevenzione e protezione civili ben più ferrati dei nostri. Come dire, a furia di gridare “al lupo”...
E di queste “polemiche”, che pensare?
Giustissimo dedicarsi con tutto l'impegno ad assistere e confortare le vittime, fra le quali vi sono persone che davvero non hanno nessuna colpa se non quella di essersi fidate di un costruttore, di un venditore o di un affittuario senza scrupoli.
Persone ignare che si sono viste rovesciare in casa torrenti d'acqua con una velocità ed una furia agghiaccianti. Persone delle quali spesso, passata l'attenzione sui fatti, non se ne sa più nulla, per anni.
Successe a Capoterra, a Villagrande Strisaili, prima ancora ci furono Gairo e Osini. Anche allora continuavamo a ripeterci che “era il momento di prestare soccorso, zitti”, e zitti restammo, anzi, continuammo a costruire ed abitare come se nessuno fosse morto, se nulla fosse successo.
Come un impiccato, appeso, che crede che la sua salvezza sia nella corda e la tende sempre più.
Non ne abbiamo più parlato, dopo ogni volta, non siamo nemmeno stati ad ascoltare chi ne parlava con cognizione di causa ed anche una certa “chiaroveggenza”, tanto da premunirci di un adeguato “Piano di Riassetto Idrogeologico”, lasciato marcire nei cassetti così come le opere pubbliche a La Maddalena o l'altro piano, quello sui trasporti, o sullo sviluppo rurale.
Non abbiamo voluto “polemizzare”, allora, ne' durante ne' dopo, sino alla catastrofe successiva, e così via.
Polemizzavamo con chi le cose ce le diceva, chiare e non fraintendibili, noi.
Mi scuserete quindi, se preferisco restare fuori dal coro dei “rimbocchiamoci le maniche, silenzio-so-lidarmente”, mi rimbocco le maniche e collaboro, con energia, ma lo faccio mentre ne parlo, mentre cerco di capire quanto, chi è vittima diretta di queste tragedie, ne sia pure direttamente o indirettamente responsabile.
Stare zitti non ci ha aiutato, non sino ad oggi, a risolvere il problema che sta al fondo della questione, nessun rispetto avremo mostrato a tutte le Vittime, se non saremo capaci di fare in modo che siano, definitivamente, le ultime.
Non ci sto, quindi, a stare zitto e soffocare in me la rabbia che monta ogni volta di più, il disprezzo che provo per chi vive come se fosse solo su questa terra, per chi non ha rispetto per niente sia del prossimo suo che dell'ambiente. Non so trattenermi, quando sento delle irripetibili menzogne da parte di chi dovrebbe rappresentare (indebitamente) i sardi tutti, ma nemmeno per l'ipocrisia di chi ci ha campato, da quel costruire selvaggio, ed oggi non ha quasi più una casa.
Non c'è nessun bisogno, per finire, che io difenda la Natura e i suoi Elementi, si difende benissimo da sola, ed è proprio da noi, che si difende.
gav®