Avete sentito da Berlusconi una sola parola sul dramma degli alluvionati di Olbia? Magari mi sarà sfuggita o forse il decaduto avrà tenuto pudicamente per sé il suo dolore, ma non mi risulta nessuna dichiarazione ufficiale.
Strano, per uno che non ha mai mancato di esternare il suo amore per questa terra, ricambiato nel 2007 dal conferimento della cittadinanza onoraria di Olbia.
Strano, per uno che una volta, durante uno dei tanti blitz compiuti in città per una delle tante campagne elettorali di questo ventennio, dichiarò che in vecchiaia si sarebbe ritirato in Sardegna per scrivere le memorie della sua vita, precisando che all'opera avrebbe lavorato accomodato al tavolino di un bar del Corso Umberto. Gli piaceva tanto, aggiunse, la luce del cuore di Olbia.
Ora basta.
Io propongo, da gallurese e cittadino italiano, di revocare la cittadinanza onoraria di Olbia al pregiudicato ed ex senatore Silvio Berlusconi. E chiedo a tutte le forze politiche che basano la loro azione sul rispetto della legalità e sui valori della Costituzione di farsi promotori e portavoce di questa iniziativa, non nuova ma oggi sostenuta da altri e determinanti argomenti.
La proposta è rivolta in particolare ai sedicenti partiti di sinistra del territorio, nella speranza che escano dalle ambiguità e dagli imbarazzi spendendo finalmente qualche parola sull'iniziativa.
Se vi può essere d'aiuto, sappiate che il Comune di Corleone ha appena revocato la cittadinanza onoraria al calciatore Fabrizio Miccoli per quelle disgraziate frasi, intercettata durante un colloquio telefono, sul giudice Falcone.
E se qualcuno obiettasse che a parlare per voi è la vostra cultura stalinista, inguaribilmente incline a sopprimere gli oppositori, fategli presente che pochi mesi fa il Pdl di Ravenna ha chiesto di revocare la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano, accusato di avere gioito delle disgrazie del padrone del centrodestra.
Non spiegate il vostro silenzio, per favore, dietro la necessità di debellare la malattia dell'antiberlusconismo militante e neppure azzardatevi a replicare che al Paese interessano ben altre cose e poco importa del profilo penale del suo ex capo del Governo.
Dunque, da poco più di tre mesi Olbia ha un cittadino onorario che è pregiudicato per una gigantesca evasione fiscale da oltre trecento milioni di euro. Da un giorno Olbia ha per cittadino onorario un uomo espulso con disonore dal Senato della Repubblica.
La condanna e la decadenza da parlamentare potrebbero essere la testa d'ariete per fare breccia nel bunker del Consiglio comunale, finora inespugnabile per chiunque abbia proposto la revoca.
Ci provò, qualche mese dopo il conferimento del titolo, un comitato costituito dall'ingegner Giovanni Lopes, ma senza alcun risultato. Già allora, quattro anni prima della condanna, esistevano ottimi motivi per chiedere che si facesse giustizia di un riconoscimento molto discusso.
Ripercorriamone allora la storia.
La cittadinanza onoraria a Berlusconi è stata assegnata dall'amministrazione comunale di Olbia nel maggio del 2007, pochi giorni prima che Gianni Giovannelli diventasse per la prima volta sindaco. Sequenze di quella giornata sono rimaste impresse nelle scene finali del documentario Videocracy, con Silvio che impugnando la pergamena risaliva il Corso Umberto (quello con la giacca chiara alle sue spalle ero io) tra due ali di folla osannante.
In realtà, la delibera della giunta comunale di Olbia che attribuiva la cittadinanza a Berlusconi era datata 2004, firmata da uno sconosciuto ortopedico diventato, dopo aver conosciuto il Cavaliere, consigliere regionale, sindaco e parlamentare: Settimo Nizzi.
La cerimonia di conferimento venne posticipata di due anni e mezzo per concludere col botto la campagna per le comunali di quell'anno, stravinte da Giovannelli sul socialista Nardino Degortes. Nizzi era ancora sindaco e i suoi rapporti con il successore ancora eccellenti, prima della clamorosa rottura consumatasi nei mesi successivi.
Perché venne conferita la cittadinanza a Berlusconi? Perché, sostenne il sindaco, i vertici internazionali tenuti in quegli anni a Villa Certosa avevano concesso una formidabile ribalta internazionale a Porto Rotondo e al territorio di Olbia: tutti ricordano le visite agostane dell'ex premier spagnolo Aznar e la scampagnata a Porto Cervo di Tony Blair e consorte, accompagnati dal Silvio con bandana annodata dietro la nuca.
Insomma, il merito di Berlusconi è stato quello di possedere una villa a Porto Rotondo dove invitava rappresentanti istituzionali in veste informale, proprietà inopinatamente trasformata in residenza di Stato quando si trattò di impedirne l'ingresso ai magistrati che indagavano sugli abusi edilizi che vi erano stati commessi, prima di essere sanati.
In veste ufficiale, Berlusconi non è mai stato al Comune di Olbia, neppure quando Fininvest propose la costruzione di Costa Turchese. Era il 1983 e a presentare il progetto furono il fratello Paolo e Fedele Confalonieri, preceduti nella loro visita da un pacco spedito a tutti i consiglieri comunali contenente un costosissimo, per l'epoca, videotelefono.
Quando divennero pubbliche le fotografie scattate nella villa da Antonello Zappadu - specie quella del premier ceco Topolanek con attributi al vento - risultò chiaro quali delicatissime urgenze diplomatiche rendessero necessari questi vertici internazionali.
La fama internazionale della Sardegna, in quel periodo, potrebbe essere avvicinata alle reputazione di cui godeva Cuba ai tempi del dittatore Fulgencio Batista, quando l'isola caraibica era considerata il casino d'America.
Poi, due anni dopo, venne lo scippo del G8, assegnato a La Maddalena dal governo Prodi e dirottato a L'Aquila dall'esecutivo Berlusconi, utilizzando come spregevole pretesto il terremoto che aveva colpito la città. Con esso si tolse a La Maddalena una formidabile carta mediatica per la sua riconversione in chiave turistica, dopo lo smantellamento della base nucleare di Santo Stefano, e al territorio i fondi per il rifacimento della Olbia-Sassari, convogliati in un portafoglio a disposizione della presidenza del Consiglio.
Il tutto, mentre 24 carabinieri continuano ogni giorno, ancora oggi, ad essere sottrattii dai loro compiti di sorveglianza del territorio per presidiare Villa Certosa, anche quando è disabitata. Insomma, quali sarebbero questi meriti storici resta un mistero.
La scorsa estate, come ormai immancabilmente avviene da molti anni a questa parte, si è levata la voce di una imminente vendita di Villa Certosa al solito misterioso acquirente, notizia come sempre smentita nel giro di poche ore. E L'Unione Sarda ha intervistato un signore che fornisce vini e bevande alla tenuta di Punta Lada. Costui si è fatto latore di nefaste profezie, immaginando un danno colossale per il territorio se l'affare fosse andato in porto e Berlusconi avesse lasciato una volta per tutte il suo ritiro estivo.
Ecco, forse gli unici a dispiacersi della revoca della cittadinanza onoraria potrebbero essere il suo bibitaro e i pochi altri che a Villa Certosa continuano a fare affari. Nel frattempo, l'ex premier è ufficialmente diventato un pregiudicato. E chi dice di avere a cuore la legalità, non può tollerare che un pregiudicato per reati conto la pubblica amministrazione sia cittadino onorario per iniziativa di una pubblica amministrazione.
Strano, per uno che non ha mai mancato di esternare il suo amore per questa terra, ricambiato nel 2007 dal conferimento della cittadinanza onoraria di Olbia.
Strano, per uno che una volta, durante uno dei tanti blitz compiuti in città per una delle tante campagne elettorali di questo ventennio, dichiarò che in vecchiaia si sarebbe ritirato in Sardegna per scrivere le memorie della sua vita, precisando che all'opera avrebbe lavorato accomodato al tavolino di un bar del Corso Umberto. Gli piaceva tanto, aggiunse, la luce del cuore di Olbia.
Ora basta.
Io propongo, da gallurese e cittadino italiano, di revocare la cittadinanza onoraria di Olbia al pregiudicato ed ex senatore Silvio Berlusconi. E chiedo a tutte le forze politiche che basano la loro azione sul rispetto della legalità e sui valori della Costituzione di farsi promotori e portavoce di questa iniziativa, non nuova ma oggi sostenuta da altri e determinanti argomenti.
La proposta è rivolta in particolare ai sedicenti partiti di sinistra del territorio, nella speranza che escano dalle ambiguità e dagli imbarazzi spendendo finalmente qualche parola sull'iniziativa.
Se vi può essere d'aiuto, sappiate che il Comune di Corleone ha appena revocato la cittadinanza onoraria al calciatore Fabrizio Miccoli per quelle disgraziate frasi, intercettata durante un colloquio telefono, sul giudice Falcone.
E se qualcuno obiettasse che a parlare per voi è la vostra cultura stalinista, inguaribilmente incline a sopprimere gli oppositori, fategli presente che pochi mesi fa il Pdl di Ravenna ha chiesto di revocare la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano, accusato di avere gioito delle disgrazie del padrone del centrodestra.
Non spiegate il vostro silenzio, per favore, dietro la necessità di debellare la malattia dell'antiberlusconismo militante e neppure azzardatevi a replicare che al Paese interessano ben altre cose e poco importa del profilo penale del suo ex capo del Governo.
Dunque, da poco più di tre mesi Olbia ha un cittadino onorario che è pregiudicato per una gigantesca evasione fiscale da oltre trecento milioni di euro. Da un giorno Olbia ha per cittadino onorario un uomo espulso con disonore dal Senato della Repubblica.
La condanna e la decadenza da parlamentare potrebbero essere la testa d'ariete per fare breccia nel bunker del Consiglio comunale, finora inespugnabile per chiunque abbia proposto la revoca.
Ci provò, qualche mese dopo il conferimento del titolo, un comitato costituito dall'ingegner Giovanni Lopes, ma senza alcun risultato. Già allora, quattro anni prima della condanna, esistevano ottimi motivi per chiedere che si facesse giustizia di un riconoscimento molto discusso.
Ripercorriamone allora la storia.
La cittadinanza onoraria a Berlusconi è stata assegnata dall'amministrazione comunale di Olbia nel maggio del 2007, pochi giorni prima che Gianni Giovannelli diventasse per la prima volta sindaco. Sequenze di quella giornata sono rimaste impresse nelle scene finali del documentario Videocracy, con Silvio che impugnando la pergamena risaliva il Corso Umberto (quello con la giacca chiara alle sue spalle ero io) tra due ali di folla osannante.
In realtà, la delibera della giunta comunale di Olbia che attribuiva la cittadinanza a Berlusconi era datata 2004, firmata da uno sconosciuto ortopedico diventato, dopo aver conosciuto il Cavaliere, consigliere regionale, sindaco e parlamentare: Settimo Nizzi.
La cerimonia di conferimento venne posticipata di due anni e mezzo per concludere col botto la campagna per le comunali di quell'anno, stravinte da Giovannelli sul socialista Nardino Degortes. Nizzi era ancora sindaco e i suoi rapporti con il successore ancora eccellenti, prima della clamorosa rottura consumatasi nei mesi successivi.
Perché venne conferita la cittadinanza a Berlusconi? Perché, sostenne il sindaco, i vertici internazionali tenuti in quegli anni a Villa Certosa avevano concesso una formidabile ribalta internazionale a Porto Rotondo e al territorio di Olbia: tutti ricordano le visite agostane dell'ex premier spagnolo Aznar e la scampagnata a Porto Cervo di Tony Blair e consorte, accompagnati dal Silvio con bandana annodata dietro la nuca.
Insomma, il merito di Berlusconi è stato quello di possedere una villa a Porto Rotondo dove invitava rappresentanti istituzionali in veste informale, proprietà inopinatamente trasformata in residenza di Stato quando si trattò di impedirne l'ingresso ai magistrati che indagavano sugli abusi edilizi che vi erano stati commessi, prima di essere sanati.
In veste ufficiale, Berlusconi non è mai stato al Comune di Olbia, neppure quando Fininvest propose la costruzione di Costa Turchese. Era il 1983 e a presentare il progetto furono il fratello Paolo e Fedele Confalonieri, preceduti nella loro visita da un pacco spedito a tutti i consiglieri comunali contenente un costosissimo, per l'epoca, videotelefono.
Quando divennero pubbliche le fotografie scattate nella villa da Antonello Zappadu - specie quella del premier ceco Topolanek con attributi al vento - risultò chiaro quali delicatissime urgenze diplomatiche rendessero necessari questi vertici internazionali.
La fama internazionale della Sardegna, in quel periodo, potrebbe essere avvicinata alle reputazione di cui godeva Cuba ai tempi del dittatore Fulgencio Batista, quando l'isola caraibica era considerata il casino d'America.
Poi, due anni dopo, venne lo scippo del G8, assegnato a La Maddalena dal governo Prodi e dirottato a L'Aquila dall'esecutivo Berlusconi, utilizzando come spregevole pretesto il terremoto che aveva colpito la città. Con esso si tolse a La Maddalena una formidabile carta mediatica per la sua riconversione in chiave turistica, dopo lo smantellamento della base nucleare di Santo Stefano, e al territorio i fondi per il rifacimento della Olbia-Sassari, convogliati in un portafoglio a disposizione della presidenza del Consiglio.
Il tutto, mentre 24 carabinieri continuano ogni giorno, ancora oggi, ad essere sottrattii dai loro compiti di sorveglianza del territorio per presidiare Villa Certosa, anche quando è disabitata. Insomma, quali sarebbero questi meriti storici resta un mistero.
La scorsa estate, come ormai immancabilmente avviene da molti anni a questa parte, si è levata la voce di una imminente vendita di Villa Certosa al solito misterioso acquirente, notizia come sempre smentita nel giro di poche ore. E L'Unione Sarda ha intervistato un signore che fornisce vini e bevande alla tenuta di Punta Lada. Costui si è fatto latore di nefaste profezie, immaginando un danno colossale per il territorio se l'affare fosse andato in porto e Berlusconi avesse lasciato una volta per tutte il suo ritiro estivo.
Ecco, forse gli unici a dispiacersi della revoca della cittadinanza onoraria potrebbero essere il suo bibitaro e i pochi altri che a Villa Certosa continuano a fare affari. Nel frattempo, l'ex premier è ufficialmente diventato un pregiudicato. E chi dice di avere a cuore la legalità, non può tollerare che un pregiudicato per reati conto la pubblica amministrazione sia cittadino onorario per iniziativa di una pubblica amministrazione.