http://www.youtube.com/watch?v=ouVNrDaojwk
Difficile aggiungere qualcosa di sensato a quello che in tanti stanno già dicendo su questa tragedia prevedibile.
Uno per tutti: http://www.corriere.it/editoriali/13_novembre_20/urla-inascoltate-terra-ferita-3c7fbd44-51ac-11e3-a289-85e6614cf366.shtml
Ci sono responsabilità politiche precise e anche umane.
Oggi questi responsabili si lavano le mani nelle lacrime altrui, tanto fra pochissimo avremo tutti dimenticato, tranne quelli che hanno perso qualcuno.
Fino al prossimo “evento imprevedibile”.
Ma c’è anche un altro responsabile, il maggiore responsabile: noi stessi.
Non voglio certo dire che tutti noi abbiamo le stesse responsabilità, ma leggetevi la conclusione dell’articolo di Stella: “Eppure, accusa la Cgia di Mestre, i vari governi non hanno fatto che accumulare imposte «ecologiche» sull’energia, sui trasporti e sulle attività inquinanti e le emissioni di anidride solforosa eccetera raccogliendo dal 1990 in qua 801 miliardi e mezzo di euro. Sapete quanti sono stati spesi davvero in interventi di risanamento per l’ambiente? Meno di sette. Lo 0,9 per cento… ”
Quei governi li abbiamo votati tutti, tutti quelli che andiamo a votare, perché in questi anni si sono alternate destra e sinistra–malamente, ma si sono alternate–al governo dell’Italia.
Abbiamo tutti–come minimo–lasciato fare.
Il motivo è che non abbiamo più la cultura del “bene comune”, quella che ha ispirato i versi di Melchiorre Murenu.
La Terra non è più considerata il nostro habitat, ma merce di scambio, e non deve servire alla collettività, ma all’arricchimento di certi individui.
Questo per molti di noi ha cessato di essere lo scandalo denunciato da Murenu.
E gli altri … abbiamo lasciato fare, in un modo o nell’altro.
Come lasciamo fare quelli che gettano il loro rifiuti lungo le strade della Sardegna, segno della stessa cultura che nega l’esistenza del “bene comune”.
Possiamo scomodare il liberismo e Margareth Thatcher con il suo slogan (“Society does not exist”), possiamo scomodare il “familismo amorale” e/o il berlusconismo, ma fatto sta che non siamo riusciti, prima come gente di sinistra e poi come sovranisti/indipendentisti, a combattere la cultura che giustifica il saccheggio e l’imbruttimento del nostro habitat.
E comunque, il liberismo come giustificazione non regge più di tanto.
In Olanda–essì, il confronto è inevitabile–si sa di vivere in un posto che è una scommessa con la natura, una scommessa che dura da secoli.
L’ultima volta che hanno perso la scommessa è stato nel 1953, con l’alluvione in Zelanda.
L’Olanda esiste perché esiste la cultura del “bene comune”.
Altrimenti, semplicemente, la parte più popolosa e ricca dei Paesi Bassi non esisterebbe.
Se vivere in molti posti della Sardegna è una scommessa con la natura, vivere in Olanda lo quasi è per definizione.
Allora è chiaro che–essì adesso verso il sale sulla ferita–non si trovano vecchie lavatrici, copertoni, calcinacci e altri rifiuti, sui bordi delle strade.
Chiaro, lo so benissimo che questi selvaggi criminali sono una minoranza, ma la maggioranza lascia giacere quella sporcizia che è il simbolo dell’egemonia culturale di quella minoranza di barbari.
Ho visto su Facebook foto di denuncia dell’aliga, ma non ho mai sentito di un’azione organizzata per eliminarla, quell’aliga.
Vuol dire che non ci offende oltre il provocarci una leggera indignazione passeggera.
E poi tutto continua come prima.
E così sarà anche per questi 16 poveri morti.
La tragedia simile, ma molto più grande, di Lampedusa è già dimenticata ed era solo il 3 Ottobre.
Quei poveri morti sono più distanti dalla nostra vita, ma non molto.
Prepariamoci allora a piangerne altri di morti nostri.
La natura semplicemente se ne fotte di noi, della nostra arroganza, delle nostre lacrime e dei nostri quattrini: si gratta un po’ e ci elimina come pulci fastidiose.
Siamo noi che dobbiamo adeguarci ad essa.
La Sardegna–il nostro habitat–potremo difenderla soltanto quando capiremo che dobbiamo tornare a essere un popolo, una collettività che fa i propri interessi, e non una massa di individui benpensanti, ma isolati e impotenti contro una minoranza di barbari feroci e disposti a tutto pur di arricchirsi.
La Sardegna non va difesa dalla natura–cosa peraltro impossibile–ma da chi la natura non la rispetta, mettendo a repentaglio non la natura, ma il nostro posto all’interno della natura, il nostro habitat, la nostra Terra.
P.S.: ecco, appunto:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/sardegna-signora-costrui-sul-fiume-olbia-21-condoni-1724271/?fb_action_ids=10200850730492908&fb_action_types=og.recommends&fb_source=other_multiline&action_object_map=%7B%2210200850730492908%22%3A669888183046024%7D&action_type_map=%7B%2210200850730492908%22%3A%22og.recommends%22%7D&action_ref_map=%5B%5D
Difficile aggiungere qualcosa di sensato a quello che in tanti stanno già dicendo su questa tragedia prevedibile.
Uno per tutti: http://www.corriere.it/editoriali/13_novembre_20/urla-inascoltate-terra-ferita-3c7fbd44-51ac-11e3-a289-85e6614cf366.shtml
Ci sono responsabilità politiche precise e anche umane.
Oggi questi responsabili si lavano le mani nelle lacrime altrui, tanto fra pochissimo avremo tutti dimenticato, tranne quelli che hanno perso qualcuno.
Fino al prossimo “evento imprevedibile”.
Ma c’è anche un altro responsabile, il maggiore responsabile: noi stessi.
Non voglio certo dire che tutti noi abbiamo le stesse responsabilità, ma leggetevi la conclusione dell’articolo di Stella: “Eppure, accusa la Cgia di Mestre, i vari governi non hanno fatto che accumulare imposte «ecologiche» sull’energia, sui trasporti e sulle attività inquinanti e le emissioni di anidride solforosa eccetera raccogliendo dal 1990 in qua 801 miliardi e mezzo di euro. Sapete quanti sono stati spesi davvero in interventi di risanamento per l’ambiente? Meno di sette. Lo 0,9 per cento… ”
Quei governi li abbiamo votati tutti, tutti quelli che andiamo a votare, perché in questi anni si sono alternate destra e sinistra–malamente, ma si sono alternate–al governo dell’Italia.
Abbiamo tutti–come minimo–lasciato fare.
Il motivo è che non abbiamo più la cultura del “bene comune”, quella che ha ispirato i versi di Melchiorre Murenu.
La Terra non è più considerata il nostro habitat, ma merce di scambio, e non deve servire alla collettività, ma all’arricchimento di certi individui.
Questo per molti di noi ha cessato di essere lo scandalo denunciato da Murenu.
E gli altri … abbiamo lasciato fare, in un modo o nell’altro.
Come lasciamo fare quelli che gettano il loro rifiuti lungo le strade della Sardegna, segno della stessa cultura che nega l’esistenza del “bene comune”.
Possiamo scomodare il liberismo e Margareth Thatcher con il suo slogan (“Society does not exist”), possiamo scomodare il “familismo amorale” e/o il berlusconismo, ma fatto sta che non siamo riusciti, prima come gente di sinistra e poi come sovranisti/indipendentisti, a combattere la cultura che giustifica il saccheggio e l’imbruttimento del nostro habitat.
E comunque, il liberismo come giustificazione non regge più di tanto.
In Olanda–essì, il confronto è inevitabile–si sa di vivere in un posto che è una scommessa con la natura, una scommessa che dura da secoli.
L’ultima volta che hanno perso la scommessa è stato nel 1953, con l’alluvione in Zelanda.
L’Olanda esiste perché esiste la cultura del “bene comune”.
Altrimenti, semplicemente, la parte più popolosa e ricca dei Paesi Bassi non esisterebbe.
Se vivere in molti posti della Sardegna è una scommessa con la natura, vivere in Olanda lo quasi è per definizione.
Allora è chiaro che–essì adesso verso il sale sulla ferita–non si trovano vecchie lavatrici, copertoni, calcinacci e altri rifiuti, sui bordi delle strade.
Chiaro, lo so benissimo che questi selvaggi criminali sono una minoranza, ma la maggioranza lascia giacere quella sporcizia che è il simbolo dell’egemonia culturale di quella minoranza di barbari.
Ho visto su Facebook foto di denuncia dell’aliga, ma non ho mai sentito di un’azione organizzata per eliminarla, quell’aliga.
Vuol dire che non ci offende oltre il provocarci una leggera indignazione passeggera.
E poi tutto continua come prima.
E così sarà anche per questi 16 poveri morti.
La tragedia simile, ma molto più grande, di Lampedusa è già dimenticata ed era solo il 3 Ottobre.
Quei poveri morti sono più distanti dalla nostra vita, ma non molto.
Prepariamoci allora a piangerne altri di morti nostri.
La natura semplicemente se ne fotte di noi, della nostra arroganza, delle nostre lacrime e dei nostri quattrini: si gratta un po’ e ci elimina come pulci fastidiose.
Siamo noi che dobbiamo adeguarci ad essa.
La Sardegna–il nostro habitat–potremo difenderla soltanto quando capiremo che dobbiamo tornare a essere un popolo, una collettività che fa i propri interessi, e non una massa di individui benpensanti, ma isolati e impotenti contro una minoranza di barbari feroci e disposti a tutto pur di arricchirsi.
La Sardegna non va difesa dalla natura–cosa peraltro impossibile–ma da chi la natura non la rispetta, mettendo a repentaglio non la natura, ma il nostro posto all’interno della natura, il nostro habitat, la nostra Terra.
P.S.: ecco, appunto:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/sardegna-signora-costrui-sul-fiume-olbia-21-condoni-1724271/?fb_action_ids=10200850730492908&fb_action_types=og.recommends&fb_source=other_multiline&action_object_map=%7B%2210200850730492908%22%3A669888183046024%7D&action_type_map=%7B%2210200850730492908%22%3A%22og.recommends%22%7D&action_ref_map=%5B%5D