Devo ammettere che mi infastidisce la retorica dei "danni fatti dai partiti italiani" che ho sentito sempre più spesso anche da chi dovrebbe rappresentare il nuovo della scena politica sarda. Come se Cappellacci fosse "un partito italiano", o come se non fosse tutta una classe politica, quella sarda, ad aver fallito in modo anche abbastanza misero. La stessa classe politica pronta a saltare all'occorrenza sul carro del sardismo, indipendentismo, autonomismo, sovranismo eccetera eccetera. Il fatto è che mancano le idee, non ci sono idee vere ma solo slogan da mandare in pasto ad elettori distratti. Io mi occupo soprattutto di ambiente, e di cultura, e registro, in questo fronte, soprattutto sul primo versante, il nulla. Eppure si potrebbe ragionare su come si dovrebbe in questi anni, passare da una idea di "difesa" dell'ambiente ad una idea di "recupero" dell'ambiente. Si dovrebbe ragionare su come investire nel recupero delle aree inquinate e degradate dall'industria pesante, dalle miniere, dalle cave, dalle discariche, dalle servitù militari, recuperando aree, quasi tutte costiere, di enorme valore morale ed economico. Stornare i fondi buttati nella voragine inutile dell'industria per riconvertire l'economia, dando lavoro davvero a quegli operai, invece di far aprire conti all'estero ai soliti amici degli amici furbi. L'Assessorato alla Difesa dell'Ambiente dovrebbe, in Sardegna, cambiare nome, e intitolarsi Assessorato al RECUPERO dell'Ambiente, che sarebbe la vera frontiera, il vero investimento in grado di creare lavoro e nuove risorse. Ma questo si può fare solo se, la nuova classe politica e dirigente, frutto di un forte movimento culturale, abbia la forza e il coraggio di aprire una grande stagione di lotta non solo politica, ma anche legale, nei confronti di tutti gli inquinatori e i devastatori della Sardegna. Stato italiano compreso. E fuori dalla retorica sardista, per favore, fumo negli occhi e specchio per le allodole.