La Storia ha avuto modo di raccontare in ogni sfaccettatura pratiche di azione economica come quella del sig.Giorgio. Max Weber le chiamava prassi tipiche degli "imprenditori di rapina", una modalità usuale in tutto l'Evo antico di arricchirsi a danno altrui in dimensioni non pacifiche, di opportunismo e/o di malcelata scorrettezza. Qualcuno ha declinato questa etichetta per descrive le modalità di relazione di una parte di imprenditoria meridionale (e non..) nei confronti delle risorse economiche pubbliche nel Mezzogiorno d'Italia; qualcun altro non distingue tra risorse pubbliche o private ma guarda alle carenze di certo senso etico nel fare impresa . Dunque, guardando alle vicende di Sardegna Uno non stiamo parlando di cose nuove... Piuttosto, di questa faccenda triste su cui riverso tutta la mia solidarietà ai lavoratori in lotta, mi sorprende l'insieme di arroganza, potere finanziario e stupidita' strettamente legate insieme, congelate nel sig.Giorgio.
Ecco. In una situazione di pubblico dissenso, un conflitto che il Prefetto si è offerto di mediare, una situazione "sotto gli occhi di tutti", il sig.G imprenditore (anche) nel settore della comunicazione, non trova meglio che esternare sbuffante dicendo: " lo Stato mi deve 2 milioni di euro. Cosa devo fare per pagare gli stipendi, vendermi la macchina?" Certo che no.. e infatti il sig. Giorgio ha venduto Sardegna Uno per 4mila euro ai nuovi "proprietari”. I tre acquirenti sono l’amministratore delegato in carica, Sandro Crisponi; il creatore di Thelema Press, agenzia di prodotti giornalistici, Mario Tasca; il patron del circuito nazionale “7Gold”, Luigi Ferretti. Il 70 per cento in mano a Crisponi, il resto diviso tra gli altri due soci.
Nella prima e ultima intervista rilasciata Crisponi affermava: "Sono felice per questa scelta ma, per adesso, la correttezza impone, nei confronti dell'azienda e dei nostri dipendenti, insomma dei miei colleghi e degli amministratori, di non rilasciare interviste" (...) "Posso solo dire che ci sarà da lavorare parecchio, considerato anche il periodo di crisi economica che investe tutti i settori; aggiungo che lavorerò pienamente per il raggiungimento degli obiettivi che nei prossimi giorni discuteremo, coinvolgendo tutte le forze della nostra azienda televisiva". E infatti, non solo non ha rilasciato interviste, ma - insieme ai nuovi soci - non si è proprio fatto vedere in azienda... Ha dunque ragione la giornalista Sallemmi, quando scrive: " Come si può pensare che l'emittente possa sopravvivere se a comprarla sono un professionista che non fa l’imprenditore, un imprenditore che probabilmente ha ricevuto il dieci per cento di quota in pagamento di crediti maturati (Tasca) e un operatore nel campo delle tv commerciali che crede nell’intrattenimento più che nell’informazione (Ferretti)?"
E infatti anche oggi (dal 3 ottobre) i giornalisti e i lavoratori di Sardegna Uno sono scesi in piazza per portare la protesta tra la gente, raccontando delle quattro (fra un po' cinque) mensilità non pagate, del piano di rilancio assente e del nuovo sciopero. Nessun lavoratore è stato convocato dalla nuova proprietà per capire il futuro della TV, non esiste alcuna indicazione editoriale dai nuovi proprietari.
Nata nel 1984 per iniziativa dell'editore Paolo Ragazzo (si chiamava "Sardegna 1 Tv"), poi fusa nel 1986 con Tele Sardinia dell'editore Sergio Zuncheddu. Il sig. Giorgio entra in scena nel 2004 e opera una trasformazione dell'azienda in termine di contenuti aumentando lo spazio dedicato al folklore isolano, e diminuendo drasticamente lo spazio dedicato all'informazione. La scelta editoriale non avrà risvolti positivi e gli introiti pubblicitari cominciano a calare in modo impietoso. Nel 2102, per reagire al dissesto finanziario dell'azienda il sig. Giorgio fa "a modo suo": non attiva i contratti di solidarietà e licenzia in tronco alcuni capiservizio e il redattore. Dopo 3 giornate di sciopero e settimane di lotte sindacali, la crisi rientra grazie ad un accordo tra azienda e sindacati mediato dal Segretario nazionale della Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall'Associazione Stampa Sarda. L'accordo consente l'attivazione dei contratti di solidarietà, che comportano la rinuncia da parte di tutti i dipendenti a parte degli stipendi per salvare l'emittente e permettere alla stessa di recuperare risorse umane preziose, ed evitare licenziamenti. Ma ad ottobre dello stesso anno - nonostante i lavoratori abbiano accettato le riduzioni di stipendio dovute all'attivazione dei contratti di solidarietà - emerge il completo disinteresse imprenditivo del sig. Giorgio, il mancato pagamento di alcune mensilità, della quattordicesima, e il mancato rinnovamento tecnologico dell'emittente volto alla digitalizzazione, al fine di renderla maggiormente competitiva sul mercato. Infine, il sig. Giorgio vende, a QUATTROMILA EURO.
Certo che il sig.Giorgio aveva davanti altre scelte per salvaguardare questa realtà imprenditoriale: poteva vendere altro, poteva decidere di non vendere altro e destinare gli introiti pubblicitari al pagamento di parte del costo del lavoro sottraendo la quota ai profitti, poteva decidere di attingere alle sue riserve, poteva decidere di chiedere un prestito alla banca che presiede, poteva decidere di "fare colletta" presso i suoi amici, poteva decidere di negoziare mutui con altre banche; poteva pensare di non essere l'uomo della Provvidenza che tutto sa e tutto può solo perché ha molti danari in tasca, e affidare la gestione dell'emittente ad un management competente, capace di cogliere le occasioni della digitalizzazione, ricercare altri spazi di income pubblicitario, realizzare accordi con altre emittenti...
Infinite soluzioni, volendo. Anche vendersi il c***, volendo....
Ecco. In una situazione di pubblico dissenso, un conflitto che il Prefetto si è offerto di mediare, una situazione "sotto gli occhi di tutti", il sig.G imprenditore (anche) nel settore della comunicazione, non trova meglio che esternare sbuffante dicendo: " lo Stato mi deve 2 milioni di euro. Cosa devo fare per pagare gli stipendi, vendermi la macchina?" Certo che no.. e infatti il sig. Giorgio ha venduto Sardegna Uno per 4mila euro ai nuovi "proprietari”. I tre acquirenti sono l’amministratore delegato in carica, Sandro Crisponi; il creatore di Thelema Press, agenzia di prodotti giornalistici, Mario Tasca; il patron del circuito nazionale “7Gold”, Luigi Ferretti. Il 70 per cento in mano a Crisponi, il resto diviso tra gli altri due soci.
Nella prima e ultima intervista rilasciata Crisponi affermava: "Sono felice per questa scelta ma, per adesso, la correttezza impone, nei confronti dell'azienda e dei nostri dipendenti, insomma dei miei colleghi e degli amministratori, di non rilasciare interviste" (...) "Posso solo dire che ci sarà da lavorare parecchio, considerato anche il periodo di crisi economica che investe tutti i settori; aggiungo che lavorerò pienamente per il raggiungimento degli obiettivi che nei prossimi giorni discuteremo, coinvolgendo tutte le forze della nostra azienda televisiva". E infatti, non solo non ha rilasciato interviste, ma - insieme ai nuovi soci - non si è proprio fatto vedere in azienda... Ha dunque ragione la giornalista Sallemmi, quando scrive: " Come si può pensare che l'emittente possa sopravvivere se a comprarla sono un professionista che non fa l’imprenditore, un imprenditore che probabilmente ha ricevuto il dieci per cento di quota in pagamento di crediti maturati (Tasca) e un operatore nel campo delle tv commerciali che crede nell’intrattenimento più che nell’informazione (Ferretti)?"
E infatti anche oggi (dal 3 ottobre) i giornalisti e i lavoratori di Sardegna Uno sono scesi in piazza per portare la protesta tra la gente, raccontando delle quattro (fra un po' cinque) mensilità non pagate, del piano di rilancio assente e del nuovo sciopero. Nessun lavoratore è stato convocato dalla nuova proprietà per capire il futuro della TV, non esiste alcuna indicazione editoriale dai nuovi proprietari.
Nata nel 1984 per iniziativa dell'editore Paolo Ragazzo (si chiamava "Sardegna 1 Tv"), poi fusa nel 1986 con Tele Sardinia dell'editore Sergio Zuncheddu. Il sig. Giorgio entra in scena nel 2004 e opera una trasformazione dell'azienda in termine di contenuti aumentando lo spazio dedicato al folklore isolano, e diminuendo drasticamente lo spazio dedicato all'informazione. La scelta editoriale non avrà risvolti positivi e gli introiti pubblicitari cominciano a calare in modo impietoso. Nel 2102, per reagire al dissesto finanziario dell'azienda il sig. Giorgio fa "a modo suo": non attiva i contratti di solidarietà e licenzia in tronco alcuni capiservizio e il redattore. Dopo 3 giornate di sciopero e settimane di lotte sindacali, la crisi rientra grazie ad un accordo tra azienda e sindacati mediato dal Segretario nazionale della Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall'Associazione Stampa Sarda. L'accordo consente l'attivazione dei contratti di solidarietà, che comportano la rinuncia da parte di tutti i dipendenti a parte degli stipendi per salvare l'emittente e permettere alla stessa di recuperare risorse umane preziose, ed evitare licenziamenti. Ma ad ottobre dello stesso anno - nonostante i lavoratori abbiano accettato le riduzioni di stipendio dovute all'attivazione dei contratti di solidarietà - emerge il completo disinteresse imprenditivo del sig. Giorgio, il mancato pagamento di alcune mensilità, della quattordicesima, e il mancato rinnovamento tecnologico dell'emittente volto alla digitalizzazione, al fine di renderla maggiormente competitiva sul mercato. Infine, il sig. Giorgio vende, a QUATTROMILA EURO.
Certo che il sig.Giorgio aveva davanti altre scelte per salvaguardare questa realtà imprenditoriale: poteva vendere altro, poteva decidere di non vendere altro e destinare gli introiti pubblicitari al pagamento di parte del costo del lavoro sottraendo la quota ai profitti, poteva decidere di attingere alle sue riserve, poteva decidere di chiedere un prestito alla banca che presiede, poteva decidere di "fare colletta" presso i suoi amici, poteva decidere di negoziare mutui con altre banche; poteva pensare di non essere l'uomo della Provvidenza che tutto sa e tutto può solo perché ha molti danari in tasca, e affidare la gestione dell'emittente ad un management competente, capace di cogliere le occasioni della digitalizzazione, ricercare altri spazi di income pubblicitario, realizzare accordi con altre emittenti...
Infinite soluzioni, volendo. Anche vendersi il c***, volendo....