Se vi piace vincere facile fate la lista dei politici isolani, del Mezzogiorno o anche dell’intero Paese negli ultimi 60 anni e definite un ranking sulla base delle loro visioni e competenze esplicitate e messe alla prova da policies reali in diversi segmenti del vivere sociale, culturale ed economico. Stabilite pure una dead-line, una sorta di linea della povertà al di sotto della quale si trova il decimo girone dell’inferno, mai scritto da Dante, ma solo immaginato con l’affollarsi dei dannati che si torcono dal dolore infilando la loro testa dentro il proprio culo, in onore del peccato dell’arroganza del pensiero non supportato da vere energie. Infine, contate chi sta sopra e sotto questa linea: al di sopra il deserto o qualche rara perla simile ai pochi cactus nel deserto messicano; al di sotto l’enorme massa stretta in poco angusto spazio, come i bagnanti alla II fermata del poetto il giorno di ferragosto..
Insomma, che sia Pili, Cappellacci, Porcu o Vattelapesca a mano sinistra… il discorso cambia poco. La patente di inadeguatezza è presto consegnata, chiavi in mano, ieri come oggi. E sui discorsi di incapacità della classe politica concordo in pieno.
Su Soru, il discorso è leggermente diverso: persone di questa caratura, con tali visioni, capitano rare volte nel paesaggio terrestre del Sud ma soprattutto, arrivano in ragione della chiamata dei più. Il carisma non si svela se non nei momenti e nei contesti in cui è ardentemente desiderato e fortemente invitato a rivestire ruoli specifici da folla ansimante. La fortuna volle, allora, che Giove entrasse in asse con Saturno… insomma, la faccio breve: Soru è stato una spanna oltre su molti per molti motivi non solo legati alle sue intime capacità; ma altrettante cause – spesso legate alla conseguenze della radicalità delle scelte prese in solitudine o di tratti di carattere e di pensiero che paradossalmente lo votarono alla fortuna – lo hanno condannato alla caduta. Punto.
Ha perso e tentare di rinverdire quegli elementi di carisma che hanno aperto la sua porta di destino felice sarebbe triste illusione; un po’ come chiedere a chi ha dato danari a mamma Ebe per tanti anni di continuare a farle mandati di pagamento dopo le ripetute carcerazioni. È la logica del gioco carismatico, bellezza: la fiducia è merce così rara da nascere, accumularsi e gestire che, una volta persa, ridarle tono è cosa di difficoltà estrema. Quindi, niente scandalo se il figlio dei gestori di market continua a rivendicare come suoi elementi che ne hanno segnato il successo nel mercato e, in seguito (con questo assolutamente simile a Mr. B.), nell’arena politica: che cazzo dovrebbe fare, inventarsi qualcosa di nuovo quando ha reputato e giudica il PPR come elemento caratteristicamente identitario della sua esperienza di governo?
Tornerà sempre su questi elementi, sarà un refrain continuo, anche in ragione del continuo assalto alla diligenza compiuto dalla Cappellacci Band.
Il PPR è perfettibile, lo ricordano in tanti in questo disgraziati giorni. Il PPR si può adeguare in modo flessibile alle esigenze necessariamente eterogenee del territorio. Ma non si può MAI mettere a rischio vita alcuna pensando che sia la vita ad adeguarsi alle ragioni e alle regioni di certa economia, e di certa economia fatta di cemento. Questo no. E in ciò il PPR ha creato un serio argine, bisogna riconoscerlo.
Insomma, che sia Pili, Cappellacci, Porcu o Vattelapesca a mano sinistra… il discorso cambia poco. La patente di inadeguatezza è presto consegnata, chiavi in mano, ieri come oggi. E sui discorsi di incapacità della classe politica concordo in pieno.
Su Soru, il discorso è leggermente diverso: persone di questa caratura, con tali visioni, capitano rare volte nel paesaggio terrestre del Sud ma soprattutto, arrivano in ragione della chiamata dei più. Il carisma non si svela se non nei momenti e nei contesti in cui è ardentemente desiderato e fortemente invitato a rivestire ruoli specifici da folla ansimante. La fortuna volle, allora, che Giove entrasse in asse con Saturno… insomma, la faccio breve: Soru è stato una spanna oltre su molti per molti motivi non solo legati alle sue intime capacità; ma altrettante cause – spesso legate alla conseguenze della radicalità delle scelte prese in solitudine o di tratti di carattere e di pensiero che paradossalmente lo votarono alla fortuna – lo hanno condannato alla caduta. Punto.
Ha perso e tentare di rinverdire quegli elementi di carisma che hanno aperto la sua porta di destino felice sarebbe triste illusione; un po’ come chiedere a chi ha dato danari a mamma Ebe per tanti anni di continuare a farle mandati di pagamento dopo le ripetute carcerazioni. È la logica del gioco carismatico, bellezza: la fiducia è merce così rara da nascere, accumularsi e gestire che, una volta persa, ridarle tono è cosa di difficoltà estrema. Quindi, niente scandalo se il figlio dei gestori di market continua a rivendicare come suoi elementi che ne hanno segnato il successo nel mercato e, in seguito (con questo assolutamente simile a Mr. B.), nell’arena politica: che cazzo dovrebbe fare, inventarsi qualcosa di nuovo quando ha reputato e giudica il PPR come elemento caratteristicamente identitario della sua esperienza di governo?
Tornerà sempre su questi elementi, sarà un refrain continuo, anche in ragione del continuo assalto alla diligenza compiuto dalla Cappellacci Band.
Il PPR è perfettibile, lo ricordano in tanti in questo disgraziati giorni. Il PPR si può adeguare in modo flessibile alle esigenze necessariamente eterogenee del territorio. Ma non si può MAI mettere a rischio vita alcuna pensando che sia la vita ad adeguarsi alle ragioni e alle regioni di certa economia, e di certa economia fatta di cemento. Questo no. E in ciò il PPR ha creato un serio argine, bisogna riconoscerlo.