ha cacciato gli animali per nutrirsi, quando aveva fame;
li ha eliminati per difendersi, quando si sentiva minacciato da loro;
li ha addomesticati, strappandoli al loro habitat per avere a disposizione cibo ed altri prodotti utili;
ne ha usufruito in veste di bassa manovalanza per custodire le greggi, lavorare i campi e farsi trasportare, assieme alle merci.
Si è spinto fino ad usare gli animali come svago in giochi crudeli, combattimenti e corse all'ultimo sangue. E li ha sottoposti a pratiche di sperimentazione cruente per testare cosmetici, detergenti, farmaci e terapie in un’escalation di sfruttamento fino alla vivisezione.
Durante la sperimentazione, differentemente da quanto avviene in natura, essi sono inermi di fronte all'uomo, che può disporre del loro destino e sottoporli a qualunque manovra, anche cruenta.
Indubbiamente utili molte scoperte in ambito medico derivate da questa pratica, ma è altrettanto vero che è estremamente difficile trasferire all'uomo i risultati ottenuti su esseri viventi profondamente diversi sul piano anatomico, fisiologico e, conseguentemente, farmacologico. A dimostrazione di ciò gli effetti negativi dei medicinali spesso emergono, non durante la sperimentazione animale, bensì in seguito, nel corso dell'impiego medico. E, non a caso, tutti concordano nel ritenere cruciali non le prove effettuate sull'animale, quanto la sperimentazione sull'uomo.
Chi mi conosce sa quanto io sia animalista, fino a sfiorare talvolta il fanatismo. Sono contraria alla caccia, agli allevamenti intensivi, alla vivisezione, alla sperimentazione sugli animali, e sono arrivata a privarmi della loro carne nella mia alimentazione. Le pellicce non le contemplo nemmeno lontanamente, ovvio.
Però sento il dovere morale di prendere le distanze da tutti gli animalisti invasati che, su facebook, hanno insultato Caterina, la studentessa che ha ringraziato la sperimentazione animale perchè le ha permesso di vivere fino a 25 anni con una patologia che l’avrebbe strappata alla vita molti anni fa.
Disapprovo profondamente gli animalisti esaltati che danno prova di quella violenza che, invece, a parole affermano di voler condannare.
Dall'unione del rispetto verso la natura e verso i suoi abitanti solitamente nasce qualcosa di più complesso di una semplice somma, nella quale la violenza non è contemplata.
Nemmeno quella verbale!