E’ una catena umana di solidarietà quella che si è messa in moto ad Olbia a partire dal pomeriggio di ieri.
Ancora la pioggia, seppur minacciosa, dava solo un insospettabile assaggio dello scenario apocalittico che si sarebbe delineato qualche ora più tardi.
Quando persone, con pochi mezzi e tanta volontà, hanno invaso la città di quella generosità che talvolta, in momenti non sospetti, sembra essere latitante.
Sembra non essere mai esistita e non esistere più.
E invece c’è!
Un altruismo che ieri è emerso prepotente, violento e incontenibile insieme alla piena dell’acqua.
C’era chi creava eventi su Facebook e raccoglieva disponibilità per un pasto caldo e un posto letto affinché nessuno trascorresse la notte all’aperto.
Chi metteva a disposizione il proprio gommone. Chi le camere del proprio albergo. Chi un pasto gratuito nel ristorante di famiglia. Chi toglieva la password alla rete wireless per allargare la forbice delle comunicazioni, mutilata dal maltempo. Chi usciva di casa con stivali di gomma e si avventurava, senza meta, offrendo indistintamente la forza delle proprie braccia, laddove ce ne fosse bisogno.
La carità non è dare un osso al cane quando dell’osso non sappiamo che farcene, carità è spartire l’osso col cane quando abbiamo fame come lui.
E, all’interno di un disastro come quello di ieri, constatare che c’è tanta bontà e solidarietà umana è la sola cosa che scalda il cuore.
Ieri Olbia l'ha dimostrato: ha dato prova che l’altruismo è l’unico tesoro che aumenta col dividerlo.